Immigrati: vince legoismo delle regioni. E abbiamo appena festeggiato l’unita’ nazionale

Fin quando si tratta di enunciare principi, in Italia siamo tutti per l’accoglienza e la solidarietà nei confronti degli immigrati. Quando bisogna passare dalle parole ai fatti, tutti fanno un passo indietro. Il ministro degli Interni, Roberto Maroni, che certo non è mai stato tenero con i clandestini, è costretto a minacciare “atti d’imperio” se […]

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Fin quando si tratta di enunciare principi, in Italia siamo tutti per l’accoglienza e la solidarietà nei confronti degli immigrati. Quando bisogna passare dalle parole ai fatti, tutti fanno un passo indietro. Il ministro degli Interni, Roberto Maroni, che certo non è mai stato tenero con i clandestini, è costretto a minacciare “atti d’imperio” se le regioni continueranno a chiudere le porte ai migranti libici, lasciando il problema nelle mani dei pirotecnici amministratori siciliani. Al momento, ricordiamolo, a Lampedusa sono già sbarcati quasi 6mila profughi (rispetto a 5.400 abitanti dell’isola), e  se, come è prevedibile, il conflitto dovesse continuare, non si esclude di raggiungere le 50mila persone in arrivo in Italia. Può farcela da sola la Sicilia? E possono le regioni continuare a voltare le spalle a un’emergenza biblica? Eppure non mancano le aree (in molti casi si tratta di zone militari dismesse), già individuate dal governo, dove sarebbe possibile alloggiare i libici e i tunisini. Abbiamo appena festeggiato, con grande entusiasmo, la ricorrenza dei 150 anni dell’unità nazionale, ma stiamo già tradendo il valore di quella festa con una prova di miope e diffuso egoismo.

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