IMMIGRAZIONE BRUXELLES –
Dopo il dolore e lo sgomento, possiamo provare a capire un aspetto centrale dell’attaccato sferrato in Belgio: la vulnerabilità di Bruxelles. Ovvero, come attraverso un’immigrazione sbagliata, ipocrita e fondata su un patto scellerato, la capitale del Belgio sia stata trasformata nella più importante base logistica e operativa dell’Isis in Europa.
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LA VULNERABILITÀ DI BRUXELLES –
Per anni il governo di questo paese, pensando così di cavarsela con una furbizia all’italiana, ha fatto il seguente patto scellerato con gli immigrati musulmani: noi vi apriamo le porte, vi facciamo costruire le moschee, vi lasciamo in pace, e voi in cambio di tenete fuori dalla mischia degli attentati. Un patto chiaro, che però non poteva funzionare. Né ieri, né oggi, né mai.
Il risultato è che in quelle mostruose periferie di Bruxelles, come Molenbeek, si è allevata una generazione di guerriglieri, pronti a partire per la Siria, l’Iraq, la Libia, ma anche pronti a colpire in casa. E quando, con mesi di ritardo, la polizia si è finalmente affacciata nel quartiere per arrestare il terrorista Salah Abdeslam, è stata attaccata dalla popolazione locale. Come se fossimo nella Scampia nelle mani dei clan della camorra, e centro nevralgico dello spaccio di droga.
Nel video le drammatiche immagini dei passeggeri della metropolitana che si allontanano sui binari dopo l’esplosione di una bomba nella stazione di Maelbeek:
(Fonte video: Repubblica)
COMUNITÀ MUSULMANA A BRUXELLES –
Un secondo effetto perverso di questo patto sciagurato, riguarda la metamorfosi della popolazione in Belgio. Ormai i musulmani sono 300mila nel paese, con 77 moschee a disposizione (luoghi, spesso, di proselitismo e di indottrinamento, oltre che di raccolta di fondi per la guerra contro di noi): valgono un quarto dell’intera popolazione belga. E si tratta di una comunità che vive extra legem, ovvero chiunque abbia messo piede in una banlieu belga, o parigina, si è reso conto che qui si vive come se fossimo in Arabia saudita. Con le stesse regole, a partire dalle privazioni che le donne devono subire.
Se andate a spulciare nella lista dei terroristi identificati nel corso dei vari attacchi in questi anni, scoprirete una traccia comune: c’è sempre qualcuno che proviene da Bruxelles, dalla capitale del patto con diavolo. E oggi le inchieste aperte per terrorismo islamista a Bruxelles sono ben 315, una quantità di fascicoli che la macchina della giustizia del paese non è in grado di reggere, con i risultati catastrofici, per le indagini, che sono sotto gli occhi di tutti.
Nel video le immagini dei momenti successivi all’esplosione nel terminal dell’aeroporto:
(Fonte video: Repubblica)
COME CONTRASTARE IL TERRORISMO –
Altro che capitale di un’Europa che non esiste, Bruxelles è il buco nero del nostro fallimento collettivo. Abbiamo dato al nemico un pezzo strategico di una capitale, e loro ne fanno l’uso che vogliono. Nel frattempo, noi li contrastiamo con le mani alzate. A sentire ministri come la Pinotti e Gentiloni che vanno in giro in tv a parlare di fantomatici accordi di «collaborazione strategica» tra i paesi europei, non sai se piangere o ridere. Servirebbe ben altro. E almeno un’intelligence comune, che faccia a monte il lavoro sporco di indagine e di infiltrazione. E cerchi, adesso che il danno è stato fatto, di iniziare a tappare il buco nero di Bruxelles.
(Nell’immagine di copertina l’aeroporto di Bruxelles nei minuti successivi all’esplosione)
PER APPROFONDIRE: La Jihad è una guerra innanzitutto dentro il mondo musulmano (Maurizio Molinari)
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