Quante volte ci capita di acquistare un alimento perché abbiamo letto l’etichetta ed abbiamo trovato i contenuti convincenti ? A dire il vero molte poche. Poche, perché farlo renderebbe poco divertente l’acquisto. E’ come leggere un libro partendo dalla prefazione, cosa che si adegua a professori come il sottoscritto, di fatto o di spirito. I neurobiologi ci spiegano che questo comportamento è causato da meccanismi fisiologici propri alla morfologia del nostro cervello. Un limite biologico, quindi.
Gli esperti di marketing conoscono bene questa debolezza umana e su questa basano in modo intelligente le loro strategie, la loro grafica pubblicitaria e la presentazione sui banchi dei supermercati. Se vogliamo far parte attiva del cambiamento come consumatori dobbiamo essere consapevoli di questi limiti biologici ed imparare a comprendere se un alimento è sostenibile attraverso modalità nuove. Attenzione però, la propaganda aziendale fuorviante è comune e d’altronde, se la pubblicità salutista è nella maggior parte dei casi falsa (vedi rapporto EFSA) perché dovrebbe non esserlo se relativa a qualcosa di meno commerciabile?
Un consumatore consapevole può verificare l’impegno dell’azienda perché questo si configura sempre in un programma di sostenibilità rivolto ad esempio alla mitigazione dei cambiamenti climatici (es. riduzione dell’anidride carbonica espresso dal carbon footprint), alla riduzione dei consumi di acqua (es. espresso dal water footprint), all’uso di fonti di energia rinnovabile (es. utilizzando pannelli fotovoltaici o biogas), all’ impegno sociale e alla tutela ambientale, ed altro ancora. Proviamo a vedere come leggere oltre l’etichetta, concentriamoci su quattro chiavi di approfondimento che devono sempre coesistere per dare come risultato il cibo sostenibile.
Prima chiave: un alimento è sostenibile se è prodotto secondo uno o più criteri di sostenibilità economica, sociale ed ambientale. Deve esistere una dichiarazione d’impegno nei confronti dei consumatori alla sostenibilità. Può esistere una certificazione ma devono essere rispettate le altre chiavi di riconoscimento.
Seconda chiave: un alimento è sostenibile se le modalità di produzione, trasformazione e commercializzazione sono trasparenti, quindi vero l’impegno dichiarato al raggiungimento di obbiettivi di sostenibilità. Devono esistere pertanto delle linee guida o dei codici disponibili agli utenti.
Terza chiave: un alimento è sostenibile se è tracciabile il percorso di sostenibilità, le modalità di applicazione e la motivazione delle scelte.
Quarta chiave: un alimento è sostenibile se è misurabile la sostenibilità raggiunta. Perché lo sia devono esistere dei bilanci di sostenibilità dove si riportano i progressi raggiunti rispetto agli obiettivi inizialmente dichiarati.
Queste sono le chiavi più importanti per una lettura intelligente dei cibi. Indirizziamo le nostre scelte, premiamo chi s’impegna concretamente per la nostra Terra ed i nostri figli. Peggio che leggere le prefazione dei libri ? No, se lo facciamo in modo nuovo, secondo un nuovo stile, via web, da casa, dal nostro iPad o smartphone, oppure attraverso visite dirette aziendali.Divertiamoci a chiederlo ai nostri fornitori, toccheremo la loro conoscenza e sensibilità. Attraverso queste chiavi apriremo un mondo nuovo di messaggi, azioni, sentimenti, vita di persone dedicate con passione al loro lavoro ed al nostro benessere. Tutto dietro un etichetta di una bottiglia di vino o di un prodotto alimentare vero, identico e nobile.
Prof. Ettore Capri
Centro di ricerca per l’agricoltura sostenibile OPERA
Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza (Italia)
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