Affabilità: il garbo che basta per ottenere le cose desiderate

Una virtù schietta, che seduce l’interlocutore. Spezza la catena della fretta e dell’impazienza. E come la gentilezza è molto contagiosa

ESSERE AFFABILI

L’affabilità è un passepartout , una chiave con più funzioni e con più accessi, per non sprecare la parte migliore delle relazioni umane. In fondo, diciamolo, la consideriamo una virtù desueta, da mondo ottocentesco, da rapporti in bianco e nero ispirati alla cortesia, al garbo, alla cordialità.

La virtù dell’affabilità

Tutti suoi sinonimi, ma tutti diversi per la rotondità del comportamento di una persona affabile. Nei gesti, nelle parole, negli sguardi. Nel modo di porsi rispetto agli altri. In questo senso l’affabilità ha tre connotati molto specifici. Il primo è di essere una virtù esplicita, impossibile da manifestare e coltivare senza la schiettezza e la semplicità. Questa chimica di elementi produce effetti davvero miracolosi e rende l’uomo, o la donna, affabile, immediatamente degno di attenzione e di rispetto. Anche quando può essere scomodo assecondarlo. Le donne sono abilissime, molto più degli uomini, a chiedere sconti al momento di pagare un conto per un acquisto. E riescono quasi sempre a portare a casa il risultato grazie all’affabilità che mostrano nella richiesta, a differenza degli uomini che hanno sempre la tentazione di scivolare nelle sabbie mobili dell’imposizione. Sarà un sorriso, sarà un gesto, sarà una frase, ma anche il commerciante più refrattario allo sconto, si vedrà costretto a cedere di fronte al garbo declinato al femminile, a quella cordialità che induce a una reazione dello stesso segno.

Come essere affabili

In secondo luogo, l’affabilità ha tempi lunghi, spezza le catene della fretta e dell’impazienza. Una persona affabile, di fronte all’interlocutore, anche se ha impegni urgenti, non mostra ansia e voglia di andare via. Sarebbe un gesto poco rispettoso. Resta affabile, e con il giusto garbo che mostra quanto può ascoltare e quanto può  essere ascoltato. Vi sarà capitato qualche volta di incontrare un amico, o semplicemente una persona conosciuta, che non vedevate da tempo. Il vostro gesto naturale, se siete una persona affabile, è di avvicinarli con un sorriso, un approccio, una proposta di apertura. «Vogliamo prendere un caffè?»  Il contrario di quella fretta appena dissimulata da una cordialità di circostanza. «Che piacere vederti…». Questo è il momento nel quale l’affabilità diventa narrazione, e nel racconto si riscoprono radici, momenti vissuti insieme. Affetti ed amori. L’affabilità depurata dal tempo è preziosa nell’educazione dei figli, quando sono bambini. Qui l’orologio ha il suo peso, e dovete eliminarlo. Il vostro garbo, la vostra cortesia, vanno prima riconosciuti dai figli e poi condivisi. Genitori affabili hanno sicuramente molte e buone probabilità di creare un legame forte, scorrevole, con i figli. Senza rinunciare all’esercizio del proprio ruolo. Già, non trascurate questo dettaglio a proposito di affabilità: guai a confondere cortesia, cordialità e garbo con una sorta di remissiva debolezza. Le persone affabili hanno una forza naturale che possono mostrare come e quando vogliono e non temono la scortesia di chi non riesce a ricambiare.

Affabilità e gentilezza

Infine, a proposito del ricambiare, l’affabilità è contagiosa. In questo è molto simile alla gentilezza. Se il vostro tono nell’approccio come nel linguaggio con gli altri è quello di una persona affabile, difficilmente avrete la brutta sorpresa di suscitare una reazione di segno opposto. È molto più probabile che il vostro interlocutore si allinei all’atteggiamento ispirato all’affabilità. E tutto ciò spalanca le porte a un buon sistema di relazioni umane, quelle che non dobbiamo mai sprecare nel corso della vita.

Il contrario dell’affabilità

Le persone non affabili coltivano l’acrimonia e il rancore. Sono tendenzialmente ostili, poco empatiche e non aperte a nuove relazioni. Si rapportano agli altri con un senso di superiorità che genera freddezza, distacco e tanta formalità. Fino a una naturale tendenza allo scontro, a guardare sempre i difetti degli altri, per censurarli, dimenticando i propri.

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