È stato il filosofo britannico Thomas Hobbes, agli inizi del Seicento e dunque ben prima dell’Illuminismo, a dare il giusto valore alla curiosità. A renderla, con la razionalità, una caratteristica fondamentale dell’uomo, il vero tratto che ci distingue dagli animali. Con Hobbes nasce l’umanesimo scientifico al cui centro si piazza proprio la curiosità. Una molla che spinge alla conoscenza, e agli sviluppi nel presente e nel futuro che essa comporta. Tutta l’epopea dei vaccini, frutti di scienza e conoscenza di lungo respiro, nasce sotto il segno della curiosità, capace di cambiare il destino dell’uomo.
E a differenza della razionalità, sentimento freddo di analisi, quasi distaccato, la curiosità è calda, esprime desidero e dunque, altro elemento distintivo dell’uomo dall’animale, la possiamo inquadrare nell’ambito delle passioni. Una passione che procede di pari passo con la ragione: il capolavoro letterario di Jane Austen, Ragione e Sentimento, arriverà circa duecento anno dopo le teorie di Hobbes. Gli studi del filosofo britannico sono oggi di grande attualità, in quanto c’è bisogno di rivalutare e utilizzare al massimo la curiosità.
La migliore medicina naturale contro qualsiasi forma di depressione, di cattivo umore, di malinconia negativa, e innanzitutto contro la noia? La curiosità. Bisognerebbe insegnarla ai bambini, fin da piccoli, coltivarla da grandi, e non perderla mai, quando diventiamo anziani. La curiosità è la più preziosa compagna di vita che ci possiamo inventare.
Una parola, una sola, evoca la bussola di un cambiamento ispirato all’ottimismo della volontà, di una voglia di futuro che non esclude la coltivazione del passato, della memoria. Chi la perde, rischia di perdere se stesso fino a restare prigioniero della sua solitudine. Chi la trova, avrà un’eccitante compagnia per tutta la vita. Già, perché la curiosità, tra l’altro, non ha età: spunta nei bambini, già nell’infanzia, con la loro raffica di domande; sedimenta nell’adolescenza e nella gioventù, quando accompagna la crescita delle persone; allunga la vita, e la voglia di vivere, negli anziani. Guai a sprecare tanta forza, tanto valore, tanta forza interiore.
Sono andato a parlare recentemente in un liceo milanese, e un ragazzo mi ha confessato: «La nostra generazione soffre di un problema, siamo poco curiosi…». Non credo che sia un male generazionale, ma certo, guardandoci intorno,ci accorgiamo di essere circondati da persone che hanno spento la fiamma della curiosità, del dubbio che apre le porte a tante risposte. Sembra un paradosso, nell’epoca dell’iper informazione, quando siamo bombardati da fatti e notizie in tempo reale. E invece è solo una conseguenza di questa continua pioggia di news, talvolta poco significative.
Eppure la curiosità è fondamentale. Innanzitutto è l’anticamera della libertà, perché apre la mente alla conoscenza, a qualcosa che possiamo scoprire solo inseguendo questo stimolo. Dan Brown ha scritto: «Solo i curiosi sono davvero innovativi». E infatti andate a leggere le storie dei nuovi creatori della tecnologia, i genietti che in America spuntano come i funghi, e troverete sempre, come un dna in comune, la traccia di questo morbo chiamato curiosità.
Essere curiosi significa avere senso critico, non fermarsi all’apparenza, talvolta ingannevole, delle cose. E quindi più tolleranti, aperti alle diversità di razza, di religione, di fede. Di pensiero. La curiosità è un esercizio, leggero e piacevole, per vincere il male oscuro dell’indifferenza, così diffuso nel tempo contemporaneo.
Claudio Abbado mi diceva sempre: «La curiosità mi ha insegnato a non avere limiti, e comunque a provare a superarli quando ci sono». È così: uno spirito curioso si attrezza a vedere il mondo con lenti diverse, a non fermarsi di fronte a qualsiasi barriera, a scoprire angoli e sfumature nascoste, a non barricarsi in inutili convinzioni, a immaginare magari qualcosa che nessuno ha immaginato prima. A vivere con passione, inseguendo anche i sogni delle favole.
Secondo Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica, è la curiosità più che l’intelligenza, a trasformare l’essere umano. In meglio, generalmente. Ma come si coltiva la curiosità? Innanzitutto vincendo qualsiasi forma di pigrizia, anche mentale. Poi non trascurando i dettagli, e conservando la mente aperta, spolverata da qualsiasi pregiudizio. La curiosità è un esercizio, al quale poi ci si abitua facilmente, anche per i piaceri, a lungo rilascio, che procura. E presuppone comunque una scelta: curare le relazioni umane, a qualsiasi livello. Senza l’altro, anche la nostra curiosità appassisce e scompare.
Curiosità e frasi celebri
- <Ogni genio è un gran fanciullo già per il suo guardare al mondo come a un che di estraneo> Arthur Schopenhauer
Il genio crea grazie al metodo, alla disciplina, al talento. Ma innanzitutto grazie alla curiosità che lo avvicina alle cose e agli uomini con lo sguardo aperto, a tutto campo, di un bambino. Sempre pronto ad imparare.
- <La curiosità, unita all’autocritica, mi ha portato alle mie idee> Albert Einstein
La curiosità semina dubbi. E il dubbio porta alla certezza, compresa quella che si esprime attraverso una grande scoperta scientifica. Un percorso graduale, nel quale non può mancare l’autocritica, che consente di cambiare idea. Quando è necessario.
- <Soltanto chi non ha più curiosità di imparare è una persona vecchia> Ugo Ojetti
Tutte le asticelle dell’età, anche anzianità e vecchiaia, si sono alzate. Ma questa, che prescinde dai numeri contenuti nella carta d’identità, resta fissa. Chi non è curioso è destinato a invecchiare prima degli altri, dentro e fuori.
- <Hai più possibilità di apprendere attraverso la curiosità che non con la costrizione> Sant’Agostino
Quante cose abbiamo imparato grazie alla curiosità… In fondo, anche l’amore per la libertà non può che nascere dalla curiosità per la natura umana, con i suoi limiti, ma anche con i suoi diritti inalienabili. E la curiosità ha una potenza maggiore nell’apprendimento di ciò che in termini scolastici si chiama nozionismo. Fermo restando che la conoscenza ha bisogno, allo stesso tempo, del rigore dello studio, e del guizzo della curiosità.
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