Un vecchio amico non perde un necrologio, e quando scompare una persona conosciuta scrive, sempre con parole semplici ma diverse e quindi genuine, la sua affettuosa partecipazione al lutto. Un giorno gli ho chiesto: «Perché lo fai?». E lui mi ha risposto: «Provo a consolare, e lo faccio pubblicamente in modo che sia più efficace….».
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CONSOLAZIONE
Tutti abbiamo bisogno di consolazione. Nel momento della perdita, del dolore, dello smarrimento, della sorpresa più sgradita, dell’inciampo nello sgambetto della vita, tutti sentiamo la necessità di qualcuno che ci metta una mano sulla spalla, che sia in grado di dirci qualcosa di riparatorio per lenire le nostre ferite. Di consolarci, appunto.
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IMPORTANZA DELLA CONSOLAZIONE
Nell’era dei super bulli, dell’ansia da prestazione, del narcisismo dilagante, la consolazione può sembrare un atteggiamento di pura forma ed esteriorità. Inutile. Niente di più falso, e per capirlo basterebbe dare uno sguardo alla sterminata letteratura che esiste su questo argomento. In Grecia e nell’antica Roma era un’abitudine molto diffusa consolare, anche con una poesia o con un testo scritto, per la morte di un amico: ne nacque perfino un mestiere, con i retori che facevano testi consolatori a pagamento. Nelle Sacre scritture, Vecchio e Nuovo Testamento, la consolazione è sparsa ovunque, e anche in modo molto esplicito: in fondo, la fede, per chi ha la fortuna di averla, è un grande agente consolatorio. Una speranza di un dopo che farà pulizia e giustizia di tutto il prima e il durante.
Se tutti abbiamo bisogno di consolazione, nessuno deve avere paura di essere consolato. Un abbraccio, un bacio, uno sguardo, un pensiero (compreso il necrologio del mio amico), sono gesti che migliorano la nostra qualità della vita nei momenti più difficili. E ricordiamo tutto, quando siamo tristi, compreso chi e come ci ha consolato. Come non dimentichiamo chi si è eclissato proprio nel momento in cui sentivamo il bisogno della sua presenza. Non bisogna essere deboli o sentire la consolazione che ci arriva da qualcuno come un gesto vacuo: la nostra forza è anche quella di accettare il sostegno degli altri.
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COME CONSOLARE UNA PERSONA
Qualcuno dice: l’unica vera consolazione arriva dal tempo, che scorrendo lento e lungo fa pulizia. Ci aiuta a dimenticare. È sicuramente saggia questa antica credenza popolare, ma non sono convinto che il tempo sia sufficiente a superare lo scoglio del dolore. E in ogni caso mentre il tempo è qualcosa che non possiamo afferrare, ma solo percepire e magari attendere, la consolazione è un gesto, reale e vitale. È un attimo di carnalità, laddove la carne del nostro corpo è stata scorticata da un evento che ci fa soffrire. Inoltre il tempo che scorre e consola lascia tutto dentro noi stessi, la consolazione invece significa intimità, comunità, condivisione. E dunque amore autentico.
CHE COSA SIGNIFICA CONSOLARE?
Scartano la consolazione anche quelli che, con un atteggiamento piuttosto ideologico, la considerano come un placebo con il quale, prima o poi, si arriva all’assuefazione, e da qui il rischio di prendere la pessima abitudine di piangersi addosso, di lamentarsi troppo e troppo frequentemente, di attendere il momento della consolazione. Può darsi. A questa obiezione, replico con una bella frase di Pascal: «Poco basta a consolarci, perché basta poco per affliggerci». La debolezza dell’uomo è anche questa, la sua capacità di affliggersi di fronte al primo ostacolo: ma non è un buon motivo per diventare avari di consolazione.
CONSOLAZIONE FRASI CELEBRI
- «Beato chi può dire: Io ho asciugato una lacrima» Giuseppe Giusti
La consolazione, riuscire a darla, a donarla, significa la certezza che abbiamo scavalcato il muro dell’indifferenza. Non vogliamo e non ci sentiamo soli. Sentiamo gli altri, e questa è una fortuna.
- «Una risata rimane sempre una consolazione» Herman Melville
Non si consola solo con abbracci, carezze, gesti tristi. C’è anche la potenza di una risata consolatoria.
- «Spesso chi vuole consolare è il più feroce dei tormentatori» Antonio Gramsci
Il pessimismo dell’intelligenza portava Gramsci a mettere a fuoco i falsi consolatori. Persone ipocrite e false, che purtroppo affollano la nostra vita quotidiana. Per difendersi, basta riconoscerle.
- «Leggere era la mia consolazione» Paul Auster
La lettura oltre che un piacere assoluto è anche una forma lieve per auto-consolarsi. Senza affliggere gli altri.
- «Nessuno è inutile in questo mondo, se è capace di alleggerire i pesi di un altro uomo» Charles Dickens
La nostra utilità nel mondo è anche in funzione di quanto riusciamo a fare per gli altri. E non solo per noi stessi.
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