IL DENARO E’ UN MEZZO NON UN FINE
L’ossessione per il denaro, per la roba, per il possesso indice di potenza e di superiorità è qualcosa che abbiamo tutti dentro, un filamento del nostro Dna. Boris Pahor, insegnante e filosofo sloveno, maestro di morale e di estetica, autore di una densa autobiografia, Necropoli, sulla sua vita di prigioniero in un campo di concentramento, a 105 anni suonati, l’età della saggezza più limpida e più libera, scriveva: «La dittatura del denaro è entrata nelle nostre cellule». Probabilmente ci è sempre stata. Eppure, se vogliamo la vita dolce, lieve e leggera nella sua intensità, per depotenziare l’ossessione naturale per il denaro, abbiamo strumenti molto efficaci nella loro semplicità. A condizione di volerlo, e di essere capaci di spiegarlo a chi arriva dopo di noi. Presto, prestissimo.
IMPORTANZA DENARO
A tavola, già quando si mangia con i bambini, una buona regola, e non mi riferisco solo a un’etichetta formale, è quella di non parlare di soldi. Mai. L’argomento non si può ignorare, è quotidianamente all’ordine del giorno, ma la tavola, quando si sta in famiglia con i figli, oppure con amici, con una donna o un con uomo in fase di corteggiamento, non è la sede giusta per toccare questo tasto del nostro Dna. Ci sono altre occasioni e altri momenti, e c’è solo l’imbarazzo della scelta per utilizzarli. A tavola si parla di altro, cose più interessanti e più divertenti. Più leggere.
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VALORE DEI SOLDI
Allo stesso modo, il denaro resta confinato nel suo spazio se, ricordandoci al volo un comandamento di Nicolò Macchiavelli («Il fine giustifica il mezzo»), cerchiamo di riflettere sul fatto che il «mezzo», quando si tratta di soldi da accumulare o afferrare, può essere davvero il più brutale e il più oscuro, può emergere dalla zona nera e grigia della nostra anima. Come quando si ammazzano vecchietti, genitori o nonni, che non vogliono mollare quattrini per farci comprare la dose di droga o per consentirci di tracannare costosi superalcolici. O quando, per sete di denaro, si usano i «mezzi» che vanno dal furto da colletto bianco e doppiopetto blu, alla rapina in metropolitana da parte di un disperato che, sempre per soldi, diventa il colpevole di reati da 10-20 anni di carcere.
VIVI LIEVE
Infine, poiché il denaro serve a tutti e sempre servirà, diffidate dalle predicazioni dei pauperisti con la tasca piena, e piuttosto fermatevi al gradino più basso della nostra conoscenza. Il buonsenso. Un ottimo espediente per non fare alzare la cresta ai soldi, sempre pronti a infilarsi con prepotenza nella parte del cervello dove si accumulano i desideri compulsivi, è quello di riconoscerne il valore, specie quando sono frutto di lavoro, di intenso e continuo lavoro. Qualcuno dirà che così state diventando tirchi? Pazienza, lasciateli parlare, sorridete guardandovi allo specchio e recitando nella vostra mente i versi di Dante, così cari a mia madre: «Non ti curar di loro, ma guarda e passa». Piuttosto pensate a come coltivare uno stile di vita nel quale il denaro non si spreca, semmai si regala. D’altra parte ci sarà pure un motivo se, ricordandoci dell’antico proverbio «Piove sempre sul bagnato», nel ritmo di soldi che chiamano soldi, i veri ricchi, e non quelli che un giorno sono ai Caraibi in vacanza e la settimana dopo chiedono un prestito a un usuraio per pagare uno dei tanti conti lasciati sospesi, non perdono mai, neanche per un secondo, il rispetto per il loro denaro, anche per le più infinitesimali briciole di un gigantesco patrimonio. Sono avari proprio in quanto ricchi? Provano a dissimulare la fortuna che hanno ricevuto dalla vita con un atteggiamento al confine del tic? Sarei cauto nel dare risposte assertive e generiche a queste domande, ogni ricco, come ogni uomo e ogni donna, ha una sua storia e una sua vita che parlano e danno risposte: ma sicuramente l’atteggiamento di riconoscere il valore del denaro, sempre e comunque, accomuna la stragrande maggioranza di quelli che di soldi ne hanno davvero tanti, e continuano ad accumularli pur spendendoli e spandendoli.
VALORE DEI SOLDI
In un piccolo supermercato di provincia, al mare, una mattina d’estate mi è capitato di incontrare Rupert Murdoch, il re della tv e dei media, da diversi anni, stabilmente, uno dei 100 uomini più ricchi del mondo. Indossava pantaloncini corti, scarpe da ginnastica, T-shirt bianca, ed era circondato da quattro marinai, comprese due bellissime ragazze, che lo accompagnavano per ritirare le buste della spesa. Non lo avevo riconosciuto, ma mentre sceglievo delle pesche tabacchiere, mature al punto giusto, mi colpì questo arzillo vecchietto che selezionava la frutta giusta con molta più competenza e cura di me. A quel punto, incrociando gli sguardi, non ebbi dubbi: stavo facendo la spesa in compagnia di un vero magnate globale. Incuriosito, al momento di pagare mi sono messo in fila dietro di lui. Quando arriva il suo turno, Murdoch, con un sorrisetto ammiccante, e facendo con le dita il segno delle forbici mentre tagliano, chiede al proprietario del piccolo supermercato di avere uno sconto. Su un acquisto, in quel momento, di meno di due chili di pesche tabacchiere. L’uomo alla cassa non fa una piega, lo accontenta, e Murdoch, con eleganza da simpaticone anglosassone, gli passa una pacca sulla spalla, e ripete due volte la parola Grazie, in inglese e con l’accompagnamento dell’occhiolino. Poi arrivo io, che conosco da anni il proprietario del piccolo supermercato e gli dico, con il tono scherzoso dell’amico giornalista: «Ma sbaglio o qui ci sono due notizie piuttosto incredibili? Quello era Murdoch, ed è riuscito a sfilarti dal portafoglio venti centesimi, sotto forma di sconto per una manciata di pesche. Proprio a te che dei prezzi conosci solo il modo per farli salire…». E lui: «Sì, hai visto bene, Murdoch è in vacanza da queste parti e viene da me tutti i giorni a fare la spesa, oppure manda qualcuno. Conosce a memoria tutti i prezzi di ciò che acquista, dalla pasta alla frutta, e ogni volta pretende lo sconto. Non posso rifiutare, anche perché oggi ha comprato due chili di pesche tabacchiere, ma ieri, a differenza tua che fai una spesa meno che normale, lui ha mandato i suoi scagnozzi a ritirare, al volo, 25 casse di vino. Ovviamente a prezzo scontato…».
IL RUOLO DEL DENARO NELLA NOSTRA VITA
Se lo fa Murdoch, dunque, non vergognatevi: il denaro si rispetta anche con piccole attenzioni, che aiutano a darvi la percezione del suo valore, non solo economico. Il valore, cioè, di un mezzo, fondamentale e imprescindibile nella nostra vita; non di un fine, in quanto i nostri orizzonti esistenziali sono altri, e non hanno nulla a che vedere con la quotidianità di monete o di pezzi di carta, che continuamente passano di mano in mano. E spesso diventano unti.
COME LIBERARSI DALLA SCHIAVITÙ DEL DENARO
Il denaro, per tornare alla profezia di Pahor, nell’esercitare un potere sotto forma di dittatura, diventa una forma di schiavitù. Senza accorgercene, ne diventiamo prigionieri e ne abbiamo bisogno in dosi sempre sempre maggiori. Una forma di dipendenza. Dove il principale obiettivo è accumulare, senza curarci troppo del reale benessere legato anche a un alto tenore di vita. Anzi: la schiavitù del denaro crea ansia, stress. Paura di non avere tutto ciò che ci serve.
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