In tempi di monopolio degli acquisti online, coda della pandemia, quando tutto e di più sembra reperibile nel modo più pratico e conveniente soltanto attraverso un clic, è venuto il momento di celebrare i vecchi mercati. Di settore, di prodotti nuovi e usati, di rione, di quartiere.
MERCATI DI QUARTIERE
Sono una grande ricchezza, e non soltanto per chi ci lavora e per quelli che ancora li frequentano, e non possiamo considerarli soltanto piccole oasi di un mondo ormai tramontato. L’esperienza di maggiore successo sono i 1.200 mercati di vendita diretta organizzati da Coldiretti con il marchio ormai celebre Campagna Amica. Se vi è mai capitato di frequentarne uno, avrete notato l’atmosfera allegra, conviviale, quel profumo di comunità che si sparge in un mare di parole urlate, di prezzi scambiati come battute attorno a una tavola.
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VANTAGGI MERCATI RIONALI
Lo scrittore Luca Goldoni, proprio tessendo l’elogio dei mercatini quando iniziavano a perdere colpi, scrisse che «solo qui gli oggetti costano pochi denari e migliaia di parole». E aggiunse, descrivendo le donne che facevano la spesa: «Quando acquistano, l’acquisto non è un prodotto, ma un trofeo».
Accanto al network della Coldiretti ci sono i Mercati della Terra di Slow Food, i mercati di quartiere nelle grandi città, di solito con appuntamento settimanale, e quelli nei piccoli borghi, dove si incrociano, in diretta, produttori e consumatori. Non è detto che i prezzi siano sempre convenienti: la qualità, specie per i prodotti dell’agroalimentare, ha un costo, si paga, e quindi qualche volta potrete avere la sensazione di pagare qualcosa in più rispetto al supermercato, dove tra l’altro la soglia della qualità (e dei prezzi) si è alzata.
Ma certamente non esiste un punto vendita più sostenibile di un mercato. La merce si sposta poco, il minimo indispensabile, fino al chilometro zero. I prodotti sono freschi, proprio perché lo smercio è continuo. La trattativa sul prezzo, quando è possibile, fa parte del gioco e del rito. Come il fatto che aumenta continuamente la domanda di qualità da parte degli acquirenti, ormai ben informati su ogni prodotto. E nella sostenibilità rientra un altro pregio del mercatino. Da solo, con la sua effervescenza, con i suoi colori e con la sua umanità che lo popola, riesce a dare vita, vita vera, a un rione, a un quartiere. A una città come a un borgo.
IMPORTANZA MERCATI DI QUARTIERE
Ciò che rende unico un mercatino, infatti, è la chimica che si crea sul luogo, tutta reale e non sporcata dai contatti virtuali. In fondo, il mercatino è come un bar: prima degli avventizi occasionali, i clienti che vanno e vengono una tantum, c’è lo zoccolo duro di una piccola comunità. Quelli che restano e non mancano mai all’appello. Quelli che all’interno di un intero mercato rionale hanno fatto le loro scelte per fedeltà e per qualità. Talvolta, frequentandoli piuttosto spesso, mi capita di incontrare signore alle quali invidio uno straordinario metodo di selezione. Da un banchetto comprano i pomodori, in un altro le uova, e in un altro ancora la frutta. Tutto testato in diretta, in una modernità commerciale che rende il mercatino uno strumento attualissimo per evitare gli sprechi e fare bene la spesa.
Per non parlare dei mercatini dell’usato. Dove potete acquistare e vendere di tutto. Dove pulsa il cuore diffuso di un’economia circolare il cui fatturato si aggira attorno ai 23 miliardi di euro all’anno. Una cifra enorme che consente anche di evitare sprechi inutili. Anche qui la partecipazione dei consumatori è altissima: almeno il 65 per cento degli italiani confessa di avere frequentato un mercatino dell’usato. In genere per fare acquisti, ma anche per vendere qualche oggetto ormai inutile nella sua economia domestica. E frequentare con regolarità un mercatino dell’usato è considerato il quarto comportamento più utile, sul piano degli stili di vita, per la sostenibilità. Dopo la raccolta differenziata, l’energia pulita, e gli acquisti di prodotti freschi a chilometro zero.
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