Come fermare la dipendenza dai videogiochi

I sintomi più evidenti: ansia, insonnia e violenza. I giocatori in Italia sono più di 16 milioni. Le crociate sono inutili, meglio puntare su gesti semplici. Come proporre qualche alternativa: la lettura, un film, la musica

dipendenza dai videogiochi
Tutto inizia alla metà degli anni Ottanta, quando i videogiochi entrano nei nostri stili di vita. Si utilizzano con sempre maggiore frequenza in tv, davanti al computer, con un semplice smartphone. In macchina durante un viaggio, in aeroporto o alla stazione prima di partire, nella sala d’aspetto di un medico, al ristorante in attesa di essere serviti. Ovunque.

VIDEOGIOCHI

Di fronte a una diffusione così massiccia i videogiochi rischiano due tipi di sprechi. Un uso compulsivo, che implica danni per la salute e alcune metamorfosi dei comportamenti, come l’aumento dell’aggressività. Uno spreco di opportunità in quanto ci sono potenzialità del gioco digitale che non vanno sottovalutate.

CONSEGUENZE PSICOFISICHE DELLA DIPENDENZA DA VIDEOGIOCHI

Le conseguenze psicofisiche della dipendenza da videogiochi sono diverse. Tra le più importanti:
  • Come nel caso delle droghe, i videogiochi rilasciano dopamina nel cervello e creano così dipendenza
  • Arrivano così stress, ansia e fobie
  • Il sonno peggiora e diminuisce
  • Può scattare una forma di fobia sociale
  • Il videogioco dipendente ha una bassa autostima
  • La dipendenza dai videogiochi porta  confondere la vita virtuale con quella reale

COME FERMARE LA DIPENDENZA DA VIDEOGIOCHI

Per nostra fortuna non siamo a Baltimora, in America. Qui, nell’estate del 2018, un ragazzo di 24 anni, malato di videogiochi, aveva partecipato a un torneo in un centro commerciale. Ed era stato eliminato. Pochi minuti di rabbia e di follia, e il ragazzo ha aperto il fuoco, sparando all’impazzata, uccidendo tre persone e poi anche sé stesso. Un episodio orribile, ma non certo un caso unico per capire in quale abisso, lo spreco più profondo della propria vita e di quelle degli altri, si può essere trascinati da un uso compulsivo, frenetico, ossessivo, di ciò che comunque ancora definiamo semplicemente «gioco».

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DIPENDENZA DAI VIDEOGIOCHI

La dipendenza dai videogiochi (gaming addition) è entrata ufficialmente nell’elenco delle nuove malattie certificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Un passo avanti che rende più chiare e diffuse le cure, ma anche un campanello d’allarme sulla gravità del fenomeno, che colpisce in modo particolare i più giovani. Con tre sintomi, uno peggiore dell’altro: ansia e stress; rabbia e violenza; svogliatezza fino alla totale mancanza di appetito e di sonno. Una vita che appassisce, insomma.

Quante volte abbiamo sentito una mamma, o un padre, lamentarsi per la cattiva abitudine dei propri figli adolescenti di trascorrere ore e ore della giornata davanti ai videogiochi? Tante volte, troppe volte. Abbiamo anche decine di statistiche che indicano la sbornia di massa da videogames: tra quelle più attendibili si calcola che il 55 per cento dei ragazzi e il 20 per cento delle ragazze, già sotto i 15 anni, passano una media di due ore al giorno davanti alla console. Per non parlare del tempo che vola giocando sui cellulari, con i tablet e con il pc. Vi rendete conto? Ore che sommate diventano giorni, settimane, anni e uno spreco enorme. Non solo di tempo, ma di anima, di personalità, di crescita e di relazioni.

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DATI SULLA DIPENDENZA DA VIDEOGIOCHI

Il fenomeno della dipendenza dai videogiochi va spiegato e interpretato partendo innanzitutto dai numeri del mercato. Ricchissimo. E in continua crescita. In tutto il mondo si contano più di due miliardi di giocatori, con un fatturato di 123 miliardi di euro, il doppio rispetto al 2012. Gli italiani che smanettano con i videogiochi sono ormai 16,3 milioni e spendono circa 1,7 miliardi di euro l’anno, con una crescita annua a due cifre, vicina al 20 per cento. Giocano sia maschi sia femmine, più o meno nella stessa proporzione. E con una fascia di età molto concentrata tra i 15 e i 24 anni, che arriva però a superare i 60 anni.

L’industria dei videogiochi, forte di questi fatturati e di questa dilagante domanda da parte dei consumatori, è sempre più sofisticata, come è normale che sia quando si tratta di fare affari, per catturare nuovi clienti e per aumentare la loro spesa. Un esempio? I più importanti produttori di videogiochi, ovviamente americani, stanno assumendo a mani basse una specifica categoria di professionisti: gli psicologi. Hanno bisogno, sempre di più, di entrare nella testa di ragazzi tendenzialmente volatili nei consumi: devono afferrarli e, in qualche modo, renderli prigionieri. Proprio da un punto di vista psicologico. Il passaggio da qui alla dipendenza è davvero una striscia di sabbia, sottilissima.  E infatti, accanto al numero dei giocatori e dei fatturati alimentati dai videogiochi, crescono anche i dipendenti da videogiochi costretti a ricoverarsi in cliniche specializzate.

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QUANTI SONO I GIOVANI DIPENDENTI DAI VIDEOGIOCHI?

In Europa il paese dove la dipendenza dai videogiochi risulta più diffusa è la Gran Bretagna, dove si arriva al 6 per cento della popolazione. Ma anche in Italia la situazione è molto preoccupante, specie per quanto riguarda le nuove generazioni. Secondo uno studio del 2022, realizzato insieme dal Cnr di Pisa e dall’università di Padova, in Italia sarebbero a rischio di dipendenza dai videogiochi il 24 per cento degli adolescenti.

COME CURARE LA DIPENDENZA DA VIDEOGIOCHI

In un paese molto aperto dal punto di vista degli stili di vita e delle tendenze, l’Olanda, la dipendenza da videogiochi è diventata un allarme sociale molto più evocato rispetto a droghe e alcol. Più di mille giovani risultano, in un paese così piccolo, ricoverati ogni anno nelle cliniche specializzate per curare questo tipo di specifica patologia.

Criminalizzare il videogioco però è inutile, e inoltre sarebbe una reazione potenzialmente controproducente. Un’ennesima caccia alle streghe, per la gioia di qualche guru di turno o dell’industria della cura alla dipendenza da videogiochi, parallela a quella del gioco stesso. Chi volete che abbia la forza di fermare strategie di marketing così spinte che riguardano i videogiochi, ma in generale l’universo dei consumi, come la spesa al supermercato o qualsiasi altro prodotto elettronico?

CHE COSA CAUSA LA DIPENDENZA DA VIDEOGIOCHI?

Ma non possiamo neanche restare con le mani in alto in segno di resa e fingere che, in fondo, il problema è solo una delle mille tossine trascinate dalla velocità del cambiamento tecnologico, con le relative opportunità-novità che propone. Già, la velocità. Questa è una parola chiave del fenomeno della dipendenza da videogiochi: tutto procede a una velocità tale, sia per chi prova a contenere la patologia sia per chi (volontariamente o involontariamente) la alimenta, che è davvero difficile mettere in campo contromisure davvero efficaci nel breve termine. E qui entra in gioco un fattore decisivo: ovvero la nostra consapevolezza. Riconoscere che un uso compulsivo e frenetico dei videogiochi, anche comodo per genitori svogliati che non hanno voglia (loro dicono “tempo”) per dedicarsi con continuità ai figli, rappresenta l’anticamera di rischi altissimi, di sprechi che vanno dalla salute alla vita, è già un primo, fondamentale passo nella direzione giusta. Gli altri possiamo farli, con semplicità e leggerezza, ispirati dal solido buonsenso e cercando di mettere in campo qualche alternativa, seducente ed efficace, alla febbre del videogioco.

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COME COMBATTERE LA DIPENDENZA DA VIDEOGIOCHI

Qualche esempio: allertarsi, e non restare passivi o indifferenti, di fronte ai primi segnali di dipendenza dei ragazzi. Giocare con loro, scegliere con loro il videogioco e condividere con loro il tempo necessario e sufficiente per avere il piacere di godersi questa forma di divertimento. Insieme, e non da soli. Non utilizzarli nelle camere da letto, spiegando che non è il luogo giusto per i videogiochi, in questo caso nemici del prezioso sonno. E innanzitutto proporre e condividere qualche alternativa, anche la più semplice: un film, una passeggiata, buona musica. Una lettura.

Tutto ciò va fatto sapendo che ore e ore davanti a una console, o con gli occhi appicciati su uno smartphone, peggiorano la qualità della vita degli adolescenti, li rendono più aggressivi e più irascibili, peggiorano la qualità delle loro relazioni con i coetanei. E li spingono verso il baratro della solitudine.

SISTEMA PEGI PER VIDEOGIOCHI

La tecnologia consente, con un semplice clic, di sapere per ciascun videogioco se si tratta di un prodotto elettronico adatto all’età del bambino o del ragazzo per i quali facciamo l’acquisto. Il sistema si chiama PEGI (Pan European Game Information) ed è semplicissimo da usare. Una volta entrati sul sito, che fornisce la classificazione dei videogiochi in 38 paesi europei sulla base dell’età, si cerca il prodotto e si ottiene l’età indicata per usarlo, a partire dalla quale un singolo videogioco preso in esame è consigliabile.  

UTILITA’ DEI VIDEOGIOCHI

 
Fatte tutte le premesse, e con le necessarie cautele, offerte anche da PEGI, i videogiochi possono avere la loro utilità educativa. Alcuni, ovviamente. E non certo tutti. Stimolano operazioni cognitive complesse, e con ciò sicuramente migliorano la capacità di apprendimento. Pensate, come esempio, ai vantaggi del gioco degli scacchi. Aiutano a elaborare soluzioni anche in situazioni complesse. Migliorano la memoria e l’apprendimento pratico attraverso prove ed errori. Sempre che il tempo trascorso con un videogioco non sia eccessivo, e l’età per usarlo non sia sbagliata.

(Photo credit immagine di copertina: bez_bretelky/Shutterstock.com)

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