In Nuova Zelanda siamo vicini al disastro

Il rischio di una nuova catastrofe naturale è concreto. Al largo della Nuova Zelanda sono sempre più critiche le condizioni della Rena, la nave porta-container battente bandiera liberiana incagliata da oltre una settimana nella barriera corallina, a circa 22 km dalla costa. Nello scafo si stanno aprendo delle crepe che potrebbero allargarsi fino a spaccarlo […]

marea nera
Il rischio di una nuova catastrofe naturale è concreto. Al largo della Nuova Zelanda sono sempre più critiche le condizioni della Rena, la nave porta-container battente bandiera liberiana incagliata da oltre una settimana nella barriera corallina, a circa 22 km dalla costa. Nello scafo si stanno aprendo delle crepe che potrebbero allargarsi fino a spaccarlo in due tronconi. Se così accadesse, in mare finirebbero 1700 tonnellate di petrolio che si trovano a bordo. Al momento sono 350 le tonnellate di carburante già fuoriuscite che hanno raggiunto le spiagge della vicina Tauranga.

E’ stata un’ispezione di funzionari di Maritime New Zealand, l’autorità di sicurezza marittima, a rivelare che una delle fessure aperte nello scafo si sta allargando. Negli ultimi due giorni la nave è stata flagellata da onde alte fino a 5 metri e da un forte vento che hanno fatto cadere in mare molti dei container a bordo. La metà della prua della nave lunga 236 metri è fermamente incastrata nei banchi corallini, la poppa è sommersa a più di 90 metri di profondità e lo scafo è inclinato di 18 gradi. Tre rimorchiatori tentano di evitare

l’affondamento.

Intanto il comandante del cargo che trasporta 2100 container è stato arrestato ed è comparso davanti a un tribunale di Tauranga. Si tratta di un cittadino filippino di 44 anni che è stato incriminato secondo la legge marittima per aver "manovrato la nave provocando rischi e danni inutili". L’uomo è stato rinviato a giudizio e liberato su cauzione, ma rischia fino a 12 mesi di carcere e una multa pari a 5700 euro.

Centinaia di militari e di volontari sono impegnati nelle operazioni di pulizia sulle spiagge, raggiunte dalle dense bolle nere ma è certo che molto più petrolio raggiugerà le spiagge della zona. Oltre 200 uccelli sono stati trovati morti.

"Abbiamo identificato fratture da stress nello scafo quindi non possiamo escludere il rischio che la nave si spacchi e affondi, riversando in mare più di 1300 tonnellate di petrolio", ha dichiarato il premier neozelandese John Key durante una visita nella zona. Qualche giorno fa il ministro dell’Ambiente Nick Smith aveva definito l’emergenza come "la peggior catastrofe marittima della storia del Paese". 
 

 

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