Sette minuti. Tanti sono bastati, domenica 29 agosto, per mandare in fiamme, come un cerino strofinato per accendere una sigaretta, un grattacielo di diciotto piani, La Torre del Moro, in via Antonini a Milano. Non stiamo parlando di una costruzione del secolo scorso, vecchia obsoleta, realizzata con materiali ormai superati. No, qui si tratta di un modernissimo grattacielo nella metropoli più moderna d’Italia, la cui costruzione risale al 2010. Appena dieci anni fa.
INCENDIO GRATTACIELO A MILANO
Le indagini della magistratura, sono a tutto campo, e vanno dall’origine dell’incendio (è partito dal quindicesimo piano, e non è certo che si tratti di un corto circuito) fino ai materiali utilizzati per il rivestimento del grattacielo e alle varie autorizzazioni ricevute durante la costruzione dell’edificio. Ma, in attesa di conoscere una prima verità giudiziaria, ci sono già due certezze.
La prima è il miracolo con il quale si sono evitate vittime e danni ancora peggiori. Il grattacielo si divide tra una parte residenziale, una commerciale e una con uffici. Trattandosi di una domenica di fine agosto, per fortuna era di fatto disabitato, altrimenti sarebbero stati guai. Al miracolo hanno dato un contributo determinante i Vigili del Fuoco, che sono intervenuti con straordinaria e decisiva tempestività: sottovalutiamo troppo spesso il valore di questo corpo dello Stato, che spesso riesce con grande professionalità a evitare tragedie, salvando così molte vite umane.
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COSA HA CAUSATO L’INCENDIO DI MILANO?
La seconda certezza che abbiamo riguarda i materiali dei rivestimenti. Si tratta di pannelli che hanno una funzione estetica, ma per la posizione che ricoprono devono essere realizzati con precise caratteristiche: innanzitutto ignifughi e isolanti. I pannelli del grattacielo La Torre del Moro non sono stati fatti, stando alle prime analisi dei resti ritrovati sul luogo dell’incendio, con materiale isolante, la famosa lama di vetro, ma con materiale combustibile, un composto plastico, gommoso e altamente infiammabile. D qui l’effetto caminetto e l’incendio divampato in appena sette minuti.
D’altra parte, abbiamo capito che la sicurezza non è mai stata una priorità dalle parti del grattacielo di via Antonini. Si è scoperto, per esempio, che i bocchettoni per l’acqua da usare per spegnere le fiamme non erano in perfette condizioni e l’intero impianto antincendio di fatto si trovava fuori uso. Un altro rischio enorme per gli abitanti e per le persone che lavoravano nell’edificio La Torre del Moro.
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COME HA PRESO FUOCO IL PALAZZO DI MILANO
Stando così le cose sul come ha preso fuoco il palazzo di Milano, c’è da chiedersi quanto valgono le tante declamazioni sulla sostenibilità quando poi, nella realtà, dobbiamo fare i conti con incendi come quello di Milano. Se esiste un ambito nel quale la ricerca ha fatto enormi progressi, consentendo di sviluppare materiali totalmente sicuri e con caratteristiche non inquinanti, questo è il settore dell’edilizia. Si può costruire in modo onesto, profittevole, e rispettando tutti i target previsti per i materiali: ovviamente il costo di realizzazione di un’opera sale. Ma la sostenibilità, se davvero ci crediamo, ha un costo. Per tutti. E vale sempre la pena di pagarlo.
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