Dalla legge nazionale di bilancio agli interventi mirati delle singole regioni: le possibilità di accedere a contributi, anche molto generosi, per andare a vivere in montagna, si stanno moltiplicando. E si tratta di una nuova spinta per il ripopolamento dei piccoli comuni di montagna. Un patrimonio enorme, di bellezza, di alta qualità della vita, di opportunità abitative e di lavoro, che però sprechiamo talvolta semplicemente per mancanza di iniziative.
Indice degli argomenti
CONTRIBUTI PER ANDARE A VIVERE IN MONTAGNA
EMILIA-ROMAGNA
PIEMONTE
Il ripopolamento in montagna, proposto attraverso gli incentivi dell’amministrazione regionale del Piemonte, riguarda ben 465 comuni delle Alpi di questa regione, dove sarà ricevere incentivi fino a 40mila euro per trasferirsi a vivere, e a lavorare, ad alta quota. Una scelta di vita, appunto, che non deve ridursi a una soluzione “contemplativa”, ma ha l’ambizione di rappresentare un’opportunità, grazie anche alla tecnologia che favorisce il lavoro a distanza, per ottenere in un colpo solo ciò che diventa sempre più complicato afferrare nelle aree urbane. Casa e lavoro. Le domande finanziate nel 2022 sono state 302, e hanno ricevuto un totale di contributi pari a 10 milioni di euro. La cosa interessante è che le richieste sono arrivate anche da altre regioni d’Italia, come la Sicilia, la Puglia, il Lazio, la Sardegna e l’Abruzzo.
LOMBARDIA
TRENTINO ALTO-ADIGE
VENETO
TOSCANA
ABRUZZO
CALABRIA
COME VIVERE IN MONTAGNA
Innanzitutto non sono luoghi di abbandono, di solitudine e senza prospettive economiche. È vero semmai l’esatto contrario. Il Censis ha indagato a lungo sulla reale struttura sociale ed economica dell’Italia “borghigiana” e ha fatto diverse scoperte interessanti. Per esempio, nei borghi montani si produce il 16,3 per cento del pil nazionale, che non è proprio un valore vicino allo zero. Nei borghi l’8,3 per cento degli abitanti hanno una laurea, rispetto al 10,8 dei residenti nei comuni di pianura. Non è una distanza abissale. E nei borghi ci sono perfino più imprese, e quindi più lavoro, rispetto alla pianura: 86,7 ogni 1.000 abitanti rispetto a 84,7. Un dato molto sorprendente.
VANTAGGI DELLA VITA IN MONTAGNA
Ai dati del Censis, per valutare i vantaggi di un trasferimento in un borgo di montagna bisogna aggiungere altri fattori importanti. Il costo della vita è basso, mentre la qualità della vita è alta se non altissima. L’inquinamento inesistente e il consumo del suolo più che ragionevole: appena il 2,7 per cento rispetto al 9,7 per cento dei comuni non montani. La tecnologia ormai azzera la sindrome dell’isolamento e avvicina persone residenti a diverse latitudini. Inoltre, non è vero che i trasporti locali in Italia siano tutti scadenti. Ci sono diversi borghi che restano ben collegati e facilmente raggiungibili, dal centro cittadino più vicino, anche nel corso della stessa giornata.
Nei borghi, specie in montagna, si torna a respirare l’aria di comunità, la voglia di stare insieme, di non vivere da separati in casa. Risorse preziose per affrontare una fase così complicata della nostra vita di relazioni e di rapporti umani sempre più a rischio sfarinamento. Ovviamente tutto ciò diventa possibile se le politiche di ripopolamento dei borghi, che esistono in tutte le regioni italiane e non sono un’esclusiva né dell’Appennino emiliano-romagnolo né dell’area delle Dolomiti, ci siano ovunque e funzionino, e le persone inizino a considerare questa opportunità come una possibile scelta di vita.
COME CONTRIBUIRE AL RIPOPOLAMENTO DEI BORGHI:
- I borghi che tornano a vivere in Italia. Con agricoltura, turismo e ottimi incentivi
- Salvare i borghi, dopo la legge servono i soldi dei privati. Si facciano avanti, e non solo a parole…
- Un progetto fotografico itinerante per salvare i borghi dell’entroterra sardo (Foto)
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