INCIDENTI CAUSATI DAI SELFIE –
Saranno le indagini delle forze dell’ordine e della magistratura a stabilire se davvero due giovani trentenni, Silvia D’Ercole e Giuseppe Pirocchi, genitori di due figli di 5 e 8 anni, sono morti annegati nelle acque del fiume Orta per colpa di un selfie fatto nel momento più inopportuno. Ma c’è qualcosa che viene prima e dopo questa tragedia ancora da chiarire, ed è un qualcosa già evidente, su cui dobbiamo farci qualche domanda e trovare qualche rimedio: la strage dei selfie. Ovvero i ricorrenti incidenti mortali che si registrano per l’azzardo o semplicemente l’uso improprio dell’autoritratto con fotocamera digitale. Uno scatto tra due binari, mentre arriva un treno, affacciandosi da un balcone o da un parapetto e sfidando il vuoto. Qualcosa che ricorda molto da vicino, per le cause e per gli agghiaccianti interrogativi che apre, la strage degli smartphone, l’aumento esplosivo dei morti e dei feriti per incidenti stradali causati dalla smanettata sul web mentre si guida.
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RISCHI DEI SELFIE –
Incoscienza, irresponsabilità, stupidità. Follia, giovanile e senile. Metteteci le parole che volete, usate il dizionario che preferite, con il massimo rispetto per le vittime, ma alla fine arriverete sempre allo stesso punto: questa meravigliosa tecnologia, sempre più promettente e seducente, ci sta schiacciando, fino a ridurci a delle ombre, a dei fantasmi che reiterano gesti al di fuori della ragionevolezza e del più semplice buonsenso. Questo è il tema. Al quale si aggiungono due aspetti non proprio collaterali e niente affatto banali.
PER APPROFONDIRE: «Non siate schiavi del narcisismo» (David Brooks)
Primo punto: non ho nulla contro i selfie, e considerandoli soltanto per quello che rappresentano di più utile, immagini-ricordo da condividere grazie al web, sono perplesso di fronte a un narcisismo di massa che vorrebbe qualsiasi fotogramma di se stessi trasformato, come per magia, in qualcosa da mettere in mostra. Sono perplesso e credo che non ci siano codici, regolamenti, leggi, o altre cervellotiche idee simili, in grado di contenere questo fenomeno, frutto del tempo che stiamo vivendo. Mi resta la convinzione che solo grazie alla ragione, a qualche paradigma da declinare con più continuità (per esempio il rigetto dell’indifferenza), solo grazie al
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