In teoria, dovrebbero aiutare a bere più acqua. Una sorta di incentivo, dato dal gusto piacevole che trasmettono: sono gli insaporitori dell’acqua, diventati di gran moda tra i consumi che si auto-attribuiscono l’etichetta di prodotti sostenibili. Basta una bustina di uno di questi prodotti, da aggiungere alla bottiglia di acqua naturale o frizzante, e il gusto cambia: diventa alla pesca, alla cola, alla mela. Ma ci sono alcune obiezioni, non proprio irrilevanti rispetto all’uso, tra l’altro non a costo zero, di sostanze che danno un nuovo sapore all’acqua. E i dubbi riguardano ciò che contengono. Per esempio, come nel caso di alcuni prodotti della Bolero, gli acidificanti per la conservazione (acido citrico e malico) e le maltodestrine, che possono causare nausea e problemi gastrointestinali. Inoltre rilasciano glucosio, con un indice glicemico molto alto: di fatto, stiamo parlando di zuccheri. Altre sostanze degli insaporitori dell’acqua, sulle quali si addensano i dubbi e le perplessità, sono gli edulcoranti: anche in questo caso, il rischio è di vedere salire la glicemia e di avere problemi gastrointestinali. Come gli addensanti: dalla gomma di guar a quella arabica, che possono creare problemi al transito intestinale e generare casi di meteorismo.
A questo punto, premesso che la lettura delle etichette consente di individuare gli ingredienti degli insaporitori e capire quando le dosi sono sconsigliabili, c’è una domanda da farsi: ma se proprio facciamo fatica a bere acqua in quanto insapore, non è meglio pensare di aumentare led osi si succhi di frutta naturali, preparati in casa, e magari allungati con l’acqua? Ci sarebbe un enorme risparmio, e si eviterebbe lo spreco ci acquisti potenzialmente inutili e dannosi. Come nel caso di tanti integratori.
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