INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI IN ITALIA
Due minorenni picchiano a sangue un giovane di colore, e poi gonfi di bullismo razzista piazzano su Facebook il video con la loro bravata: un episodio, certo. Ma qualcosa di orribile, e di molto pericoloso per tutti, sta montando nell’universo dell’immigrazione in Italia. A forza di soffiare sul fuoco della paura, oppure di barricarci nel limbo delle anime belle buoniste, e con il contributo determinante del circolo vizioso media e web, pronti a gonfiare qualsiasi dettaglio pur di drammatizzare il problema epocale dell’immigrazione, si sta sedimentando una nuova violenza. Urbana e periferica, tra i giovani e nelle fasce di persone anziane, tra residenti vecchi e nuovi. Una violenza trasversale, insomma, irrazionale, quanto assurda, e cementata soltanto da un titolo: Basta immigrati. Di qualsiasi razza, di qualsiasi colore della pelle, di qualsiasi religione. Basta immigrati e basta stranieri, profughi o uomini e donne alla ricerca di una vita dignitosa, chissenefrega.
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ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE IMMIGRATI IN ITALIA
Questa violenza era, è e resterà sempre prima di un marchio infame, un gesto collettivo di stupidità, uno spreco della ragione, del buonsenso, e delle più elementari regole della convivenza e dei suoi valori. Uno, almeno uno, dei genitori dei due minorenni di Acqui Terme, che hanno pestato un ragazzo di colore mentre presentava domanda d’asilo, dovrebbe spiegare a questi ragazzi alcuni, semplici numeri, della verità sull’immigrazione in Italia. E liberarli così da luoghi comuni, o Grandi Bugie, che in parte sono ormai passati nell’opinione pubblica.
Primo: non è vero che siamo invasi dagli immigrati. Non sono, come credono la grande maggioranza degli italiani, quasi un terzo della popolazione, ma ne rappresentano soltanto l’8,3 per cento, per un totale di poco superiore ai 5 milioni. E in Europa siamo nella parte più bassa della classifica dei paesi con stranieri: siamo solo al 19esimo posto per numero di immigrati rispetto alla popolazione.
Secondo: non è vero che gli immigrati commettono più reati degli italiani. Questa balla è smentita da tutte le statistiche relative sia ai reati commessi sia ai detenuti in carcere: gli stranieri, tutti gli stranieri, sono il 32 per cento dei condannati. Tra l’altro, quando parliamo di popolazione straniera dobbiamo ricordare che la quota più alta di questi cittadini provengono dalla Romania (22 per cento) e sono donne (52 per cento). Quindi islam e dintorni vengono dopo, molto dopo.
Terzo: senza gli immigrati, e senza il parallelo dovere morale, civile e umano che abbiamo di salvare, sempre e comunque, vite umane, la tenuta del Paese sarebbe a serio rischio. Sono gli immigrati che tengono in piedi il sistema previdenziale, finanziato in modo determinante con il loro lavoro che contribuisce al pagamento di tante nostre pensioni. Sono loro, gli immigrati, che ci aiuteranno a uscire dal buio di una curva demografica che ha già trasformato l’Italia in un paese di vecchi e per vecchi, dove 100mila giovani, ogni anno, emigrano. E vogliamo parlare delle fabbriche, intere catene produttive e interi distretti, che girano grazie alla manodopera degli immigrati? O di intere attività agricole, dal pomodoro alla vendemmia dell’uva, che funzionano solo grazie alla manodopera straniera?
Credits: Ververidis Vasilis / Shutterstock.com
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COME COMBATTERE IL RAZZISMO
Svelate le bugie, ci sono poi le verità. L’immigrazione, quando non è governata, o peggio quando è abbandonata nelle mani di speculatori, imbroglioni, affaristi (vedi lo scandalo delle cooperative che gestiscono i fondi per l’accoglienza), scatena rabbia e suscita paura. È comprensibile e perfino giustificato. Quando in pieno centro a Roma, in un palazzo a due passi dalla stazione, vivono 800 persone, in gran parte africani, in condizioni sub-umane, pagando affitti in nero a non sappiamo quale banda di delinquenti (italiani?) e con un intero ceto politico che chiude gli occhi e finge di non vedere, diventa automatica, la reazione di una città dove intanto si è scatenata una sorta di guerriglia civile tra residenti e stranieri con sullo sfondo la «caccia all’immigrato». Fatti assurdi per Roma, capitale d’Italia e dell’accoglienza, una metropoli cresciuta sull’inclusione (i romani quasi non esistono, e la popolazione di fatto è formata da italiani emigrati nei decenni da altre regioni), Roma città di un Papa che ci ricorda ogni giorno il nostro dovere di uomini nel rifiutare la morte e lo scarto delle persone.
Così, altra verità, è evidente che specie in un periodo nella quale il vento della Grande Crisi, ovvero di un cambio d’epoca, continua a soffiare, non abbiamo la possibilità di accogliere tutti, sempre e dovunque. Chi lo nega, iscrivendosi al partito dei buonisti (altri raccattatori di voti a buon mercato, dal versante opposto della paura) a oltranza, o è in malafede oppure è semplicemente un ignorante. Piuttosto, il lavoro serio e delicato da fare, con la buona integrazione, è quello di contenere i flussi (collaborando con i paesi da dove partono gli immigrati) e di essere efficaci e veloci nei rimpatri, specie per gli immigrati a rischio collusioni con la feroce macchina della propaganda e del reclutamento jihadista.
Il percorso che ci aspetta, e non sarà breve, dovrà snodarsi tra queste due strade parallele: le bugie e le verità sull’immigrazione, i fatti e le speculazioni (per una manciata di voti o di visibilità) parolaie. Il sacrosanto e intangibile diritto alla sicurezza e il sacrosanto dovere dell’accoglienza. Questa strada gli italiani la conoscono bene e la stanno percorrendo in silenzio, e con la loro straordinaria capacità di adattarsi, da tempo, molto tempo. Siamo circondati, da Nord a Sud, dal Trentino Alto-Adige alla Sicilia, di migliaia e migliaia di casi di buona integrazione, di scuole dove gli stranieri studiano e si formano come gli italiani, di quartieri dove accoglienza e solidarietà sono ormai nel dna di tutti i residenti, di tutte le razze e di tutte le popolazioni. È un’Italia che raccontiamo poco e che facciamo perfino fatica a riconoscere. Ma per fortuna esiste. E questo sito continuerà, anche attraverso piccole ma significative storie, a farla conoscere a tutti. Magari per imitarla.
Credits immagine di copertina: Nicolas Economou / Shutterstock.com
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