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INTELLIGENZA DELLE PIANTE
L’intelligenza delle piante è sempre più al centro di studi e ricerche che ne confermano la portata e scoprono nuove sorprese. Premessa: se per intelligenza, si intende ciò che serve, fino a essere determinante, per risolvere i problemi, e la definizione ci sembra corretta, allora possiamo dire che le piante, tutte le piante, sono intelligenti. Molto intelligenti: un motivo in più per non sprecarle e semmai per valorizzarle. “Le piante sono un modello così differente dagli altri, che, al suo confronto, tutte le forme aliene immaginate nei film di fantascienza, sono soltanto simpatiche fantasie da ragazzini” scrive il neurobiologo Stefano Mancuso, in un libro intitolato Plant Revolution (edizioni Giunti) che arriva a definire, con una quantità impressionante di storie e di particolari, il ruolo centrale del mondo vegetale nel futuro di un pianeta più sostenibile e meno distruttivo rispetto alle sue risorse naturali, all’ambiente e alla qualità della vita. Grazie alla loro parte sotterranea, alle loro radici e non solo, gli alberi, per esempio, sono in grado di valutare con molta precisione tutte le caratteristiche di un territorio. E da qui la loro funzione diventa strategica, proprio a protezione di quel territorio.
COME PENSANO LE PIANTE
Le piante ponsano. La ricerca scientifica sta attraversando una nuova frontiera, con molte sorprese, per approfondire la linea di confine tra il regno animale e quello vegetale. Ecco un esempio, le piante mostrano una straordinaria capacità di sentire e di reagire alle diverse variabili ambientali: la luce, l’acqua, la temperatura, la struttura e le sostanze tossiche del terreno, i microbi. Così alcuni scienziati hanno scoperto che la punta delle radici delle piante, oltre a sentire l’umidità e la gravità del terreno, percepisce anche i segnali chimici in arrivo da altre piante, vicine. E quando si accorgono che stanno per incontrare un ostacolo insuperabile o una sostanza tossica, allora cambiano strada prima di entrarci in contatto. Il pensiero le spinge verso una forma di sopravvivenza e di autoprotezione.
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Alla Scuola sant’Anna di Pisa è stata studiata, sempre a proposito dell’intelligenza delle piante, la reazione in caso di scarsa luce, quando ad esempio la giornata è nuvolosa. In questo caso la fotosintesi produce pochi zuccheri e questo crea un problema, molto rischioso per la stessa sopravvivenza, nel metabolismo della pianta. E allora come reagisce? Semplicemente interrompendo la produzione di ormoni per la crescita, e quindi risparmiando consumo di zucchero, e preferendo concentrare il poco zucchero ricevuto per la difesa dalle malattie. È come se la pianta, attraverso l’elaborazione di un pensiero, scegliesse la difesa della vita tra la possibilità di interrompere la sua crescita e quella di non ammalarsi. E l’intelligenza la trascina verso la prima opzione.
ODORI EMANATI DALLE PIANTE
Infine, la ricerca si sta spingendo verso lo studio degli odori emanati dalle piante. La domanda è questa: sono casuali, o hanno un significato? Il profumo del gelsomino, del basilico, dell’erba appena tagliata che ci sembra così dolce, è l’equivalente chimico di un urlo? La risposta di una parte degli scienziati è sì, le piante reagiscono all’uomo che distrugge il loro habitat naturale. Anche con l’odore. Quando sono minacciate rilasciano specifici composti chimici volatili per avvertire gli esemplari della stessa specie.
COME PARLANO LE PIANTE PER AVVERTIRE DI UN PERICOLO
Le piante, anche in caso di pericolo, non comunicano con le parole ma rilasciando delle specifiche sostanze chimiche, grazie alle quali avvertono le altre piante della minaccia. Succede soprattutto in caso di attacco da parte di parassiti, agenti patogeni e determinati insetti. Questa forma di comunicazione è chiamata “a canale aperto” e rappresenta una valida forma di difesa contro eventuali aggressori esterni.
COME SENTONO LE PIANTE
Le piante sono in grado di ascoltarci? Al momento non esistono prove scientifiche in grado di dimostrarlo, ma diversi esperimenti condotti nel corso del tempo hanno tentato di dimostrare che capiscono le nostre parole, venendone influenzate in modo positivo o negativo.
Tutte teorie non convalidate a livello scientifico. Ciò che invece non si esclude è che le piante abbiano dei recettori meccanici in grado di captare alcune vibrazioni. Come ha dimostrato un esperimento condotto su piante di pisello dall’Università dell’Australia occidentale, scoprendo che le loro radici riescono a captare le vibrazioni derivanti da fonti di tipo idrico.
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