Chi lo ha conosciuto, parla di lui come di un uomo intelligente, franco e sincero, che non aveva mai paura di alzare la voce davanti alle ingiustizie, quando qualcosa non gli andava giù, al punto di guadagnarsi l’appellativo di burbero e irascibile. Eppure, c’è chi è disposto a giurare che Jaime Monge, leader ambientalista assassinato a 62 anni in una Colombia spietata per chi mette le mani negli affari sporchi dei criminali e dei narcotrafficanti, fosse un uomo buono, profondamente innamorato della natura e di quel particolare pezzetto di terra, il Parco Nazionale Farallones.
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JAIME MONGE AMBIENTALISTA ASSASSINATO
Da 25 anni, fino al giorno di agosto del 2020 in cui un colpo di pistola ha messo fine alla sua vita, Jaime Monge si era dedicato alla sua fattoria-comune, Pachamama, nel distretto di Villacarmelo, a 15 minuti di macchina da Cali, principale centro economico, industriale e finanziario della Colombia sud-ovest. Uno di quei paradisi che per molti anni ha affrontato l”assalto” umano della gentrificazione, ma che poi, dopo poco, è tornato alla sua calma naturale: i contadini sono tornati a coltivare in pace la loro terra, e la zona, nei pressi del bellissimo Parco Nazionale Farallones, ha cominciato ad essere meta turistica. Le sue cascate e i paesaggi sono diventati famosi, fotografati e conosciuti, destinatari di progetti di ecoturismo che promuovessero un turismo lento e rispettoso della natura. Era proprio questo su cui Monge stava lavorando, fondando la sua Pachamama per tutelare il territorio dove abitava e che aveva sognato di abitare, ma, al contempo, per offrire uno sviluppo diverso alla zona: negli ultimi anni si era dedicato anima e corpo, tra le altre battaglie, alla difesa del fiume Meléndez, uno dei sette bacini che forniscono acqua al capoluogo della Valle.
Turisti e studenti sono passati a Pachamama per trascorrere qualche giorno nei capanni della zona, per campeggiare o per fare passeggiate ecologiche, di cui Don Jaime, come in molti lo chiamavano, era la guida. Durante le escursioni verso le bellissime cascate, parlava con tutti dell’importanza delle risorse naturali della zona.
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LEADER AMBIENTALISTA JAIME MONGE
Se le autorità brancolano ancora nel buio per il suo assassinio, un colpo di pistola alla schiena mentre passeggiava nei pressi della fattoria guardando i “suoi” alberi,è facile ipotizzare che, in quel territorio, il sangue degli ambientalisti abbia ricominciato a scorrere sin dal maggio scorso, quando il professor Jorge Enrique Oramas, settantenne leader dei movimenti ambientalisti del distretto, è stato colpito in casa sua da un fucile, più o meno con la stessa modalità dell’omicidio Monge e apparentemente senza un movente.
Condivideva con Jaime la battaglia per la salvaguardia del Farallones, colpito, come afferma la direttrice del parco, Claudia Sandoval, in un’intervista al quotidiano El Tiempo, da una situazione di estrazione e occupazione illegale che danneggia notevolmente gli ecosistemi. Nel 2020, con il sostegno dell’esercito, sono stati smantellati diversi campi illegali e sono state catturate 25 persone che svolgevano attività legate all’estrazione illegale all’interno dell’area protetta. Jaime, secondo suo figlio, era assolutamente contrario sia a queste attività che alla privatizzazione delle cascate, dei sentieri, o della natura in generale.
JAIME MONGE COLOMBIA
Con molta evidenza, Jorge e Jaime sono morti a causa dell’amore per quei territori dove abitavano, come testimonia il figlio di Jaime, Andrés, 33 anni, nella stessa intervista: «Mio padre mi ha detto nelle ultime settimane che sentiva che lo avrebbero ucciso, ma non mi ha mai detto se lo avevano minacciato o cosa, solo quello – dice – Pensavo solo che fosse stanco. Non avrei mai pensato che sarebbe successo». E d’altronde, in Colombia essere un difensore della natura è motivo sufficiente perché la propria vita sia appesa a un filo: con la cifra agghiacciante di 64 morti assassinati per questioni ambientali nel 2019, secondo il rapporto Defending Tomorrow della ONG britannica Global Witness, la Colombia si aggiudica il vergognoso primato di ambientalisti assassinati.
(Immagine in evidenza tratta dal quotidiano El Colombiano // Photocredits: Diana Defensora)
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