Simona De Santis
L’iniziativa all’ex tecnico Vallauri. «Così insegniamo come si produce energia e si spreca di meno». In due ore si può coprire il consumo medio giornaliero di una casa
L’hanno fatto anche gli occupanti di Zuccotti Park quando, qualche giorno fa, la polizia newyorkese li ha sgomberati sequestrando loro i generatori dell’energia elettrica: gli indignati di «Occupy Wall Street» hanno cominciato a pedalare. Principio cardine: il movimento di un corpo applicato ad una dinamo può produrre energia elettrica. E a Roma c’è una scuola che ha fatto dell’energia cinetica una cardine di studio (e di vita).
Merito di un architetto-professore, Oscar Santilli, che ha messo in piedi – anzi in movimento – la prima «scuola a pedali» della Capitale, l’istituto tecnico Vallauri (oggi, insieme al Verrazzano, istituto d’istruzione superiore «Enzo Ferrari»). Diciotto postazioni – formate da 8 spinning bike collegate a una dinamo, otto dinamo a manovella e due rulli liberi (simili a quelli che utilizzano i ciclisti professionisti per allenarsi) dove collocare la propria bicicletta – costituiscono l’equipaggiamento della sala dedicata alla produzione d’energia. Un sistema che funziona grazie a un allestimento hardware – elaborato da un ex studente del Vallauri, Luca Viducci – in grado di quantificare quanti chilowattora di energia vengono prodotti da ogni singola bicicletta.
«A scuola si produce conoscenza – spiega Oscar Santilli – ed è questo il senso del progetto: così cresce nei giovani la consapevolezza che l’energia non va sprecata e si quantifica su se stessi lo sforzo necessario per accumulare un solo chilowattora».
Accanto alle biciclette c’è una colonnina dove lo studente può inserire una «tessera dei crediti energetici», dotata di un chip elettronico che registra quanti chilowattora si hanno all’attivo. «Ogni studente ha a disposizione 15 minuti al giorno – aggiunge Santilli -. Il credito acquisito può essere speso in attività didattiche (una proiezione in classe).
E, alla fine, i «wattora "pedalati" e consumati in modo virtuoso sono premiati con ingressi al cinema, allo stadio, libri o musica in rete». Il progetto è esteso a insegnanti, bidelli, genitori (e amici dei genitori) che possono diventare «donatori di chilowattora». Per intendersi: in un’ora di pedalata è possibile generare 100 watt di energia. «Se facciamo lavorare la sala per un’ora copriamo metà del consumo medio giornaliero di una abitazione», spiega Santilli.
Ed è così che la «scuola a pedali» stimola «ragionamenti virtuosi». «Andando a lezione in motorino, ad esempio – continua -, mettendo un litro di benzina, consumo una quantità di energia pari a 72 ore di pedalate. I ragazzi ora lo sanno, e qualcuno sceglierà di venire in bus o in bicicletta». Con un vantaggio: chi raggiunge via Grottaferrata in sella alle due ruote ecologiche, e le posiziona su uno dei due rulli della sala dell’energia, accumula un credito triplo rispetto agli altri.
Il progetto è stato finanziato dalla Provincia di Roma. L’obiettivo di Oscar Santilli è ora quello di diffondere la best practice in altre scuole. «Non è necessario avere 18 bici, ne bastano 3 o 4 – sottolinea l’architetto -. Le applicazioni sono infinite. Si potrebbero scambiare i wattora via internet: un Comune decide di accendere l’albero di Natale mutuando i "wattora pedalati" dagli studenti del Vallauri, in cambio di un ingresso a una mostra. O un commerciante che allestisce una "vetrina ecologica" spiega che la stessa resta accesa grazie alle pedalate della scuola, e gli studenti potrebbero ricevere degli sconti-wattora».
Succede già nella Grande Mela (con i bici-bar che autoproducono energia), a Londra (con il progetto cycle in cinema: si pedala durante il film) e a Copenaghen dove, in un noto albergo, pedalando si ottiene una cena gratis: «Spero – conclude Oscar Santilli – che da noi sia solo l’inizio».
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