La scuola di polizia non ha allievi, ma costa

La sproporzione sta tutta nei numeri: un milione di euro all’anno pagati dallo Stato per 5 istruttori di Polizia, 13 cavalli, nemmeno un allievo. Questa al momento la situazione della Scuola di polizia a cavallo della Sardegna, l’unica nell’isola, la seconda in Italia dopo quella di Roma. Uno sperpero di denaro pubblico che va a […]

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La sproporzione sta tutta nei numeri: un milione di euro all’anno pagati dallo Stato per 5 istruttori di Polizia, 13 cavalli, nemmeno un allievo. Questa al momento la situazione della Scuola di polizia a cavallo della Sardegna, l’unica nell’isola, la seconda in Italia dopo quella di Roma. Uno sperpero di denaro pubblico che va a braccetto con il sogno infranto dei posti di lavoro promessi. L’ennesima grande incompiuta: avrebbe dovuto assicurare la presenza dello Stato in una delle zone del Sassarese, il Goceano, a più alta incidenza criminale, terra di attentati a sindaci e amministratori locali. Nove comuni, 12mila abitanti divisi da girotondi di strade, che hanno creduto nella previsione degli 80 posti di lavoro più l’indotto, messi addirittura nero su bianco da un decreto ministeriale del 2009. Con uno sponsor d’eccezione: l’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu. Per l’ennesima cattedrale nel deserto sono stati ceduti a uso gratuito per 30 anni 24 ettari di foresta di alto pregio: querce e roverelle dove si trovano impianti e strutture restaurate anche con i soldi europei del “Pon”, il Programma operativo nazionale “sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia” . Una spesa di 15 milioni di euro, di cui 5,2 presi della Comunità europea per “correggere” gli squilibri economici regionali. Ma così non è stato: le uniche buste paga sono quelle della piccola cooperativa che prepara ogni giorno i pasti (a sei euro lordi) per le cinque persone. E già da tempo sono tutti scontenti: sindaci, sindacato e politici locali. Con la minaccia della sanzione europea: senza risultati quei soldi potrebbero esser richiesti indietro.

Le promesse mancate. L’ultima denuncia è quella dei consiglieri regionali di Sel, Luciano Uras, Carlo Sechi, Giorgio Cugusi e il neo-vendoliano Daniele Cocco. Oggi è stata presentata una interpellanza all’assessore agli Enti locali e al presidente della Regione. ”I nostri comuni – ha spiegato Cocco, ex sindaco di Bottida e ora consigliere comunale – hanno messo gratuitamente a disposizione dello Stato una delle zone paesaggistiche più belle della Sardegna. Ci sono stati lavori per ristrutturare i locali adibiti per la scuola, con 15 milioni di euro ed un appalto un po’ strano affidato direttamente dal ministero e senza che venissero coinvolti lavoratori del posto. Prima la Giunta Soru e poi quella Cappellacci trasferirono la manutenzione dei cavalli del compendio ad enti e agenzie regionali (Agris ed Ente foreste) e poiché la finanziaria aveva bloccato il turn over occupazionale, non ci furono nuove assunzioni”. Per Uras siamo di fronte all’ennesimo “atto di prepotenza dello Stato, un territorio è stato di fatto ceduto senza che ci fosse un ritorno in termini di sicurezza e di natura economica per gli abitanti”. In un territorio che sfiora il 50 per cento di disoccupazione i pochi posti di lavoro sono quelli dei cantieri forestali di rimboschimento.

Gli investimenti. I sindaci dei piccoli paesi hanno creduto nella Scuola tanto che nel 2005 hanno formato 27 ragazzi, da tutti i nove comuni, per essere immediatamente assunti. Si trattava in gran parte di artieri ippici. “Eppure – dice il sindaco di Burgos, Tore Arras – di tecnici pronti ne avevamo già 70. Persone che lavorano con professionalità in tutta Italia”.

La storia. La scuola è stata voluta in modo prepotente dall’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu. L’idea è nata nel 2004, anno in cui per un attentato muore il padre del sindaco di Burgos, Pino Tilocca (Prc). Si rendeva necessaria la presenza dello Stato laddove lo Stato è molto distante: con il compromesso delle ricadute occupazionali e del presidio delle forze dell’ordine si intendeva risarcire il territorio. Sono stati anni di progetti sulla carta e lavori intervallati da altri attentati e minacce agli amministratori locali, fino all’inaugurazione in pompa magna un anno fa, marzo del 2011, in cui si è consumata l’ennesima gaffe. Per l’occasione, infatti, i vertici della Polizia si sono “scordati” di invitare i primi cittadini e le giunte locali, tranne uno di rappresentanza. Una scortesia che non è passata inosservata e ha alimentato polemiche.

Il paradosso. In due anni e mezzo la Scuola di Foresta Burgos ha formato undici cavalieri e le campagne del Goceano continuano a non essere presidiate. Spiega infatti Francesco Genova, segretario provinciale della Silp Cgil: “Non si tratta di un presidio vero e proprio di polizia, ma di una sorta di satellite rispetto alle nostre sedi”. Tra l’altro è un centro interforze con personale della Polizia penitenziaria e agenti della Forestale, in tutto qualche decina che vivono a 60 chilometri da Sassari. “Si cerca di farla funzionare per dare una minima giustificazione e così mandano qui gli agenti da Roma dove c’è un centro di eccellenza e grandi competenze. Ma è una forzatura”. Gli stessi cavalli anglo-arabi-sardi hanno un’indole poco docile e ci sono stati alcuni incidenti, anche gravi. Così il malcontento dilaga, anche per le spese di mantenimento: “Un paradosso politico, quasi un capriccio- dice ancora Genova- perché se si pensa allo stato attuale della Polizia la spesa di un milione di euro all’anno per formare finora 11 agenti è folle”.
 

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