La Catastrofe arriva sempre in compagnia delle più macabre coincidenze. Genova, l’Italia, tutti noi, siamo sconvolti di fronte a sette morti, tra i quali due bambini, vittime di una grande città che viene sommersa dall’acqua e dal fango, con interi quartieri che diventano giganteschi acquitrini. Una tragedia che ricorda molto da vicino la terribile alluvione che devastò Firenze esattamente 45 anni fa: era il 4 novembre del 1966 e proprio ieri a Genova, ecco il gioco infame delle coincidenze, si ricordavano i morti di quella giornata entrata nelle pagine più nere della storia nazionale. I devastanti cambiamenti climatici, il mistero della rabbia incosciente della Natura, l’imprevedibile che neanche il migliore esperto del mondo può prevedere: tutto vero. Ma oggi, a distanza di quasi mezzo secolo dal lutto di Firenze, non possiamo ignorare la realtà di un Paese che in questo arco di tempo é cresciuto, dal punto di vista della devastazione del territorio, al ritmo di 203 abusi edilizi al giorno, 74mila all’anno. Non possiamo fingere di non sapere che in Italia la parola manutenzione, innanzitutto delle città, é stata cancellata da anni, tanti e troppi anni, di amministrazioni pubbliche indifferenti a questo fondamentale diritto-dovere di chi ha una responsabilità di governo. Senza cedere neanche un dito al catastrofismo o alla previsioni più allarmanti noi cittadini dobbiamo essere consapevoli di vivere in luoghi meravigliosi, come la città di Genova, ma ad altissimo rischio per un’alluvione, per una pioggia forsennata, per qualche torrente o fiume che straripa o semplicemnte per una strada che sprofonda. Manutenzione del territorio é anche prevenzione. Il governo, e non soltanto quello attuale, non ha la forza e la capacità di considerare i fondi destinati a questa voce come intoccabili, anche in condizioni finanziarie complesse e con un debito pubblico che ci portiamo addossso come una croce. I sindaci, e non soltanto quelli di oggi, non hanno avuto il coraggio di spendere, sempre e comunque, i soldi che servono per conservare in condizioni decenti, non diciamo ottime, il loro territorio di riferimento. E la Catastrofe, purtroppo, arriva puntuale a ricordarci che in 45 anni di vita nazionale abbiamo peggiorato, e di molto, territorio, centri urbani, colline e montagne. A questo punto resta solo un piccolo spiraglio di luce in tanto buio: vedremo a Genova, già nelle prossime ore, i volti di tanti cittadini, spesso giovani ma anche molto anziani, che si lanceranno nelle fiamme della Catastrofe per aiutare e salvare altri uomini, altre donne, altri bambini. Sono e saranno loro la parte migliore di questo sciagurato Paese: 45 anni fa a Firenze, furono chiamati angeli. Ecco: gli angeli sono tornati e per nostra fortuna non ci lasciano mai.
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