In un Paese che non riesce a crescere e che ha un livello record di pressione fiscale, l’obiettivo principe, quando si mette mano al sistema tributario, non può che essere la riduzione del peso complessivo delle imposte. Tanto più che il premier Silvio Berlusconi ha dato impulso, e ha rilanciato negli anni, la sua fortuna politica proprio su questa promessa. L’Italia, tuttavia, ha il debito pubblico che ha e i vincoli del Patto di stabilità che si è data con i partner europei. Il rigore, dunque, è una necessità prima che una scelta.
Questo non vuol dire, però, che sul fisco niente si possa fare. La zavorra che grava sui contribuenti, infatti, non è costituita solo dal valore percentuale del reddito da pagare. C’è una complessità e una eterogeneità degli adempimenti fiscali che è una parte essenziale del problema. Così come è un problema la moltiplicazione degli strumenti di detrazione e deduzione che rendono, parola del ministro Tremonti, l’albero del fisco italiano sempre più storto. Raddrizzare quel sistema è dunque un primo passo importante. Al ministero, così come all’Agenzia delle Entrate, si sta accelerando per centrare l’obiettivo. È una riforma a costo zero. Difficile, complessa, ma possibile. Va realizzata. Senza dimenticare l’obiettivo più ambizioso: abbassare la pressione fiscale.
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