In una scuola di Mantova si allevano larve che mangiano la plastica. E la smaltiscono

Un progetto innovativo che alleva larve di camola del miele con un mangime a base di plastica. Che, così, viene smaltita e biodegradata in modo circolare e non sprecone, riusando anche la seta prodotta

larve che mangiano la plastica

Da sempre l’uomo usa dei microrganismi per fare il pane e il vino, e favorisce l’incrocio tra piante ed animali per un loro miglioramento genetico, con l’obiettivo di migliorare la propria condizione di vita. Oggi, poi, si parla di rivoluzione biotecnologica, in quanto la biotecnologia sta avendo un enorme impatto in vari settori, primo tra tutti il trattamento dei rifiuti, in particolare dei derivati plastici.

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LARVE CHE MANGIANO LA PLASTICA

I primi a studiare l’applicabilità della biotecnologia nel riciclo dei rifiuti sono stati alcuni ricercatori dell’Università della Cantabria a Santander, in Spagna, e dell’Università di Cambridge, in Gran Bretagna, che hanno firmato un articolo su Current Biology in cui sostengono che una larva, la Galleria Mellonella, è in grado di ingerire la plastica e di “biodegradarla”, grazie ad alcuni enzimi della digestione.

La larva della farfalla Galleria mellonella, che in natura infesta gli alveari nutrendosi di cera, è nota ai pescatori e agli appassionati di pesca, in quanto è una delle esche vive più usate, ed è conosciuta con il nome di camola del miele o tarma della cera.

La scoperta è avvenuta per caso, quando i ricercatori e le ricercatrici che le custodivano ai fini di studio, hanno notato che i sacchetti di plastica che contenevano le larve erano costellati di fori: nel giro di poche ore l’insetto aveva intaccato la massa plastica.

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LARVE MANGIA-PLASTICA

Proprio a partire da questo principio, due chimici appassionati, il professor Mauro Grandi e la professoressa Monica Valli hanno deciso di portare l’intuizione nelle aule di scuola, dando vita a un vero e proprio allevamento di camole del miele che ha, in estrema sintesi, l’obiettivo di collaudare un sistema di degradazione della plastica rendendola cibo per larve. Larve che, poi, produrranno bozzoli in seta, tessuto di cui si può ipotizzare la filabilità.

Il progetto è stato sviluppato all’Istituto Superiore Enrico Fermi di Mantova, proiettandolo nel futuro, soprattutto nel campo della moda e delle start-up di biotecnologia, unendo lo studio alle successive applicazioni professionali. La seta 2.0, quindi, nasce nell’ambito di un progetto di riciclo che punta allo smaltimento biotecnologico della plastica, e i ragazzi che collaborano a questo progetto, gli studenti e le studentesse del Fermi, si dedicano ad ogni aspetto dell’esperimento.
A partire dalla “casina delle larve”, incubatrice delle larve di camole del miele che hanno progettato, studiando e considerando le condizioni ottimali di buio, umidità e temperatura per la loro nascita, la loro crescita e la successiva riproduzione.

INSETTI MANGIA-PLASTICA ISTITUTO FERMI MANTOVA

Il prototipo dell’incubatrice è attualmente studiato per poter essere riprodotto in scala, per eventualmente soddisfare la necessità di ripetere la sperimentazione. Studiato in modo da favorire la nutrizione e lo sviluppo delle larve, è il fulcro del progetto dell’istituto superiore, poiché grazie a tale impianto la plastica, che diventa il mangime della galleria mellonella, può essere biodegradato grazie al lavoro digestivo delle larve stesse.

Un metodo di riciclo coraggioso, sostenibile e innovativo che punta a essere completamente circolare: le larve non solo smaltiscono la plastica mangiandola, ma producono seta che verrà filata e diventerà tessuto, da utilizzare grazie a una partnership con alcune case di moda della zona del milanese.

Gli sviluppi futuri del progetto, poi, sono ancora più interessanti: prima di tutto cercare e studiare ulteriori materiali da smaltire con efficienza grazie alle larve, ma anche nuove applicazioni pratiche della scoperta, non solo nella filiera del tessile.

Molte sono state le attestazioni di stima verso il progetto dell’istituto mantovano, a partire da un viaggio negli Stati Uniti, vinto dalle studentesse e dagli studenti, per presentare l’idea nella contea di New York davanti a un apposito comitato scientifico, nell’ambito della manifestazione Genius Olympiad di Oswego.

(Video a corredo del testo di proprietà della Gazzetta di Mantova, copyright Gedi Visual per Gazzetta di Mantova)

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