L’auto elettrica piace agli italiani

Olivier Chaloui, californiano, fondatore di Fanhattan, società attiva nelle tivù su Internet. Mark Goodier, nato in Rhodesia (l’attuale Zimbabwe) e cresciuto in Gran Bretagna, disc-jockey e presentatore televisivo. Sono, rispettivamente, il primo in assoluto e il primo in Europa, a essersi comprati una Nissan Leaf, l’unica vettura elettrica al mondo già pronta per il mercato […]

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Olivier Chaloui, californiano, fondatore di Fanhattan, società attiva nelle tivù su Internet. Mark Goodier, nato in Rhodesia (l’attuale Zimbabwe) e cresciuto in Gran Bretagna, disc-jockey e presentatore televisivo. Sono, rispettivamente, il primo in assoluto e il primo in Europa, a essersi comprati una Nissan Leaf, l’unica vettura elettrica al mondo già pronta per il mercato di massa. Entrambi hanno beneficiato di un notevole sconto. Perché negli Stati Uniti e in Inghilterra, come in tanti altri paesi, già funzionano massicci piani di sostegno governativo per spingere all’acquisto e all’uso delle auto elettriche. Tanti, quasi tutti in Occidente, ma non l’Italia. Dove l’interesse dei potenziali acquirenti abbonda, ma manca il propellente fondamentale per far uscire dalla gabbia della nicchia l’auto a emissioni zero: l’aiuto pubblico. «Dateci le colonnine per fare il pieno, s la possibilità di scelta tra un po’ di modelli e, soprattutto, un bell’incentivo, e sull’auto elettrica ci buttiamo a pesce». Così la pensano gli automobilisti di mezzo mondo, almeno secondo uno studio della società di consulenza Accenture, che ha intervistato 7 mila persone in 13 Paesi. L’attrazione è forte anche dalle nostre parti: il 24,1 per cento del campione italiano del report di Accenture si dice disposto ad acquistare una vettura a emissioni zero, contro il 17,4 per cento a livello mondiale. Ma l’amore per l’ambiente non basta per passare a vetture che costano molto di più rispetto agli equivalenti modelli a benzina o a gasolio, con autonomia modesta e che non è facile ricaricare per la scarsissima presenza di colonnine. Dopo la discesa in campo di Angela Merkel, che ha annunciato 2 miliardi di euro di investimenti (con vantaggi fiscali e tassi agevolati per chi compra una macchina elettrica, niente bollo per dieci anni, la possibilità di viaggiare sulle corsie preferenziali e parcheggi gratuiti), l’Italia resta il fanalino di coda, tra le nazioni di peso, in quanto a stimoli pro-auto elettrica. «Brilla per la sua assenza e ha una posizione sempre più difficile da comprendere», sottolinea Gianni Filipponi, direttore generale dell’Unrae, l’unione degli importatori di auto estere. Sul tappeto ci sono diversi disegni di legge ma anche i più ottimisti temono che non ci saranno significative novità almeno per un annetto. In Italia, d’altronde, la lobby dell’auto non ha mai battuto troppo su questo tasto. Forse perché la Fiat, sostiene più d’un osservatore, non ha finora ritenuto economicamente interessante investire sull’auto elettrica. Così la Nissan, che insieme agli alleati di Renault è tra le più impegnate sull’elettrica, ha messo l’Italia in coda ai propri programmi. Dopo aver iniziato a proporre la sua Leaf negli Usa a fine 2010, l’ha già fatta debuttare quasi ovunque in Europa, Spagna compresa. In Italia invece le prenotazioni cominceranno a ottobre, e le prime consegne nei primi mesi del 2012. In America entro la fine del 2011 ne saranno già state consegnate 20 mila, e 6 mila in Giappone. In vendita, da noi, ci sono da qualche mese le tre gemelline nippo-francesi – Mitsubishi iMiev, Citroen C-Zero e Peugeot iOn – ma, senza sconto di Stato, i 36 mila euro abbondanti per la piccola citycar sembrano troppi. Alla Mitsubishi sono tuttavia ottimisti: «Abbiamo già 18 concessionari entusiasti e il numero è destinato a crescere». Da giugno 2009, al mondo sono state vendute 5.600 iMiev, di cui 1.300 in Europa e una ventina in Italia. Ancora nessun privato se l’è comprata, ma è questione di giorni, giurano alla Mitsubishi. Anche la Renault scalda i motori. Tra novembre 2011 e giugno 2012 ben quattro veicoli elettrici saranno liberamente acquistabili: il furgoncino Kangoo (a 20 mila euro), la berlina Fluence (27.200 euro), la minuscola Twizy (da 7 mila a 8.500 euro) e infine la Zoe. Per tutte, si pagherà un canone di noleggio mensile perle batterie, compreso tra i 45 e i 79 euro. Diverso il discorso dei progetti-pilota, che vedono g affiancati produttori di veicoli e fornitori di energia: quello di Enel e Smart a Roma, Milano e Pisa (a regime, cento auto noleggiate da privati, che spendono 505 euro al mese per quattro anni, elettricità compresa) e quello di A2A e Renault a Brescia e Milano, orientato all’utente pubblico (ex municipalizzate) e alle aziende. Un buon allenamento, specie per i distributori di energia.

«Ci serve per imparare a risolvere i problemi legati all’installazione delle colonnine nei condomini e per capire dove e quanto ricarica l’utente., spiega Andrea Valcalda dell’Enel. A Parma partirà invece nei prossimi mesi il primo piano di incentivi locali già deliberato ufficialmente. Si chiama Zec, Zero emission city, e impiegherà parte dei quattrini inizialmente destinati alla metropolitana (poi saltata). Cento privati godranno di sconti fino a un massimo di 6 mila euro sui canoni di noleggio. Ci vorrebbero mille idee così, per avviare l’era dell’auto che non inquina. Dal sondaggio di Accenture, emerge che, per comprare davvero un’auto elettrica, il 53 per cento degli interessati vuole infatti sovvenzioni o esenzioni fiscali per coprire il costo aggiuntivo di un veicolo elettrico rispetto a una macchina convenzionale. Sarebbe bello se governo e sedicenti guidatori ambientalisti s’incontrassero a metà strada.

 

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