Le 100 aziende a misura di dipendente

UNA PALESTRA di 20.000 metri quadrati, baby sitting nel periodo scolastico e campi estivi per i figli dei dipendenti, un salone di bellezza e persino il servizio di lavaggio per l’automobile: sono alcuni dei benefit offerti ai propri lavoratori da SAS, azienda che produce software per i sistemi operativi aziendali, con sede a Cary, nel […]

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UNA PALESTRA di 20.000 metri quadrati, baby sitting nel periodo scolastico e campi estivi per i figli dei dipendenti, un salone di bellezza e persino il servizio di lavaggio per l’automobile: sono alcuni dei benefit offerti ai propri lavoratori da SAS, azienda che produce software per i sistemi operativi aziendali, con sede a Cary, nel North Carolina, al primo posto nella classifica delle 100 migliori aziende nelle quali lavorare negli Stati Uniti, pubblicata da Fortune 1. SAS era al primo posto già nel 2010 e, a detta dei dipendenti intervistati dalla rivista americana, non svetta solo per stipendi e benefit, ma anche per il concreto sostegno che offre ai propri dipendenti in ogni momento della vita. Caroline Brickley racconta, per esempio, come sia stata aiutata nei lunghi mesi impiegati per ottenere l’adozione di un bambino russo: il suo posto di lavoro non è mai stato messo in discussione, l’azienda l’ha sostenuta prima, durante (con il baby sitting) e dopo, permettendole di adottare anche i fratelli di quel primo figlio.

Sono racconti che ricorrono nelle interviste ai dipendenti delle cento aziende della classifica di Fortune. C’è chi ricorda i soldi ricevuti dall’azienda quando la casa è andata a fuoco (nonostante l’assicurazione coprisse ampiamente i danni), oppure il lungo periodo concesso dal datore di lavoro per stare con il marito, gravemente malato.

In un periodo in cui il lavoro non solo scarseggia, ma sono

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messi in discussione diritti fondamentali che i lavoratori da tempo consideravano acquisiti, come lo sciopero o la malattia, andare alla ricerca delle "migliori aziende nelle quali lavorare" può sembrare anacronistico. Se i contratti vengono praticamente imposti dall’azienda, come a Mirafiori, parlare, come fa Fortune, della caccia all’azienda che offre le condizioni migliori può sembrare una faccenda per pochi privilegiati, o un modo di evadere dalla realtà ben più grigia. Eppure, viene in mente uno slogan molto famoso coniato da lavoratori per nulla privilegiati: "Bread and roses" (1912, sciopero di una fabbrica tessile nel Massachussets, ndr). Per chi dunque non si accontenta, almeno in prospettiva, del solo pane, ben venga la lista delle aziende che offrono anche le rose, e molto altro.

Il principio dal quale partono le aziende della lista "Fortune 100" è quello secondo il quale, spiega Jenn Mann, vicepresidente del settore Risorse Umane di SAS, "creare la cultura del dipendente felice e in buona salute favorisce la produttività e permette di concentrarsi sull’innovazione continua e sul servizio al cliente". Dipendente felice, azienda che funziona, insomma. La Chesapeake Energy (trentaduesima nella lista di Fortune) mette a disposizione dei propri dipendenti un centro medico così completo ed efficiente da avere, tra i propri servizi, iniezioni di Botox e lettini solari. Il gruppo di supermercati Wegmans Food Markets (terzo in graduatoria) promuove la salute a 360° tra i propri dipendenti: l’anno scorso ha lanciato una sorta di gara che prevedeva consumo di frutta e verdura e attività fisica; offre inoltre screening e vaccini gratuiti. Ai primissimi posti c’è da sempre anche Google (solo quarta quest’anno, ma prima nel 2007) che garantisce pasti e caffé gratuiti a tutti i dipendenti nei propri bar e ristoranti, e mette a disposizione persino la lavanderia.

Le aziende premiate da Fortune però non si distinguono solo per i servizi extra che offrono ai dipendenti. Certo, fa comodo un’azienda che si occupa delle tue pratiche burocratiche, dei tuoi figli e ti lava persino i panni e la macchina, oltre a farti andare in palestra o in piscina, però non è solo questo. Il valore aggiunto delle ‘top 100’ è anche nella tutela e nella considerazione dei dipendenti. Se i profitti crescono, a beneficiarne non sono solo i manager. "L’anno scorso – scrive Fortune nella pagina dedicata a Google – con i ricavi cresciuti di oltre il 20%, Google ha integrato il suo già ricco paniere di gratifiche dando ad ogni dipendente un aumento del 10%. Ai googlers è andato inoltre un altro piccolo bonus di 175, percepito da due terzi dei dipendenti".

Inoltre le aziende ‘top’ hanno tenuto duro anche nei momenti della crisi più nera: non hanno licenziato nessuno, anzi molte di loro hanno assunto, e hanno cercato di mantenere alto il livello dei salari. Semmai, hanno cercato altri tipi di economie, per esempio hanno tagliato i viaggi favorendo le conference call. Ma questo non ha impoverito la vita dei dipendenti, che all’interno di queste aziende sono spinti a migliorarsi e ad avere esperienze formative anche abbandonando temporanemente il posto di lavoro: i sabbatici sono molto comuni, per esempio Morningstar garantisce sei settimane completamente retribuite ogni quattro anni.

E in Italia? Anche nel nostro Paese da diversi anni viene compilata una classifica delle aziende nelle quali si lavora meglio, che viene pubblicata dal Great Place to Work Institute 2 a metà dicembre. L’ultima volta è risultata prima Elica, capofila di un gruppo industriale con sede a Fabriano, nelle Marche, leader mondiale nella produzione di cappe per cucina e tra i primi in Europa nel settore dei motori elettrici. Elica, risulta dall’indagine, si distingue per una particolare ‘filosofia del lavoro’: i figli dei dipendenti, per esempio, vanno in vacanza all’estero a spese dell’azienda per imparare l’inglese. Naturalmente viene promosso anche il miglioramento culturale dei dipendenti, attraverso incontri teorici e workshop in fabbrica con artisti di fama internazionale e visite ai musei. Sono previsti poi incontri e confronti periodici con i manager. Al secondo posto Cisco Systems, seguono Microsoft, W.L.Gore & Associati, Nissan, Mars, Novo Nordisk Farmaceutici, Tetra Pak, PepsiCol, Medtronic.

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