L’impiego massiccio di pesticidi mette a serio rischio la sopravvivenza delle api, fondamentali per un buon mantenimento dell’equilibrio naturale globale.
In particolare, sarebbero i neonicotinoidi i principali pesticidi accusati di essere la causa di quella graduale moria di api che da anni si verifica in Europa e in Nord America.
Tre le sostanze incriminate: clothianidin, imidacloprid e thiamethoxam, presenti soprattutto nei pesticidi impiegati nelle colture di mais, colza, girasole e cotone e venduti nella forma di sementi conciate, in formulazione granulare e in spray.
È per questo motivo che l’Unione Europea è intervenuta proponendo agli Stati membri di sospendere per due anni l’uso di questi insetticidi su questi tipi di colture.
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Da questo punto di vista l’Italia è già in prima linea: nel nostro Paese infatti, l’utilizzo dei neonicotinoidi sotto forma di sementi conciate venne sospeso nel 2008 e resterà così fino al prossimo giugno.
“La proposta della Commissione Europea è un primo e positivo passo avanti per affrontare gli effetti nocivi dei pesticidi sulle api, ma non basta. Queste sostanze sono fonte di problemi per gli insetti impollinatori anche quando vengono utilizzati in colture diverse da quelle menzionate dalla proposta della Commissione. Bisogna proseguire le indagini sul campo», ha evidenziato Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace.
Come rileva l’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, l’84 per cento delle principali colture europee dipende dall’impollinazione degli insetti, primi fra tutti le api, principali responsabili dell’impollinazione di centinaia di specie di piante, sia coltivate che selvatiche. Questo significa che la moria delle api potrebbe avere delle conseguenze devastanti sulla biodiversità.
È necessario quindi agire subito con interventi mirati e a sostegno di un’agricoltura sostenibile che rispetti la natura, le diverse specie e la nostra stessa salute.
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