Agrumi reali, che diventano confetture e marmellate dal profumo del sole e della libertà, di un’altra possibilità. Le arance che crescono nel Parco Reale, infatti, diventano una marmellata dolcissima, che recupera cibo e vite. Tenendo insieme due intenti nobili: salvare dallo spreco le arance dei 300 alberi dell’aranceto che circonda la reggia di Caserta, e offrire un’opportunità di lavoro e di imprenditorialità alle donne ospiti di un centro antiviolenza di Casal Di Principe.
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LE ARANCE DELLA REGGIA DI CASERTA DIVENTANO MARMELLATE
Lo stabile, confiscato alla camorra, dal 2012 è gestito in dalla Cooperativa Eva, al cui interno trovano posto una casa delle donne contro la violenza, Casa Lorena, che assiste le donne in percorsi di uscita dalla violenza e un laboratorio di trasformazione alimentare che ne consente il reinserimento lavorativo. Le ghiottonerie di Casa Lorena, il conservificio che produce e fornisce confetture, marmellate, gelatine, conserve e prodotti da forno utilizzando materie prime certificate da filiera etica e sociale, è riuscito a siglare un accordo con l’ente direttivo dell’antica residenza borbonica per poter utilizzare le arance del Parco Reale, altrimenti destinate alla macerazione naturale o allo smaltimento oneroso. Gli agrumi dei 300 alberi situati nella Flora, nel Parco Reale e nel Giardino Inglese, saranno quindi trasformate in marmellate reali dalle regine del laboratorio, e poi commercializzati con un doppio brand: Reggia di Caserta e cooperativa Eva.
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MARMELLATE DI ARANCE CONTRO LA VIOLENZA CASERTA
Una collaborazione proficua per entrambi i soggetti coinvolti, che tiene insieme lotta allo spreco di cibo e lotta alla violenza maschile sulle donne. Lo conferma, in un’intervista al quotidiano Il Mattino, Lella Palladino, socia fondatrice di Eva: «Il protocollo d’intesa con la Reggia di Caserta – dice – è un punto di partenza di una collaborazione che si annuncia particolarmente feconda, e rappresenta per noi il riconoscimento di un lavoro con il territorio che risponde ad una sollecitazione importante, ovvero l’assunzione collettiva della responsabilità di intervenire sul tema della violenza maschile contro le donne. Noi ci auguriamo che la lungimiranza e la disponibilità della Reggia di Caserta siano colte come una buona prassi». Dello stesso avviso la direttrice dell’antica residenza borbonica, firmataria dell’accordo, Tiziana Maffei, che nella stessa intervista, conferma: «Oltre al potenziale culturale, il museo ha un enorme potere sociale ed educativo, per questo siamo onorati di contribuire alla tutela di persone vittime di violenza che stanno ricostruendo la propria vita, abbattendo lo spreco dei frutti del Parco Reale, lasciati finora a marcire sui prati.
(Immagine in evidenza tratta da Dire.it //Photocredits: Dire.it)
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