Le comunita’ montane: dopo gli sprechi anche il caos

Dopo gli sprechi il caos. Le comunità montane, molte delle quali sono state create solo per distribuire stipendi, favori e clientele, sono entrate nel corto circuito dei tagli (finti) agli sprechi e del (vero) caos amministrativo. Risultato: anche se non esistono più costano ancora 150 milioni di euro l’anno con 4.500 dipendenti, ai quali bisogna […]

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Dopo gli sprechi il caos. Le comunità montane, molte delle quali sono state create solo per distribuire stipendi, favori e clientele, sono entrate nel corto circuito dei tagli (finti) agli sprechi e del (vero) caos amministrativo. Risultato: anche se non esistono più costano ancora 150 milioni di euro l’anno con 4.500 dipendenti, ai quali bisogna aggiungere 7.500 forestali con un costo di 162 milioni di euro. Antonio Fraschilla su la Repubblica documenta bene l’assurdità di un sistema che, sotto i colpi di forti pressioni dell’opinione pubblica, sta franando con una nuova contraddizione: i tagli ci sono, ma gli sprechi aumentano.

Come è possibile? Semplice: con il trucco all’italiana del "commissariamento", come nel caso della comunità montana delle Murge, in Puglia, chiusa già nel 2009, ma ancora in piedi, in quanto fonte di costi, attraverso l’attività di un commissario liquidatore e di due dipendenti in attesa di trasferimento. Con il moralismo e con l’accetta non si tagliano gli sprechi, ma si finge e si fanno ulteriori danni. Alcune comunità montane, infatti, sono utili e servono allo scopo per il quale la legge le ha istitutite. E queste andrebbero difese e finanziate. Altre, quelle inutili, invece bisogenerebbe chiuderle o unirle a quelle che restano, rapidamente e senza trucchi. Il tutto con una visione d’insieme, da sistema Paese, e non con interventi a macchia di leopardo e demagogici. Magari ci penserà il commissario Bondi…

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