Sapessi com’e’ strano fare shopping a Milano. Ci vorrebbe la voce malinconica della Vanoni per descrivere l’aria che tira in questi giorni nelle vie del centro.
Poco passeggio, negozi semivuoti e window-watching frustrante, perche’ non e’ nemmeno un bel guardare. Corso Vittorio Emanuele e’ mezzo transennato per il crollo dei lastroni del portico e ieri pure via Berchet – dietro la Galleria ? veniva chiusa per caduta ghiaccio. In tempi di crisi conclamata suonano come brutti segni, metafore di una citta’ che perde i pezzi glam. Lo stesso corso ha gia’ cambiato volto. Due negozi sono diventati temporary shop, ma di quelli tristi, con la cubitale scritta Prezzi bassi. E dove un tempo c’era la libreria Mondadori c’e’ un megasportello di An. Per carita’, le mise sono alla moda. Ma hai l’impressione che degli accessori griffati visti in giro pochi siano gli originali, a cominciare dagli stivali UGG. Quella figura cosi’ milanese (e prima ancora newyorkese, alla Sex&the City) della ragazza che magari risparmiava sul filetto, ma che non rinunciava alla borsa Balenciaga, e’ in estinzione.
I ragazzi allo Straf Bar dietro la Rinascente sembrano griffati, e invece no. Hanno tra i 20 e i 25 anni, amano le marche e ora non se le possono permettere. Compravo solo mutande D&G, ora le prendo simili al mercato, dice uno, togliendosi una cuffietta dell’iPod. Anche Loredana, 18 anni, voleva il giubbotto Moncler, ma mi sono accontentata di questo Imperial. Lavorano come promoter in libreria e sono fashion victim solo nelle aspirazioni. Non e’ il caso di Sara e Federica, studentesse diciassettenni, che hanno gli UGG originali, la borsa Prada e il casco Momodesign, ma si sentono vittime due volte: della moda e della crisi. Prima avevo un budget esagerato, dice Sara dallo scooter. Compravo una borsa e un paio di scarpe al mese, cose che costano anche 2000 euro, ma i miei sono divorziati e a mia madre hanno abbassato lo stipendio e, quindi, ora conto solo sua mia nonna. Federica, invece, e’ appena stata in America e ha approfittato della crisi di la’ per comprare a New York i vestiti che le piacciono, e cosi’ imitare Serena e Blair di Gossip Girl, idoli per le ragazzine dell’upper class: Hanno cose di marche che qui non ci sono, ma mi sono accontentata di Bershka, giovane e non caro.
In Galleria una coppia si tiene per mano e, mentre lei ha il naso appiccicato alla vetrina di Vuitton, lui si tiene indietro. Vengono da Verbania, lei commessa e lui autista di pullmann. Sono griffati, roba originale, ma non comprata quest’anno. la seconda volta che veniamo a Milano in due settimane, dice Umberto. Le cose che ci piacciono non vanno in saldo e cosi’ siamo finiti da Zara. Lei vuole la nuova Vuitton Never Full, ma le ho regalato questa a marzo e deve aver pazienza.
Ma questo shopping tristanzuolo basta per parlare di crisi? A due giorni da Milano Moda Uomo gli stilisti non hanno voglia di far dichiarazioni e c’e’ chi fra i brutti segni ha messo la tassa di 60 euro per i giornalisti che vanno alle sfilate. La crisi e l’accredito? Distinguerei, sorride il cavalier Boselli, presidente della Camera della Moda, colpevole dell’iniziativa. Semmai era Milano a essere l’anomalia rispetto a Parigi Londra e New York, che facevano pagare. E la Camera ha diffuso un comunicato con le voci di spesa che giustificano questo contributo. Quanto alla crisi, invece, Boselli ritiene che l’andamento delle promozioni prima di Natale e dei saldi portino un incoraggiamento e un avvertimento: La gente continua a volere il bello e il brand. Ma non e’ disposta a pagarlo al prezzo di boutique.
Si riferisce ai dati eccezionali degli outlet, che invece per l’Ascomodamilano sono devastanti. Devastanti per i dettaglianti tradizionali, i negozi multimarca dei centri storici spiega Franco Tomelli, segretario della Federazione moda. E non bastano i dati sui saldi (+2% rispetto al 2008, scontrino medio oltre i 150 euro, fra i prodotti piu’ richiesti piumini, pantaloni, scarpe). Finira’ subito, 15 giorni e i negozi saranno vuoti. La gente non e’ piu’ disposta a spendere. Ci sono altre priorita’. C’era da aspettarselo. Anche Posh Spice Beckham, quando e’ atterrata a Milano con quel taglio corto e un anonimo tubino nero, era meno posh.
Sabato inizia la Milano Fashion Week dedicata alla moda Uomo per l’autunno inverno 2009/2010, che si chiudera’ martedi’ 20 gennaio. Quattro giorni, quindi, uno in meno rispetto al previsto, a causa della sovrapposizione di un evento di Yves Saint Laurent – la sfilata del pret a’ porter maschile disegnata da Stefano Pilati – per la serata del 21 a Parigi. L’accredito di 60 euro annunciato per i giornalisti non e’ previsto per le sfilate uomo, si comincera’ a pagare con la settimana della donna.
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