Le spese pazze a Bruxelles

di Lorenzo Berardi       da Londra Otto milioni di euro in quattro anni. È quanto hanno bruciato i componenti della Commissione europea in spese di rappresentanza (viaggi, pernottamenti, feste e regali) nel periodo compreso fra 2005 e 2009. Un elenco che comprende spese d’affitto per jet privati e limousine, soggiorni in hotel a cinque stelle e […]

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di Lorenzo Berardi       da Londra

Otto milioni di euro in quattro anni. È quanto hanno bruciato i componenti della Commissione europea in spese di rappresentanza (viaggi, pernottamenti, feste e regali) nel periodo compreso fra 2005 e 2009. Un elenco che comprende spese d’affitto per jet privati e limousine, soggiorni in hotel a cinque stelle e l’organizzazione di cocktail party, gioelli di Tiffany e penne stilografiche. Josè Manuel Barroso e colleghi, insomma, non hanno certo badato a spese. E la stampa britannica ne ha subito approfittato per attaccare gli eurocrati colpevoli di condurre una vita di eccessi a spese dei contribuenti.
I dati che mettono in luce il comportamento spendaccione di Bruxelles sono emersi a pochi giorni da una richiesta avanzata dalla Commissione europea di aumentare il proprio budget di spesa annuale del 4,9%. Un rialzo che, qualora venisse approvato, costerebbe ai cittadini britannici 3 miliardi di sterline all’anno in “tasse indirette”, come ha calcolato la stampa d’Oltremanica. Un contributo ritenuto eccessivo in un’epoca di austerity e di tagli alla spesa sociale già prima che una parte dei costi di Bruxelles venisse resa nota e che ora suona particolarmente indigesto.

Spesi in jet privati 7,5 milioni di euro

L’inchiesta che fa luce sui lussi degli eurocrati è stata pubblicata mercoledì primo giugno dal britannico Bureau of investigative journalism (Bij) per essere immediatamente ripresa e rilanciata dai principali quotidiani d’Oltremanica.
Caelainn Barr, reporter del Bij, è andata a esaminare le singole voci di spesa dello European financial transparency system uno strumento definito «incompleto e impreciso», ma pensato per rendere pubblici i conti e i costi della Commissione. Esaminando i dati più da vicino, si nota come il conto di gran lunga più salato sia quello relativo all’utilizzo di jet privati. Nel giro di quattro anni, infatti, i componenti della Commissione hanno speso 7,5 milioni di euro soltanto per recarsi a incontri, meeting e riunioni internazionali scegliendo di fare a meno dei voli di linea. A questa voce se ne aggiungono altre di minore entità, ma di estremo interesse per capire come e dove Bruxelles destini una parte significativa dei propri fondi fra orchestre dal vivo, catering, campi da golf e costose bottiglie di vino.
DIVARIO TRA CITTADINI E BUROCRAZIA. Secondo City Am, la maggior parte dei dati resi noti dall’inchiesta del Bureau of investigative journalism «sono emersi grazie alle domande poste da un parlamentare europeo indipendente, l’austriaco Martin Ehrehauser». Lo stesso Ehrehauser ha così commentato il costo degli eurocrati: «È estremamente deludente vedere come la Commissione utilizzi i fondi provenienti dei contribuenti europei. Queste spese rendono il divario fra i cittadini dell’Ue e la burocrazia europea ancora più grande e profondo».
I dati e le cifre su cui si discute fanno riferimento all’arco di tempo compreso fra il 2005 e il 2009, un periodo in cui la britannica Catherine Ashton è stata commissaria europea al commercio. Il Daily Telegraph ha chiamato in causa proprio l’attuale Alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Ue.
300 MILA EURO PER COCKTAIL PARTY. «La baronessa Ashton è colpevole di avere utilizzato jet privati per almeno 100 giorni nel giro di un anno, mentre i componenti della Commissione europea viaggiavano in limousine, dormivano in hotel a cinque stelle e regalavano gioielli di Tiffany», ha proseguito Heidi Blake sulle colonne del quotidiano inglese. «Altri 300 mila euro sono stati spesi per organizzare lussuosi cocktail party, incluso un singolo evento tenutosi ad Amsterdam, costato 75 mila euro e descritto come una notte piena di meraviglie. Il tutto mentre gli Stati membri sono costretti a tagliare i propri budget di spesa e fanno i conti con tasse più alte da Bruxelles», ha aggiunto.
Un ragionamento che riprende e aggiorna la tradizionale diffidenza del Regno Unito nei confronti delle decisioni prese fra Bruxelles e Strasburgo, le cui richieste economiche sono spesso viste come un obolo ingiustificato nelle isole britanniche. Non a caso David Cameron si batte da tempo per ridurre l’incremento dei contributi richiesti dall’Europa ai singoli Stati membri ottenendo risultati alterni.

Il presidente Barroso sotto accusa

Di un «conto grottesco» ha scritto il Daily Mail, che ha scelto di prendersela con Josè Manuel Barroso in persona. L’attuale presidente della Commissione Ue «ha speso 24.600 sterline (28 mila euro) per un soggiorno di appena quattro notti in un hotel newyorkese». Non occorrono, dunque, i controversi comportamenti alberghieri di uno Dominique Strauss-Kahn per finire all’indice dell’inflessibile stampa britannica tradizionalmente pronta ad accanirsi sulle cosiddette spese di rappresentanza. Più preciso rispetto al tabloid si è rivelato il Guardian, che ha ricordato come le migliaia di euro spesi da Barroso a New York siano in realtà andati a coprire le spese di pernottamento di uno staff di 35 persone in occasione di una conferenza sul cambiamento climatico tenutasi alle Nazioni Unite nel 2009.
POLITICA ANTI-ECOLOGICA. Tuttavia, anche il quotidiano londinese è lontano dal giustificare i comportamenti spendaccioni del politico portoghese scegliendo di attaccarlo sotto una prospettiva ancora più delicata, quella ecologica: «Nel solo 2009 il presidente della Commissione Ue ha speso 249 mila euro per l’utilizzo di jet privati. Da Bruxelles si sono rifiutati di commentare se un jet di questo tipo, che rilascia 55 tonnellate di diossido di carbonio per ogni tratta intercontinentale sia stato utilizzato per recarsi alla conferenza sul cambiamento climatico di New York».
REPUTAZIONE IN CRISI. Alla luce della situazione, dunque, per Barroso e i suoi colleghi potrebbero arrivare tempi di maggiore morigeratezza economica con un taglio netto alle spese di rappresentanza. Questa, almeno, è la richiesta che proviene dal Regno Unito, come ha confermato la durissima reazione ai conti 2005-2009 di Bruxelles da parte di David Lidlington, ministro per l’Europa della coalizione di governo britannica: «I contribuenti di tutta Europa stanno fronteggiando un taglio delle proprie voci di spesa quotidiane ed è giunto il momento per la commissione di interrogarsi sulle proprie priorità. Ogni segno di stravaganza e spreco di denaro pubblico danneggia non solo la reputazione individuale dei singoli commissari, ma anche l’intera Unione europea».

 

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