LEGGE PER IL TRATTAMENTO DEI RIFIUTI DI PLASTICA
Quando si parla di rifiuti, siamo talmente abituati, specie in alcune città, a ritrovarci sommersi dalla spazzatura, la solita somma dell’inefficienza dell’amministrazione pubblica e dell’inciviltà di alcuni cittadini, che trascuriamo le buone notizie. Eccone una: nell’ultimo anno il riciclo della plastica è cresciuto di sei volte. Un risultato importante, specie se consideriamo i disastri che arrivano dalla plastica lasciata ovunque, in giro, da una spiaggia a un giardino, da un marciapiede a uno stadio. E dietro questo risultato c’è una filiera che parte dalla raccolta e arriva poi al riuso, che sta dando risultati molto interessanti. Nel 1998 in Italia si riuscivano a raccogliere, attraverso la differenziata, appena 1,8 chili di plastica per abitante; vent’anni dopo siamo a oltre 18 chili per abitante.
Mi direte: troppo poco. Intanto è già un passo avanti, indice di una tendenza e di un nuovo stile di vita che la comunità di Non sprecare considera essenziale per stare, tutti, meglio. Poi, certo, dobbiamo fare di più, molto di più. Senza piangerci addosso, senza dare le colpe solo agli altri, e piuttosto cercando di capire le azioni efficaci da mettere in campo. Ognuno nel proprio ambito.
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LEGGI ASSURDE PER IL RICICLO DELLA PLASTICA
Partiamo dai piani alti, dal Parlamento, dal governo e dalla politica. Antonello Ciotti, presidente di Corepla, il Consorzio nazionale (al quale aderiscono il 97 per cento dei comuni italiani) per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, ha denunciato una cosa piuttosto incredibile. Il Consorzio può riciclare solo gli imballaggi, ovvero ciò che serve a contenere oppure a trasportare un prodotto. Una bottiglia di plastica per l’acqua minerale, i bicchieri per i pic nic, i flaconi che hanno qualche liquido o qualche crema. Imballaggi, appunto. Ma la plastica, che non va criminalizzata in quanto comunque è un bene di largo uso e consumo ma semmai va evoluta e superata, è nei giocattoli, nelle ciabatte infradito per andare al mare, nelle cannucce, nelle posate che arrivano sulla tavola.
Non sono un grande esperto di questioni giuridiche e di Scienza della legislazione, ma non credo che serva una riforma epocale per arrivare a una norma che consenta di modificare la legge per il trattamento dei rifiuti di plastica. Siamo nel perimetro del buon senso, prima ancora che nella zona rossa delle lentezze burocratiche e dei tempi della politica indecisa a tutto. In una parola: non è difficile correggere anomalie, che poi producono sprechi, di una legge, attualmente in vigore, in base alla quale chi vuole riciclare la plastica può farlo con un piatto ma non con la forchetta. Entrambi realizzati con la stessa materia, plastica appunto.
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TRATTAMENTO DEI RIFIUTI DI PLASTICA
Dal Consorzio, passiamo ai comuni. Qui la nostra linea per incentivare il riciclo della plastica, il sui presupposto essenziale è una buona differenziata, è semplice e chiara. Servono, a parte l’ovvia efficienza del sistema e della catena di smaltimento, incentivi concreti per le famiglie e in generale per i cittadini. Chi sporca meno, chi produce meno spazzatura, in primo luogo di plastica, deve avere un premio. E questo meccanismo, non può riguardare solo alcune realtà, ma deve essere esteso a tutti i comuni italiani. Come le macchinette che ingoiano plastica da riciclare, per esempio le bottiglie per l’acqua minerale, e danno, in cambio, buoni per la spesa o sconti nei negozi. Perfino biglietti della metropolitana, come in Cina.
Terzo anello del riciclo: le imprese, dalle più piccole alle più grandi. In questo caso sono coinvolte a un doppio livello. Le aziende che producono in questo settore, hanno un categorico imperativo da considerare come la loro bussola per navigare: siamo entrati nell’epoca della Sostenibilità. Una curva decisiva, con tutti i cambiamenti necessari, per il nostro futuro. Aziende che non innovano sotto il cappello di una Sostenibilità autentica, che non sia greenwashing, sono destinate a restare ai margini del mercato. Oppure a essere espulse, per la caduta dei fatturati e degli acquirenti dei loro prodotti. Questo significa che l’industria della plastica deve andare sempre più spedita verso le plastiche riciclabili, innovando senza sosta i suoi prodotti. Cambiare o perire, questo è il bivio del settore, dove già abbiamo tante eccellenze di spessore internazionale. Poi ci sono le imprese che invece utilizzano gli imballaggi, e sono infinite. Qui la linea della Sostenibilità è altrettanto semplice e chiara: gli imballaggi, laddove è possibile, vanno ridotti, anche solo di dimensioni. E comunque bisogna usare (e rifornirsi) soltanto imballaggi riciclabili, entrando con mani e piedi nel nuovo mondo dell’economia circolare.
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LEGGE PER IL RICICLO DELLA PLASTICA IN ITALIA
Infine, il quarto anello del percorso che porta al riciclo della plastica. Noi. Lo metto alla fine, ma in realtà è l’anello determinante. Potete navigare a lungo nel nostro sito per sapere tutto ciò che è necessario conoscere a proposito della buona raccolta differenziata della plastica (una cosa semplicissima da fare), e di quali oggetti incredibili, a tutti i livelli, dall’industria all’artigianato, si possono realizzare, con un magnifico ecodesign, riciclando plastica. Ed evitando così che le sue tracce, i suoi residui, inquinino non solo i luoghi della nostra vita, ma anche il nostro corpo, la nostra salute, e la nostra vita.
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