Saranno finanziarie di emergenza. Dopo lo shock per gli attacchi speculativi all’euro, che hanno messo a rischio la moneta unica, e il rischio default della Grecia, che fa tremare l’Unione, i paesi europei sono alle prese con le leggi finanziarie. Per la prima volta vedremo un’Europa politica se non unita, almeno molto vicina sul piano dei provvedimenti. Con una parola comune: austerity, taglio della spesa pubblica, riduzione degli sprechi. In Gran Bretagna il nuovo governo dei conservatori ha gia’ annunciato un piano di tagli, entro la fine dell’anno, per un ammontare di 7 miliardi di euro; in Francia si parla di una super tassa ai redditi piu’ alti; in Italia tornano in discussione i finanziamenti per importanti opere pubbliche, come il Ponte sullo Stretto. Nel mirino dei governi ci sara’ poi il delicato dossier delle pensioni, con sperequazioni oggi insostenibili all’interno dell’Unione: la Grecia che i cittadini europei stentano a salvare, si concede il lusso di pagare pensioni pari al 95,7 per cento dell’ultimo stipendio, mentre i tedeschi, determinanti per il salvataggio di Atene, devono accontentarsi del 43 per cento dei salari e gli italiani del 67,9 per cento.
L’austerity europea avra’ diverse conseguenze. Ci saranno tensioni sociali, ed e’ prevedibile da qui all’estate un’onda lunga di proteste in tutta Europa. I partiti, e prima ancora i governi, dovranno ridisegnare il modello di Stato sociale, laddove non sara’ piu’ consentito il “tutto a tutti”, mentre bisognera’ pensare a come riqualificare alcune spese, come per esempio il capitolo degli ammortizzatori sociali per le nuove generazioni. Insomma, dopo la Grande Crisi si riaprono gli spazi per il ritorno della politica, da troppo tempo sotto scacco dei giochi della finanza. E si ripensa al modello di sviluppo, laddove la religione del mercato, ideologia unica degli ultimi trent’anni, ha mostrato tutta la sua inconsistenza.
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