Furbetti del cartellino, sì al licenziamento ma chi lavora bene deve essere premiato

Scattano la sospensione immediata e il licenziamento in 30 giorni: giusto. Adesso però fuori i soldi per i lavoratori pubblici onesti. Gli assenteisti costano un mare di sprechi allo Stato ed ai cittadini. Il ruolo decisivo del sindacato.

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LICENZIAMENTO FURBETTI DEL CARTELLINO –

La stretta c’è e non è solo nominale: il governo di Matteo Renzi è stato di parola, sebbene con i soliti ritardi che riguardano l’iter delle leggi italiane, e finalmente abbiamo norme più severe per i furbetti del cartellino. Ovvero, sospensione immediata dal lavoro e licenziamento in 30 giorni. Ma ci sono anche meno strade per bloccare le sanzioni grazie ai soliti vizi di forma, e più responsabilità per i dirigenti nella pubblica amministrazione. Anche loro pagano pegno, se non contestano al dipendente il suo sfacciato assenteismo.

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FURBETTI DLE CARTELLINO: TUTTI GLI SPRECHI –

I furbetti del cartellino sono una calamità per tutti i cittadini, nelle vesti di utenti dei servizi pubblici, e per la maggioranza dei 3 milioni e 200mila lavoratori del pubblico impiego che sono persone oneste e fanno un’attività spesso non certo invidiabile. Lo spreco è duplice. Da un lato si paga uno stipendio a chi non lo merita, fino a diventare un assenteista cronico o il membro di un’associazione esperta nell’usare badge marcatempo in modo irregolare. Dall’altro, per colpa degli assenteisti rischiamo di infilarci in uffici sguarniti, che non funzionano e producono solo disagi, rabbia e inefficienza. Gli ultimi due casi sono emblematici. Uno riguarda 7 dipendenti dell’Inps in Campania, tutti arrestati, che non si presentavano all’ufficio di San Giuseppe Vesuviano: 7 su 16 dipendenti in tutto. Questo significa che il povero pensionato di San Giuseppe Vesuviano alla ricerca di un’informazione, di un aiuto, di un chiarimento, si è trovato spesso di fronte al muro dell’ufficio dell’Inps svuotato. Il secondo caso riguarda la Asl di Caserta, dove sono stati arrestati in 9, tra i quali 5 dirigenti: potete immaginare quali danni abbia subìto chi entrava in contatto con gli ospedali di questa Asl come paziente o, peggio, come degente.

LEGGE CONTRO FURBETTI DEL CARTELLINO –

Chiarito che i furbetti del cartellino vanno stangati, aggiungiamo però due considerazioni. La prima: Renzi ha detto che «la pacchia dell’assenteismo nel pubblico impiego è finita» e «chi lavora bene sarà premiato». Sulla fine della pacchia, ho qualche dubbio, considerando i precedenti, dei quali ho già parlato in un mio editoriale, che dimostrano l’assoluta impunità degli assenteisti più sfacciati. E qui non bastano la legge e i decreti attuativi: serve il rigore della magistratura. Sui premi al merito per chi lavora bene, invece ho una certezza: gli stipendi dei lavoratori, tutti i lavoratori, compresi quelli del pubblico impiego, ormai sono diventati bassi rispetto al costo della vita. Un modo per alzarli, senza scivolare nell’impossibile “tutto a tutti”, è riconoscere il merito, e premiare davvero, con soldi (senza tirare fuori la scusa che mancano) e non con belle parole, chi lavora sul serio, con rigore e con passione. Seconda considerazione: un cambiamento di mentalità nella pubblica amministrazione, che consenta di isolare i furbetti del cartellino, va fatto non contro il sindacato, ma cercando di coinvolgerlo e di metterlo spalle al muro di fronte alle sue responsabilità. I sindacati hanno tutto il diritto-dovere di difendere i loro iscritti: ma devono farlo, anche nel loro interesse, senza coprire fannulloni, imbroglioni e finti lavoratori che costano uno spreco enorme di soldi, di tempo, e di qualità dei servizi.

PER APPROFONDIRE: Assenteismo nel pubblico impiego, perché i colpevoli sono sempre impuniti?

 

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