Lilly, 15 anni, costringe il governo thailandese a mettere fuori legge la plastica in molti luoghi

Una ragazzina diventata l'icona ambientalista dell'Asia. In un paese ai primi posti della classifica mondiale per i rifiuti di plastica gettati in mare

lilly la greta thailandese

La sua battaglia è iniziata quando aveva otto anni, e adesso che ne ha quindiciLilly-Satidtanasan può dirsi soddisfatta per i risultati raggiunti. Anche se la partita è ancora tutta da giocare. Grazie a lei, al movimento popolare che si è creato attorno alla sua figura, il governo della Thailandia ha iniziato a fare sul serio, prendendo provvedimenti severi contro la plastica. Buste vietate nelle catene dei supermercati, niente oggetti di plastica (a partire da bicchieri, piatti e posate) e di polistirolo dei parchi pubblici. E innanzitutto basta con gli acquisti di rifiuti da tutto il mondo, che per decenni hanno inquinato il Paese asiatico.  

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LILLY LA GRETA ASIATICA

Il volto sorridente di Lilly, soprannome della piccola Ralyn Satidtanasarn, é il nuovo simbolo della generazione verde dalla  sensibilità ecologica spiccata e propositiva. Come le sue (quasi) coetanee, da Greta Thunberg a Ou Hongyi, ha deciso di impiegare il suo tempo per accendere i riflettori sulla malattia del pianeta, ammalato di rifiuti, sporcizia e plastica. A costo di saltare qualche giorno di scuola, ogni venerdì Lilly trascorre ore a raccogliere sacchetti, lattine e immondizia di ogni tipo, destreggiandosi tra canali e passaggi del reticolo di Bangkok, a bordo di una canoa.

La sua storia ha inizio quando ha soltanto 8 anni: durante una vacanza nel sud della Thailandia con i genitori rimane disgustata dalla quantità di immondizia sulla sabbia e nell’acqua. Quel turbamento scava in lei una acuta voglia di fare qualcosa per il pianeta, e così, appena cresciuta un po’, riesce addirittura a coinvolgere nel suo progetto di pulizia del paese anche una decina di ragazzi e ragazze, raccogliendo sacchi e sacchi di immondizia.

Come Greta Thunberg, Lilly é stata capace di iniziare ad aggregare persone intorno al problema dei rifiuti e dei sacchetti di plastica, particolarmente sentito in Thailandia: ogni cittadino, secondo le statistiche, usa e getta ben otto sacchetti di plastica al giorno. Una quantità impressionante, se si pensa che gli abitanti del paese asiatico sono quasi 70 milioni.

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LOTTA CONTRO LA PLASTICA BANGKOK

In effetti, uno degli ostacoli principali della lotta di Lilly sono i comportamenti individuali scorretti, che devono essere combattuti con un’adeguata opera di sensibilizzazione sull’uso dei prodotti monouso e dello smaltimento corretto dei rifiuti: Lilly parte dalle scuole, andando a parlare con i suoi coetanei e le sue coetanee, responsabilizzando le nuove generazioni. Con non pochi problemi, in un paese dove il settore petrolchimico dà lavoro a migliaia di persone, rappresentando il 5% del totale del PIL. 

La battaglia di Lilly ha un valore particolare, in quanto la Thailandia è un paese plastica-dipendente. Prima di questa campagna a tappeto e degli interventi del governo, la Thailandia era al sesto posto nella classifica mondiale per i rifiuti di plastica che vengono scaricati a mare. E attorno alla spazzatura di plastica nel Paese è nata una filiera industriale che ha portato inquinamento dappertutto, facendo arricchire soltanto qualche gruppo di potenti locali  che hanno fatto fortuna sulle importazioni di rifiuti da tutto il mondo. Adesso finalmente vietate.

LILLY E L’ECONOMY OF FRANCESCO

Forte della sua esperienza in una terra così difficile per le questioni ambientali, Lilly è stata intercettata dal gruppo di economisti che ha avviato il progettoEconomy of Francesco, al quale il Papa tiene molto. Ed è entrata nella squadra di una ventina di giovanissimi che sostengono il progetto attraverso le loro esperienze dirette. Nonostante che la Thailandia sia un paese a larghissima maggioranza buddista.

(Immagine in evidenza tratta da Ndtv.com // Photocredits Ndtv.com)

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