C’è una cosa sulla quale l’ambientalismo, e in generale la difesa della natura, non ha fatto molti passi avanti in questi anni: il linguaggio. Freddo, a volte generico, in altri casi troppo burocratico. Eppure, come insegna qualsiasi manuale di marketing, sono le parole ad essere determinanti, non solo per dare un senso e una gerarchia ai valori (in questo caso la difesa dell’ambiente), ma renderli condivisi dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica. Come nel caso di una qualsiasi campagna pubblicitaria. Forse, i veri ecologisti avrebbero bisogno di reclutare romanzieri, narratori, linguisti e poeti, per varare un linguaggio più efficace. Intanto, proviamo a sostituire le parole che ci sembrano meno convincenti.
LINGUAGGIO GIUSTO PER DIFENDERE LA NATURA
Gli ambientalisti sono mossi da nobili cause, dedicano buona parte del proprio tempo alla protezione del mondo naturale ma il loro linguaggio non li aiuta. Parole fredde, termini inadatti al contesto e concetti troppo astratti. Così diventa difficile farsi capire dalla gente comune. Convincere gli altri che una specie che sta per sparire per sempre non è roba da poco. Eppure, molto spesso, gli ambientalisti non riescono a fare a meno di un linguaggio specialistico. Neppure quando devono descrivere le meraviglie della natura. I casi sono tanti. L’esempio più evidente sono le bellissime aree protette, definite dagli ambientalisti: “siti di interesse scientifico” o “zone interdette”, nel caso delle aree marine. Soltanto ascoltando tali espressioni, le persone tendono ad avvertire preoccupazione e finiscono per ignorarne l’esistenza.
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LINGUAGGIO PER DIFENDERE LA NATURA
Posti favolosi dove vivono esemplari, vegetali e animali, unici al mondo sono chiamati “riserve”, quasi come se fossero dedicati a una élite, che può ammirare le “risorse” naturali. Quest’ultimo termine è molto utilizzato in ambito finanziario e questo può trarre in inganno i non addetti ai lavori. Ci sono tanti altri casi che, purtroppo, possono avere effetti negativi sulla percezione della natura e dei suoi meravigliosi aspetti.
L’associazione inglese Common cause ha condotto un’indagine in cui i volontari hanno espresso reazioni diverse in base al nome dato a determinati luoghi. I termini che utilizziamo codificano dei valori che entrano nel nostro inconscio, fino a determinare la visione del mondo. Questo provoca delle conseguenze sulle nostre reazioni ma molti ecologisti non ne tengono conto.
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LINGUAGGIO GIUSTO PER DIFENDERE L’AMBIENTE
Diversi linguisti, nel corso degli anni, hanno fatto presente la situazione ma i termini economici continuano a essere adottati dagli ambientalisti. Il problema è che parlare di “capitale naturale” provoca non pochi pregiudizi. Senza volerlo, gli scienziati stanno rendendo la natura vulnerabile, proprio a causa delle scelte linguistiche. La natura e il linguaggio sono due grandi doni che l’uomo ha ricevuto. Basterebbe davvero poco per usarli insieme, correttamente, per proteggerli a vicenda. Ecco alcuni esempi che dimostrano come ciò sia possibile:
Ambiente. Potremmo chiamarlo “pianeta vivente” o “mondo naturale”, per renderlo meno astratto e più vicino alla realtà.
Clima. Al posto di parlare di “cambiamento climatico” sarebbe più onesto definirlo “distruzione climatica”. Pur essendo più preoccupante, ha un impatto più chiaro e immediato
Estinzione. Questo termine, in genere, è usato dagli ambientalisti per indicare la sparizione delle specie. Tuttavia, per molti, esso si riferisce al normale trapasso di un essere vivente. Quindi, sarebbe più giusto parlare di “ecocidio” per descrivere la gravità del fenomeno.
(Photo credit: s74/Shutterstock.com – Immagine di copertina: Diana Vucane/Shutterstock.com)
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