La storia che vi segnalo oggi è significativa, perché è un esempio chiaro di come si sprecano i soldi nella sanità. Siamo a Bari, dove al pronto soccorso del Policlinico, che è anche il più grande ospedale del Mezzogiorno, si presenta una persona ogni sei minuti, per un totale di circa 90mila accessi all’anno. Quante di queste persone vengono ricoverate? Lo scorso anno appena 12.242, ovvero il 14,5 per cento di chi si è rivolto alla struttura. Mi chiedo: non si potrebbe evitare questo spreco di denaro facendo lavorare semplicemente i medici di famiglia?
Leggo a questo proposito alcuni dati sulla Gazzetta del Mezzogiorno, a firma di Nicola Pepe. Li riporto fedelmente a voi lettori di Non Sprecare, per riflettere insieme: "Mal di testa, calo di pressione, dolore addominale. Ma anche traumi per incidenti stradali, infortuni domestici e così via. In totale, circa 90mila persone all’anno entrano in una sala «triage» che assegna il codice di gravità. Sapete quante di queste è un «codice rosso», cioè è in pericolo di vita? Per l’esattezza 679, ovvero lo 0,8 per cento. Per un «codice giallo» (probabile pericolo di vita) il dato sale fino a circa 19mila e 500 superando di poco il 21%. Non cambia molto nel resto della provincia dove sono in tutto appena 2mila i casi di «codici rossi» (0,5%) e poco più di 50mila i codici gialli: poca cosa rispetto alle 430mila persone – un terzo dell’intera popolazione residente in provincia di Bari – che ogni anno (2011) entrano in uno degli 11 posti di pronto soccorso. Per la restante parte, più dell’80%, gli accessi ai punti di emergenza è un «codice verde» (prestazione non urgente, rinviabile) e poco meno del 10% è un «codice bianco», prestazione per la quale l’utente è «condannato» per legge – confermata dalla Corte costituzionale un mese fa – a pagare un ticket di 25 euro (poco più di 36 euro in Puglia)".
"La stragrande maggioranza della popolazione che ogni giorno invade il pronto soccorso – scrive ancora Pepe – se ne va casa dopo una visita, un prelievo o tuttalpiù una fiala e una terapia a domicilio. Proprio quello che, in teoria, dovrebbe fare un medico di famiglia o, negli orari e giornate più critiche, un medico della cosiddetta «continuità assistenziale», cioè la guardia medica". Come non essere d’accordo con il suo pensiero?
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