I mozziconi di sigarette sono tra gli oggetti più inquinanti che esistono. Una fonte di veleni che finiscono in luoghi sensibili sul piano ambientale (marciapiedi, giardini, parchi, spiagge, e direttamente a mare) e anche nei nostri polmoni. Se non vengono smaltiti correttamente, i mozziconi di sigarette vengono scomposti da fattori come la luce solare e l’umidità, e rilasciano microplastiche, metalli pesanti, e molte altre sostanze chimiche. L’inquinamento da mozziconi, per quanto continui a essere ignorato da troppe persone incivili, è uno dei più gravi.. Ogni filtro delle cicche, che sono giustamente classificate come “rifiuti pericolosi”, è composto da circa 15.00 fibre di microplastiche. E si calcola che i mozziconi rilasciano nell’ambiente, ogni anno,0,3 milioni di tonnellate di fibre di plastica, pari alle emissioni nocive di tutte le lavatrici del mondo. In Italia, il 65 per cento dei fumatori non smaltisce le sigarette in modo corretto e 14 miliardi di cicche finiscono nell’ambiente, provocando un micidiale effetto inquinamento da mozziconi.
Il recupero
Da rifiuto tossico a biocarburante green. O anche tavole da surf, montature per occhiali, aiuole per piante ornamentali. La ricerca scientifica sta facendo passi da gigante per dare spazio al riciclo dei mozziconi di sigarette, uno dei fattori di inquinamento più diffuso nel mondo, considerando che ci sono 1,5 miliardi di fumatori e qualcosa come 5mila miliardi di mozziconi da smaltire ogni anno. Ma a fronte della ricerca che avanza, i nostri comportamenti quotidiani restano al palo. E continuiamo a spargere cicche ovunque, dimenticando anche un fattore molto trascurato finora: le emissioni velenose che continuano ad arrivare nell’aria dai mozziconi. Non per qualche ora, ma per alcuni giorni. In particolare le cicche continuano a emettere nicotina, fino al 14 per cento del totale contenuto nella sigaretta (ricerca del National Institute of Standards and Technology), e otto sostanze chimiche, tra le quali la triacetina, un plastificante utilizzato per indurire i filtri. Basta guardarsi attorno, a partire dai luoghi più frequentati dal pubblico, come le stazioni ferroviarie, e il quadro di questo scandaloso spreco di salute e di ambiente è molto chiaro.
Stessa scena all’ingresso di bar e ristoranti, scuole e università, uffici pubblici e privati. Ovunque è vietato fumare, il povero uomo o donna che sia, prigioniero della sigaretta, è costretto ad aspirare la sua tossina con boccate da tossicodipendente, e questo è un problema suo, per poi gettare a terra il rifiuto, l’avanzo, lo spreco, ovvero la cicca, E questo è un problema nostro, di tutti noi. Voi conoscete la linea di questo sito, semplice e chiara: fumare fa male, molto male. È uno spreco assurdo di salute. Non si discute su questa verità scientifica, accertata ormai da decenni. Abbiamo pubblicato consigli, altrettanto semplici e chiari, per smettere di fumare, e sono diventati tra i pezzi più cliccati dai nostri lettori. Però non possiamo considerare i fumatori degli appestati, a loro volta dei rifiuti umani, da abbandonare al loro destino. Non è giusto e non è ragionevole. Oltre che essere un’induzione al fumo come reazione di fronte alle crociate contro la sigaretta.
Dove si buttano
Ognuno deve sentirsi libero e consapevole, anche nella responsabilità di decidere che cosa fare della propria salute e dei propri vizi. Senza, ovviamente, danneggiare la salute degli altri: ecco il motivo per il quale, per esempio, le leggi restrittive sul fumo nei luoghi di lavoro, come in qualsiasi edificio pubblico, come sui treni e sugli aerei, sono sacrosante, una conquista di civiltà. I meno giovani ricorderanno come e quando si fumava senza sosta nei cinema, nei locali pubblici, nei ristoranti, nei vagoni ferroviari e perfino negli aerei. Ma tutto ciò deve essere abbinato anche a una legittima tolleranza per chi fuma, ed al fatto che se “il fumo danneggia anche te”, ovvero tutti, a maggior ragione bisogna evitare l’effetto inquinamento e sporcizia che deriva da questi ignobili tappeti di sigarette che ormai ci siamo abituati a vedere ovunque. Come si fa? Semplicissimo: si mettono, laddove servono, e si impongono, laddove si fuma, i portacenere. Chiaro e semplice, per non sprecare.
Il riciclo
Quanto al chi deve farlo, ognuno ha la sua parte in commedia. Mi spiego. È assurdo che le Ferrovie italiane non abbiano, lungo i binari spazi con portacenere: sì, ci sono, ma rari e puntualmente rotti o fuori uso. Il gestore di un bar, di un ristorante e di un qualsiasi locale pubblico, deve, ripeto: deve, fare in modo che i propri clienti fumatori, che vanno fuori a consumare sigarette, abbiano un portacenere a disposizione. Tutti. E le amministrazioni comunali non possono escludere dai costi dell’arredo urbano anche le spese per mettere alcuni portacenere sul territorio, anche magari di design e possibilmente di buon gusto estetico. Se poi qualcuno, a questo punto, continua a fare l’incivile e butta i mozziconi per terra, allora il problema è un altro. E non riguarda più il fumo, il portacenere, e tutto il resto, ma semplicemente la nostra inciviltà.
Piantine
Il comune di Capannori, in provincia di Lucca, con l’università di Pisa ha avviato un progetto molto interessante sia per evitare lo spreco della rimozione dei mozziconi sia per riutilizzarli in una chiave da economia circolare. Grazie agli esperimenti fatti in laboratori, è stato possibile attrezzare una piccola aiuola, proprio di fronte al palazzo dove si trova il comune, con quindici piante di salvia e rosmarino. Piante ornamentali ottenute attraverso il trattamento dei mozziconi di sigaretta.
Vestiti
I mozziconi, come dicevamo all’inizio, appartengono alla categoria dei rifiuti che possono anche essere ben riciclati in modo creativo. Una giovane designer cilena, Alexandra Guerrero, per esempio li ha trasformati in un’elegante collezione di abiti e accessori vintage.
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