Lo scempio dellacqua italiani in prima fila nel club degli spreconi

L’acqua è un paradigma della globalizzazione ingiusta. Nel Sud del mondo, dove manca, è la principale fonte di conflitti e di silenziose stragi degli innocenti. Ariel Sharon, generale e poi primo ministro israeliano, così fotografava il conflitto mediorientale: «Le dispute sui confini, tra israeliani e palestinesi, erano e saranno di estrema importanza. Ma quella sull’acqua […]

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L’acqua è un paradigma della globalizzazione ingiusta. Nel Sud del mondo, dove manca, è la principale fonte di conflitti e di silenziose stragi degli innocenti. Ariel Sharon, generale e poi primo ministro israeliano, così fotografava il conflitto mediorientale: «Le dispute sui confini, tra israeliani e palestinesi, erano e saranno di estrema importanza. Ma quella sull’acqua era e sarà una questione di vita o di morte». Ancora: nel sud del mondo ogni anno muoiono 1,8 milioni di bambini sotto i 5 anni per malattie come il tifo, il colera, la dissenteria. Una strage, legata al fatto che, come ha denunciato l’Onu nella giornata mondiale dell’acqua celebrata il 22 marzo, 497 milioni di persone vivono ancora senza servizi igienici. Nel 1990 erano 249 milioni, e dunque in vent’anni sono quasi raddoppiati. Nel nord del pianeta, invece, abbiamo acqua in abbondanza, solo che la sprechiamo in tanti modi, alimentando così le odiose distanze globali. Ricchi e poveri, con e senz’acqua. E in prima fila, tra gli spreconi di acqua nel mondo, ci siamo noi italiani. In media ne consumiamo 92,5 metri cubi pro capite, quasi dieci punti sopra il livello standard dei paesi europei. Il triste primato nasce appunto dallo spreco, che si presenta sotto tre aspetti. Innanzitutto la rete idrica: un autentico colabrodo. Quasi la metà (il 47 per cento) dell’acqua che passa attraverso le condutture della nostra rete non arriva mai a destinazione. Si perde, come se il sistema fosse fatto da tanti piccoli forellini. Nelle regioni meridionali il fenomeno si accentua e per ogni 100 litri di acqua potabile distribuiti ai cittadini se ne contano altri 80 che vanno dispersi. A fronte di un fenomeno collettivo di dissipazione di un bene pubblico, e siamo al secondo spreco, abbiamo dei consumi compulsivi, innaturali, di acqua minerale. Siamo afflitti da una vera sindrome, e siamo diventati i terzi consumatori al mondo di acqua minerale dopo il Messico, un paese fortemente inquinato, e l’Arabia Saudita, di cui conosciamo le frenesie occidentali. C’è da aggiungere che il consumo di acqua minerale danneggia anche l’ambiente visto che le bottiglie sono quasi sempre di plastica, e dunque di difficile e lento smaltimento. Infine pesano gli stili di vita, e in particolare i consumi domestici. Gli italiani hanno il vizietto di tenere aperti i rubinetti in casa anche quando non è necessario, e l’Unione europea, lanciando una campagna per il risparmio dell’acqua, ha calcolato che il suo consumo potrebbe crollare fino al 30 per cento se solo avessimo una maggiore accortezza nelle nostre abitudini quotidiane. Basta veramente poco, insomma, per evitare uno scempio e per farci sentire meno indifferenti di fronte a quella parte di mondo che per l’acqua, mentre noi la sprechiamo, muore o scatena guerre infinite

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