Nessuno può pensare di togliere il diritto al sindacato di fare il suo mestiere. Specie quando sono in gioco interessi in luoghi strategici della rappresentanza, come il pubblico impiego dove Cgil, Cisl e Uil possono contare ancora su una solida presenza. Ma la domanda è questa: non è interesse anche e innanzitutto del sindacato, e dei suoi iscritti, tagliare gli sprechi laddove si traducono in un uso distorto delle risorse pubbliche a danno, per esempio, dei servizi sociali? L’Italia può ancora consentirsi di pagare una tassa occulta, sulle spalle dei ceti più deboli, per trasformare il pubblico impiego in un ammortizzatore sociale?
Parliamo di cose concrete, e non astratte o di principio. Gli acquisti della Sanità pubblica in Italia, un zona grigia di sprechi e corruzione, valgono 35 miliardi di euro l’anno. Un taglio del 10 per cento significa risparmiare 3,5 miliardi di euro, il 20 per cento vale 7 miliardi di euro, e così via. Lo spreco è certificato, e tutti lo possono leggere sul web, dai dati forniti dall’Autorità per la Vigilianza sui contratti pubblici (Avcp). Soltanto un cieco, o un complice di fatto, non può rendersi conto delle assurde differenze di costi. In una Asl o in un ospedale una siringa dovrebbe costare 2 centesimi, e ciò avviene in molte parti d’Italia, mentre in tanti, troppi casi, costa al servizio pubblico da 3 a 65 centesimi. Una protesi all’anca varia da 284 a 2.575 euro: la forbice è così sballata che parla da sola. È questo che il sindacato vuole difendere? Piuttosto, proprio per la sua funzione essenziale, il sindacato dovrebbe condividere, sostenere e perfino controllare il taglio degli sprechi. Chiedendo una cosa forte e chiara in contropartita: l’utilizzo dei soldi risparmiati a beneficio di tutti i cittadini e del miglioramento della qualità dei servizi. Come per le piante organiche nel pubblico impiego. Lo sappiamo tutti che sono gonfiate, e non si possono smontare lasciando la gente in mezzo alla strada. Ma si può fare una sana chirurgia, garantendo i necessari paracaduti fino alla pensione, per rendere il pubblico impiego meno sprecone e più efficiente per i cittadini. Come un sindacato che si rispetta dovrebbe chiedere.
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