Made in Rebibbia: così i detenuti diventano sarti

Un progetto che assicura il lavoro ai carcerati, una volta liberi, nell’87 per cento dei casi. Vite che non si sprecano

Ago e filo, partendo da zero, e la prospettiva, una volta scontata la pena, di uscire dal carcere e trovare un lavoro. Per costruirsi una seconda vita, dopo avere sprecato una parte importante della prima. Made in Rebibbia-Ricuciamolo insieme è un progetto portato avanti dall’Accademia nazionale dei Sartori. Da qui arrivano i maestri di sartoria, che formano, con corsi molto selettivi (cinque ore al giorno, dalle 9 alle14), i detenuti, e li istruiscono all’attività sartoriale in chiave artigianale. Una volta liberi, i carcerati che hanno frequentato il corso sartoriale di Rebibbia, hanno ottime probabilità di trovare un lavoro. Come nel caso di Manuel Zumpano, 37 anni, che dopo avere scontato una pena di cinque anni, è stato assunto proprio nell’atelier dell’Accademia nazionale dei Sartori. 

Il corso, che restituisce una prospettiva di vita ai carcerati, è impegnativo: dura tre anni, per un totale di 400 ore. Si impara a fare prima il gilet, poi la giacca e infine il pantalone. E, secondo uno studio dell’università Bocconi, si trova un lavoro nell’87 per cento dei casi.

L’immagine di copertina è tratta dal sito dell’Accademia Nazionale dei Sartori

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