Vergogna d’Italia: si può morire dopo essere stati cacciati da tre ospedali?

Il delitto perfetto della neonata morta a Catania per una crisi respiratoria. Una rete sanitaria da terzo mondo, e 24 milioni di italiani che intasano i Pronto soccorso.

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MALASANITÀ CATANIA –

Un delitto perfetto. A Catania una neonata ha problemi poco dopo il parto in una clinica privata (la Giibino di Catania), si tenta inutilmente di ricoverarla in tre ospedali della città (Garibaldi, Santo Bambino e Cannizzaro), e poi si spedisce a cento chilometri di distanza, in un ospedale di Ragusa (Paternò-Arezzo). Ma muore prima di arrivare, in ambulanza, per una crisi respiratoria. Un delitto perfetto che fotografa i nervi scoperti del sistema sanitario: le cliniche private (pagate con i soldi dei contribuenti, attraverso il sistema delle convenzioni) che non sono attrezzate per affrontare l’emergenza, gli ospedali che scoppiano per una massa di ricoveri fuori controllo, le ambulanze che diventano delle bare. Sullo sfondo una burocrazia ottusa che, con meccanismi automatici, spedisce una neonata in pericolo di vita in un viaggio senza speranza di un centinaio di chilometri. Un’emergenza che produce morte perché scollegata da qualsiasi forma di efficace prevenzione: come è possibile che nessuno sappia che in una grande città, d’improvviso, non esiste più un posto libero in tutti i reparti di terapia intensiva? È una rete sanitaria assassina, costruita e protetta, innanzitutto da un irresponsabile ceto politico, su misura per i fornitori delle prestazioni, dai medici ai proprietari delle cliniche, ma non per i poveri pazienti. Così si muore per nulla: ieri a Catania, qualche mese fa a Napoli dove la vittima è stata colpita dalla chiusura di un intero reparto di chirurgia d’urgenza perché i medici, tutti insieme, dovevano andare in vacanza.

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LA NEONATA MORTA A CATANIA PER MANCANZA DI UN POSTO IN OSPEDALE –

Nella giungla del corporativismo più bieco, di un’organizzazione che fa acqua da tutte le parti e semina tragedie, specie nelle regioni meridionali, ci ritroviamo con 24 milioni di italiani, circa un terzo della popolazione, che ogni anno bussano alle porte di un Pronto soccorso e di questi soltanto il 16 per cento ha bisogno realmente di un ricovero. Arrivano così, in massa, a intasare gli ospedali ed a chiuderli di fatto laddove, come nel caso della neonata di Catania, dovrebbero essere aperti, perché è saltato qualsiasi filtro iniziale, a partire dai medici di famiglia che non contribuiscono a rendere efficace il sistema. Il risultato è che con corsie che scoppiano, malati in barella abbandonati nei corridoi, pazienti a rischio respinti nelle ambulanze, per avere un ricovero decente, quando davvero serve, in un ospedale del Mezzogiorno si aspetta dalle 48 alle 72 ore.  E nell’attesa qualche volta si muore.

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