Mare pattumiera
Una lattina di Pepsi Cola stampata sulla chela di un astice. Il cavalluccio marino con il cotton fioc incorporato. La tartaruga marina imbrigliata in una rete di plastica. Che altro dobbiamo vedere, come immagini dell’orrore e dello spreco della natura vista dal mare, per renderci conto del fondo che abbiamo toccato? Non ci basta un’intera isola nel Sud Pacifico dove i rifiuti, innanzitutto plastica, arrivano a coprire il 98 per cento della superficie. Ci consoliamo pensando che almeno è disabitata. Non è sufficiente sapere, con indagini scientifiche e non con l’allarmismo di qualche ambientalista troppo ortodosso, che il 90 per cento degli uccelli marini mangia plastica. E pazienza se poi ne muore. Come ci entra e ci esce dalle orecchie la notizia che in un flacone di cosmetici ci sono fino a 750mila rifiuti di microplastiche. Le stesse che poi troviamo nei saponi, nei dentifrici, nel gel. E poi a mare, nella più grande pattumiera del mondo globalizzato. Nelle nostre acque, quelle del mediterraneo, ogni anno finiscono 230mila tonnellate di rifiuti (il 6 per cento sono le micidiali microplastiche), e nel 2040 saranno il doppio. I rifiuti sulle spiagge italiane, secondo Legambiente, sono 705 ogni 100 metri di costa: a livello europeo, il valore massimo dovrebbe essere meno di 20.
(Credits: Francis Pérez – World Press Photo 2017)
A noi di Non sprecare il catastrofismo ambientale non è mai piaciuto. Lo consideriamo controproducente. Però queste immagini, questi dati, che arrivano come pugnalate e un attimo dopo scompaiono dai radar dei nostri interessi, come la più banale delle foto porno, queste verità, insomma, sono già la catastrofe. E quasi verrebbe la voglia di ignorarle, di scegliere il silenzio tombale come forma estrema di protesta civile. Ma siamo testardi, siamo sempre guidati dall’ottimismo della volontà, e allora proviamo ancora una volta a farci ed a farvi la solita domanda chiave, a proposito della filosofia del Non sprecare e dei suoi stili di vita: «Che cosa possiamo fare?». Tutti e tutti i giorni, senza chiedere sempre ad altri, per esempio i politici nanetti, di prendere un’iniziativa.
New Brunswick lobster had part of a Pepsi logo on its claw: https://t.co/wJ7Pft5G7d pic.twitter.com/clenAqFur9
— The Canadian Press (@CdnPress) 29 novembre 2017
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(Credits: Sewage surfer © Justin Hofman – Wildlife Photographer of the Year 2017)
Cavalluccio marino con cotton fioc
Prima e dopo questa pressione come opinione pubblica, dobbiamo tornare alle abitudini di casa nostra, ai nostri stili di vita, ai comportamenti quotidiani. Se un astice si trova con il timbro di una lattina di Pepsi e un cavalluccio è prigioniero di un cotton fioc, allora vuole dire che i killer siamo noi, non la politica in senso vago quanto vuoto. Siamo noi, uomini e donne, bambini e anziani, colti e ignoranti, ricchi e poveri, che contribuiamo ad accumulare quei rifiuti che si contano nelle acque del mare e sulle spiagge. Noi. Con le nostre pessime abitudini, che possiamo modificare anche in tempi rapidi. Basterebbe a pensare a quante cose sprechiamo, comprese la salute e la vita, con un cotton fioc, con una bottiglietta di acqua minerale o con un tubetto di dentifricio abbandonato nel posto più sbagliato da immaginare.
DONNE E UOMINI CHE FANNO I VOLONTARI PER PULIRE LE SPIAGGE:
- Il pensionato Ulisse sulla spiaggia in Sardegna: blocca gli incivili e raccoglie i rifiuti (foto e video)
- La bella iniziativa di un pensionato siciliano per liberare la spiaggia dai mozziconi di sigaretta
- Lucia, 86 anni, pulisce da sola una spiaggia di Ischia, trasformata in una discarica
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