Una mascherina “trasparente”, per agevolare la lettura del labiale e evitare di condannare le persone con deficit uditivi all’imposssibilità di comunicare, in un mondo che sta andando verso l’utilizzo obbligatorio di mascherine come dispositivo di protezione individuale contro il Coronavirus.
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MASCHERINE PER SORDI
L’idea, tanto semplice quanto filantropica, è venuta ad Ashley Lawrence una giovane studentessa ventunenne del Kentucky, che studia per diventare assistente alla comunicazione delle persone sorde alla Eastern Kentucky University. In questi giorni di lockdown ha iniziato a ragionare su come fosse possibile, per le persone sorde, proteggere se stessi e gli altri ma, nello stesso tempo, non rinunciare alla possibilità di leggere le labbra della persona con cui stanno interagendo. Per questo, a inizio marzo, ha realizzato in casa un prototipo: una speciale mascherina in tessuto con una finestrella trasparente di plastica flessibile, che permette di comprendere espressioni facciali e . Ashley, che ha coinvolto nella realizzazione delle mascherine anche la sua mamma, ha pensato a questo dispositivo stimolata dalla carenza di mascherine filtranti o chirurgiche, notando che molti, per ovviare, si sono rivolti al fai da te: alle persone con deficit uditivi, però, ha deciso di pensare lei, onorando il suo percorso di studi.
Uno scatto su Facebook ha fatto il resto: le richieste sono arrivate da tutto il mondo, tant’è che la raccolta fondi aperta da Ashley e sua madre su Gofundme per racimolare il denaro per il materiale necessario, è arrivata a 3000 dollari in poche ore. Un successo.
La produzione della mascherina con oblò del progetto per sordi e ipoudenti DHH Mask Project, cioè deaf and hard of hearing mask project, impegna Ashley quasi tutto il giorno, ed è lei stessa a spedirle a chiunque le richiedesse all’indirizzo mail [email protected], in modo del tutto gratuito, in tutto il mondo. Italia compresa.
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MASCHERINE TRASPARENTI PER SORDI
Anche il nostro paese, in effetti, ha deciso di recepire l’idea di Ashley, importando le mascherine trasparenti per sordi. Una necessità, visto che le persone sorde e ipoudenti sono circa un milione. La prima a parlare del lavoro di Ashley è stata una signora sordomuta del Veneziano, che ha ha contattato la cooperativa Filò, da anni impegnata nel campo della moda etica e in progetti di reinserimento sociale di ragazzi e ragazze in condizione di disagio che trovano un’occupazione nel laboratorio artigianale di pelletteria a Venezia dove si producono accessori in pelle. Presto detto: Massimo Rezza, presidente di Filò, ha deciso di riconvertire il laboratorio in sartoria per produrre le mascherine per sordi e ipoudenti, nel tentativo di fornire una risposta al problema, cominciando a distribuirle gratuitamente a Venezia. Viste le tantissime richieste, oggi la cooperativa le produce circa duemila mascherine a settmane in otto atelier e le spedisce attraverso le Poste.
Analoga situazione a Taranto, dove Carla Luccarelli, presidente dell’associazione di beneficenza Giorgioforever, ha deciso di dare inizio alla produzione di mascherine con la plastica al centro dopo aver confezionato, sempre a titolo gratuito, mascherine di tessuto insieme ad altre socie.
Dall’Ente Nazionale Sordi, però, arriva un monito: non si pensi che le mascherine servono solo per le persone sord o ipoudenti, dovrebbero essere indossate da chiunque lavori a contatto con il pubblico, per agevolare la comunicazione e la comprensione tra tutti e tutte.
(Immagine in evidenza e a corredo del testo tratta dalla pagina Facebook di DHH Mask Project)
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