Medici cubani in Calabria: funzionano e aumentano

Dopo i primo trecento, ne arrivano altri cinquecento. E gli infermieri? Dall'Argentina, dall'India e dal Paraguay

Medici cubani in calabria

MEDICI CUBANI IN CALABRIA

I medici cubani sono ormai una risorsa professionale determinante per il funzionamento del Servizio sanitario in Calabria. Senza di loro, molti reparti e interi ospedali sarebbero in tilt o dovrebbero chiudere. L’esperimento, iniziato nel 2022, può considerarsi riuscito. A forza di piccoli contingenti, ormai negli ospedali calabresi lavorano quasi 300 medici e altri 497 ne arriveranno nei prossimi mesi. E gli infermieri? Anche in questo caso, a fronte di una spaventosa diminuzione negli organici e di un crollo dell’offerta, sono in arrivo professionisti dall’Argentina, dall’India e dal Paraguay. Anche l’accoglienza riservata ai medici cubani è stata molto calorosa da parte di tutto il personale ospedaliero, e il modello Calabria è stato replicato in altre regioni, come per  esempio la Sardegna.

OSPEDALI MAI APERTI IN CALABRIA

Allo stesso tempo, continua la collezione di ospedali costruiti, pagati, e mai entrati in funzione. Il caso più clamoroso è sicuramente quello di Rosarno, l’ospedale la cui costruzione è iniziata nel 1976 ed è finita nel 1991. Costo: 6 miliardi di vecchie lire. Soldi completamente sprecati, mentre tutti gli arredi dell’ospedale di Rosarno, mai entrato in funzione, sono stati saccheggiati. Una storia analoga all’ospedale di Scalea, costato 20 miliardi di vecchie lire e mai entrato in funzione.

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MANCANZA DI MEDICI AL SUD

Mentre la Calabria importa medici cubani, i giovani meridionali provenienti dalle facoltà di Medicina e specializzati anche con ottimi risultati, restano disoccupati. Altro spreco, questa volta di risorse umane. Frutto di un parziale smantellamento del sistema sanitario nazionale. Tra il 2009 e il 2019 sono stati cancellati, secondo le statistiche dell’ANAAO, 46 mila posti di operatori sanitari. E di questi ben 6 mila sono medici.

PERCHÈ IN ITALIA MANCANO MEDICI

Tra i tanti sprechi italiani, quando si tratta di pubblica amministrazione e di servizi ai cittadini, c’è quello dei medici. Mancano in tanti reparti ospedalieri, a corto di specialisti e vicini al collasso, e i cittadini pagano il prezzo di interminabili liste d’attesa per prestazioni essenziali. Lo spreco nasce dal fatto che il turn over è bloccato dal 2015 e un’assurda programmazione, per responsabilità delle regioni, ha fatto in modo che tra il 2015 e il 2022 gli specialisti nei reparti siano passati da 50.688 a 35.103, con un saldo negativo di 15.585 medici. Un buco nero, mentre la domanda di assistenza è aumentata. Come è un buco nero, e uno spreco, il rapporto tra la formazione universitaria, laurea e specializzazioni, e i posti all’interno degli ospedali: il 25 per cento dei medici formati in Italia non entrano nel Servizio santario nazionale. Dove intanto spalanchiamo le porte a 500 medici cubani.

(La foto è tratta da Corriere della Calabria)

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