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IVA DAL VETERINARIO
IVA DAL VETERINARIO IN SPAGNA
Anche la Spagna, come l’Italia, fa molta fatica a quadrare i conti della spesa pubblica. Ma la Spagna, a differenza dell’Italia, cerca di tagliare tasse che rappresentano autentiche vessazioni nei confronti di specifiche categorie di cittadini, come nel caso dell’Iva sulle spese per il veterinario, un’imposta che colpisce il popolo dei proprietari di animali domestici. La Spagna, per il momento, ha deciso di abbassare l’Iva per i veterinari dal 22 (è il livello anche dell’Italia) al 10 per cento, ma non si esclude un ulteriore ritocco al 4 per cento (il livello richiesto da alcune associazione, come la Lav, in Italia). Quanto costerà allo stato spagnolo questo taglio di una spesa così ingiustificata? Circa 53 milioni di euro, soldi che saranno recuperati da un inasprimento della tassazione ambientale a sfavore di chi inquina. Ma in generale sono tutte le spese per cani e gatti che nel nostro paese subiscono una tassazione esagerata, venendo considerate come acquisti di generi di lusso. Come le pellicce.
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MEDICINE E CIBO PER CANI E GATTI
Il cibo come i farmaci. Le cure dal veterinario come un semplice collare. Tutto ciò che riguarda gli animali domestici e la loro cura in Italia viene considerato come un bene di lusso. Come se fosse un’auto di alta cilindrata o un orologio d’oro. E per questo tassato ai massimi livelli, a partire dall’Iva al 22 per cento.
IVA SPESE VETERINARIE
Questo scenario rende l’idea della distanza che separa la politica dalle famiglie. Ma come si fa a tassare come beni lusso prodotti che riguardano 60 milioni di animali che vivono nelle case degli italiani? In teoria uno per ciascuna abitazione. Non esiste nulla di più popolare che la cura e la compagnia di un cane e di un gatto in casa, e le famiglie che hanno questa abitudine devono sottoporsi a una doppia speculazione. Da un lato, infatti, ci pensa lo Stato a considerare una crocchetta per i cani come una bottiglia di champagne; e dall’altro le aziende che producono cibo e medicinali ne approfittano per tenere i prezzi sempre alti e gonfiarli. Il combinato disposto di questa doppia follia fa sì che una famiglia coraggiosa, capace di adottare un cane o un gatto, debba fare i conti con una spesa mensile di almeno 50 euro. Per il momento gli unici a muoversi sono stati i rappresentanti di alcune associazioni come la Lav (Lega anti vivisezione) che sta raccogliendo le firme per rimediare all’equazione animali in casa=ricchi da tartassare. Ma poi bisognerà che si muova il governo, anche per mettere un freno alle spese per curare gli animali domestici.
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COSTI ELEVATI CIBO E MEDICINALI PER GLI ANIMALI DOMESTICI
Con la complicità di qualche veterinario spregiudicato, infatti, le quattro case farmaceutiche che si spartiscono questo mercato da circa 600 milioni di euro all’anno, alzano in modo ingiustificato le tariffe rispetto agli stessi medicinali per gli esseri umani. Uno spreco incomprensibile che fa leva sulla estrema devozione con la quale gli italiani seguono i loro compagni domestici: l’80 per cento di loro si prende cura di cani e gatti assicurando le periodiche visite di controllo e le terapie necessarie in caso di malattie. Pagate a prezzi carissimi. Per esempio, un semplice diuretico, il Diuren, per animali nella confezione di 30 compresse da 20 milligrammi costa ben 7,50 euro; lo stesso prodotto, con gli stessi principi attivi, per esseri umani, il Lasix, costa appena 1,72 euro. E ancora: per curare un cane che ha ingerito veleno per topi si spendono 80 euro mentre l’omologo farmaco per uso umano non costa più di 20 euro. E se per un comune antidolorifico noi spendiamo 3 euro, per cani e gatti, per lo stesso prodotto, bisogna scucire 9 euro. Il triplo.
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