Microplastiche: cosa sono e quali danni provocano

Circolano non solo nell'acqua, ma anche nell'aria e nel cibo. E possono fare molti danni, dall'intestino al sistema immunitario

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MICROPLASTICHE

Cosa sono le microplastiche, e quali danni provocano, è purtroppo un argomento di grande attualità. Queste minuscole particelle di plastica, a discapito delle loro dimensioni, costituiscono un concreto rischio per la salute dell’uomo e dell’ambiente. E sono pericolosamente in aumento. Fortunatamente, l’Unione Europea sta cercando di limitarne l’aggiunta ai comuni prodotti in commercio. Ma la strada è ancora lunga.

COSA SONO LE MICROPLASTICHE

Le microplastiche sono frammenti di plastica di piccole dimensioni, con diametro compreso tra i 330 micrometri e i 5 millimetri. Sono particolarmente pericolose e nocive perché non possono essere filtrate dagli impianti di depurazione delle acque e hanno libero accesso ai mari, dove vengono scambiate per cibo da diverse specie di pesci. E quando non sono causa di morte immediata, finiscono nel nostro piatto. Le microplastiche possono produrre gravi danni ambientali e innanzitutto alla salute dell’uomo. Sono fonte di inquinamento, ma accumulandosi nei reni, nell’intestino e nel fegato possono gravemente danneggiare questi organi vitali.

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TIPI DI MICROPLASTICHE

Non sono tutte uguali. Si differenziano sia per la loro origine che per le loro dimensioni. Tra le categorie principali vi sono le microplastiche primarie, quelle secondarie e la nanoplastiche.

  • Si parla di microplastiche primarie per intendere quelle prodotte appositamente dall’industria. Vengono infatti inserite in specifici prodotti per la pulizia grazie alle loro proprietà abrasive. Rappresentano il 15/30% del totale delle microplastiche presenti nell’oceano. Preoccupanti sono i dati diffusi a riguardo dalla European Chemical Agency, secondo i quali ogni anno vengono prodotte 145 mila tonnellate di microplastiche primarie. Di queste, 42 mila vengono disperse nell’ambiente.
  • Sono microplastiche secondarie la maggior parte delle rimanenti, ovvero il 68/81% di quelle sparse negli oceani. Provengono dalla degradazione dei rifiuti plastici di grandi dimensioni. Come le buste comunemente usate per la spesa. O le reti da pesca.
  • Sono definite nanoplastiche, infine, le microplastiche più piccole in assoluto, quelle che non sono visibili dall’occhio umano in quanto misurano tra 0,1μm e 0,001μm.

Tra le più comuni microplastiche sono comprese il polietilene tereftalato (PET), il polietilene ad alta densità (HDPE), il polipropilene (PP) e il polistirene.

Microplastiche cosa sono e quali danni provocano

DOVE SI TROVANO

Appurato che cosa sono le microplastiche e perché sono pericolose, dove si trovano? Contrariamente a quanto letto nel paragrafo precedente, non sono solo nei mari. Ovunque venga scaricata scorrettamente della plastica si possono formare questi frammenti, che derivano dal suo deterioramento. Anche il lavaggio di capi sintetici produce microplastiche, circa il 35%, e l’abrasione dei pneumatici durante la guida, circa il 28%. Senza contare quelle fabbricate dall’industria cosmetica, che rappresentano circa il 15-31% del totale presente negli oceani.

COSMETICI

Solo per i prodotti di bellezza, nel 2013, sono state utilizzate quasi cinquemila tonnellate di questi piccoli frammenti di plastica. Basti pensare che in certi cosmetici come scrub, bagnoschiuma, dentifrici e creme lenitive, le microplastiche rappresentano dall’1 al 90 % del peso del prodotto stesso. E la quasi totalità dei residui finiscono in mare e di conseguenza nei pesci, anche in quelli di cui ci alimentiamo. In questo articolo sulle microplastiche nei cosmetici, tutti gli approfondimenti.

ARIA

Soprattutto in acqua, dicevamo, ma non solo. Le microplastiche si trovano anche nell’aria, da dove poi finiscono in acqua tramite il vento, e addirittura negli insetti nati in acque contaminate che, mangiati da animali di cui ci nutriamo, le trasportano fino a noi. Nell’ambito di uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Chemical Letters, i ricercatori hanno individuato diversi tipi di polimeri e gomma nell’acqua delle nuvole che circondano il Monte Fuji. Sempre secondo lo stesso studio, sono stati ritrovati frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 5 mm anche in alcune parti del corpo umano, come il sangue e perfino la placenta nelle donne incinte. Come fanno le microplastiche a contaminare l’aria? Spesso è lo stesso oceano a disperdere con i suoi spruzzi quelle più leggere.

CIBO

Per non parlare dei pesci che portiamo in tavola, molti dei quali si nutrono di quelle disperse in mari ed oceani. Che non sono poche. Oltre che nei prodotti ittici, è stato dimostrato da diversi studi condotti in merito, le microplastiche nel cibo sono presenti anche nel comune sale da cucina e nell’acqua del rubinetto. Oltre che in quella imbottigliata.

ACQUA

Una recente ricerca condotta dai ricercatori delle università Columbia e Rutgers – pubblicata nei Proceedings of the National Academy of Sciences – ha provato che in un litro di acqua in bottiglia (di tre comuni marche in vendita negli Stati Uniti) sarebbe presente quasi un quarto di milione di pezzi di microplastiche e nanoplastiche. Secondo una stima del Parlamento europeo, entro il 2050 gli oceani potrebbero contenere, in termini di peso, più plastica che pesci.

Da un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, Unep, si evince che ogni chilometro quadrato di oceano include una media microplastiche di 63.320. E il nostro Mediterraneo è uno dei più inquinati. Il motivo per cui sono così diffuse in acqua dipende, fra le altre cose, dalle loro caratteristiche fisiche e chimiche, oltre che dalle dimensioni ridotte, che ne facilitano la dispersione nell’ecosistema marino, impedendo un efficace filtraggio.

Microplastiche cosa sono e quali danni provocano

COME SI FORMANO LE MICROPLASTICHE

Le microplastiche derivano dalla frammentazione di pezzi di plastica non riciclabile, dovuta a diversi fattori. In acqua, per esempio, onde, microbi, raggi ultravioletti, vento concorrono tutti alla loro formazione. E al di fuori, è il deterioramento stesso della plastica a crearle, così come l’abrasione dei pneumatici delle auto, il lavaggio dei capi sintetici e le microplastiche fabbricate dalle industrie, soprattutto dell’ambito cosmetico. Frammenti che, come abbiamo visto qualche paragrafo sopra, nascono appositamente piccoli per assolvere a specifiche funzioni.

DANNI PER L’UOMO

Secondo lo studio “Discovery and quantification of plastic particle pollution in human blood” effettuato su un campione di 22 persone, il 77% di queste avrebbe delle microplastiche circolanti nel sangue. I danni delle microplastiche per l’uomo dipendono da tre fattori: composizione chimica, dimensioni e quantità ingerita. Il sito della Fondazione Veronesi riporta che, secondo uno studio del 2021, in media ingeriamo da 0,1 a 5 grammi di microplastica ogni settimana. Con tutte le conseguenze del caso. Gli effetti maggiori riguardano alcune specifiche parti dell’organismo. In particolare, le microplastiche possono causare:

  • Irritazione e infiammazione intestinale
  • Problemi di metabolismo
  • Stress ossidativo
  • Danni al sistema immunitario

Le microparticelle di plastica possono anche accumularsi in diversi organi compromettendone il funzionamento. Gli additivi chimici in esse presenti possono danneggiare il sistema ormonale. E, di conseguenza, anche la salute riproduttiva.

DANNI PER L’AMBIENTE

La pericolosità delle microplastiche sotto il punto di vista dei danni all’ambiente risiede nella loro non biodegradabilità. Una volta disperse, si accumulano e vi rimangono. E, oltre che le acque, come abbiamo visto inquinano anche l’aria in quanto possono spostarsi semplicemente trascinate dal vento.

Microplastiche cosa sono e quali danni provocano

COSA DICE LA LEGGE SULLE MICROPLASTICHE

Da qualche anno si cerca di limitarne la diffusione. Uno degli ultimi passi in avanti è stata l’adozione, da parte della Commissione europea, di misure che ne limitano l’aggiunta “intenzionale” a determinati prodotti. Si tratta di cosmetici, ammorbidenti, glitter, fertilizzanti, giocattoli, medicinali, dispositivi medici, prodotti usati sulle superfici sportive artificiali. Le restrizioni previste dal Regolamento (UE) 2023/2055 sono entrate in vigore a partire dal 17 ottobre 2023. Ma già nel 2018 gli eurodeputati avevano approvato alcune misure volte ad aumentare i tassi di riciclaggio dei rifiuti di plastica nell’Unione Europea.

COME DIFENDERSI DALLE MICROPLASTICHE

Il primo strumento di difesa dalle microplastiche è la riduzione dell’uso della plastica. Ovunque, a partire dai consumi domestici e dalle famigerate bottiglie di acqua minerale delle quali siamo grandi consumatori. Altri piccoli modi per ridurre i rischi legati alle microplastiche sono:

  • Cercare di scegliere la spesa sfusa per avere meno contenitori di plastica che poi vengono smaltiti male e inquinano
  • Usare in cucina contenitori in vetro o in ceramica e non di plastica
  • Sostituire, per usi esterni, le bottiglie di plastica con le borracce ecologiche
  • Scegliere prodotti cosmetici e per l’igiene personale dalle cui etichette risulti una bassa percentuale di microplastiche
  • Diminuire capi e tessuti di origine sintetica
  • Eliminare articoli di plastica usa-e-getta
  • Anche per i giocattoli dei bambini ridurre al minimo i prodotti con la plastica

FONTI:

  • REGOLAMENTO (UE) 2023/2055 DELLA COMMISSIONE del 25 settembre 2023
  • Studio Discovery and quantification of plastic particle pollution in human blood
  • https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/tools-della-salute/glossario/inquinamento-da-plastiche-e-microplastiche#section-3
  • https://www.unep.org/resources/turning-off-tap-end-plastic-pollution-create-circular-economy

COME RIDURRE L’USO DELLA PLASTICA:

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