Il miglior insegnante al mondo?Africano, francescano e determinato. Ecco chi è Peter Tabichi

Vive e lavora nella "terra polverosa". Preferisce fare più che parlare e insegna, oltre alla matematica e alla fisica, il rispetto per la natura. Tra i cinquanta finalisti del premio della fondazione Varkey c'è anche un'italiano, Giuseppe Paschetto. "Perché l'importante - dicono - "è avere studenti felici"

miglior insegnante al mondo

Peter Tabichi, ha 36 anni, e nella vita non ha mai viaggiato. Fino a qualche giorno fa, in cui ha preso l’aereo per raggiungere la lussuosa città dei grattacieli, Dubai.
Dall’Africa, dove è nato, agli Emirati Arabi, per ritirare un premio prestigioso: il Global Teacher Prize 2019, riconoscimento che premia il miglior insegnante al mondo.  

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MIGLIOR INSEGNANTE AL MONDO

Da una settimana, infatti,  Peter è considerato il più bravo insegnante al mondo, e non è difficile comprendere le ragioni della giuria. Basta ascoltare un momento le dichiarazioni di questo  professore keniano non ancora quarantenne per avere ben chiari i motivi della sua premiazione.
Insegnante di matematica e fisica a Nakuru, nel cuore della Rift Valley,  regione spesso colpita da siccità e carestia, tant’è vero che in lingua masai significa ‘terra polverosa’. Una terra aspra e ostile dove uno studente su tre viene da una famiglia povera, è orfano, spesso malnutrito.

Alla Keriko Secondary School, poi,  un gran numero tra studenti e studentesse portano con sé esperienze terribili, un bagaglio di tossicodipendenza, gravidanze precoci, abbandono scolastico o tentativi di suicidio.

Non stupisce che per Peter insegnare sia prima di tutto un modo per dedicarsi agli altri. Una missione, prima che un lavoro.Il suo motto, sicuramente, è fare più che parlare, perciò ha deciso di arricchire la sua vita e quella dei suoi studenti dedicandosi con una dedizione assoluta a tanti progetti formativi diversi. Ufficialmente è un professore, umanamente è un frate francescano e un grande educatore: fà delle difficoltà uno stimolo per non arrendersi, dialoga con gli studenti e insegna loro, come prima cosa, a parlarsi, a comunicare.

In una terra difficile come il Kenya, martoriata da conflitti etnici e sanguinose faide, non è facile.
E allora padre Tabichi si rimbocca le maniche e organizza attività sportive, progetti di elettrostatica per imparare ad ottenere energia dai vegetali, lezioni per apprendere l’amore per la natura e per l’ambiente o per coltivare con il minimo spreco di acqua. Tutto questo senza l’utilizzo massiccio delle tecnologie odierne di sostegno all’apprendimento.
Nella scuola di Peter, infatti, si lavora con un solo computer per 8 classi diverse, scarsa connettività internet e, come se non bastasse, frequenti interruzioni di corrente.

miglior insegnante al mondo
Padre Tabichi alla cerimonia di consegna del premio (agenzia Dire per i credits)

GLOBAL TEACHER PRIZE 2019

La giuria del premio, fondato da un filantropo miliardario indiano, Sunny Varkey, non poteva che scegliere il professore keniano, per la creatività e la dedizione con cui affronta il suo lavoro ogni giorno. Osservando i risultati che ottiene e il valore aggiunto che porta ai ragazzi e all’istituto si capisce bene cosa si intende con l’abusata espressione ‘mestiere vocazionale’.

Chiamati a valutare sia la didattica che il contesto in cui il docente si muove, sicuramente la Varkey Foundation ed il suo presidente non avrebbero potuto scegliere un professore migliore tra i circa 40 mila candidati scrutinati. Tra loro, anche un italiano, Giuseppe Paschetto, docente di matematica presso la scuola secondaria di primo grado di Garbaccio di Mosso, in provincia di Biella.

Anche lui si è distinto per la particolare dedizione con la quale si approccia al mestiere del formatore: alcuni dei risultati del suo impegno sono le fontanelle alimentate a energia solare, un percorso ecologico con cartelli educativi e una “biblioteca del parco”.

Proprio come Peter Tabichi, il professor Paschetto si è dedicato come prima cosa all’integrazione culturale, insegnando in una scuola con tanti bambine e bambine di altre provenienze, e lo ha fatto non con lo sport, come invece ha deciso di fare il suo collega keniano, bensì con l’astronomia.
Col progetto “Collina delle Stelle” organizza delle serate di osservazione astronomica per i suoi alunni, in cui si imparano i nomi delle stelle e delle costellazioni sia in arabo che in italiano, per favorire l’abbattimento delle barriere linguistiche.

Come ha affermato l’attore Hugh Jackman consegnando a Peter il premio nel corso della cerimonia, “I veri supereroi sono gli insegnanti che cambiano il mondo”. E noi concordiamo.

(Immagine in evidenza tratta da illibraio.it)

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