Tagliare l’erba, ripulire il parco dai rifiuti della movida, sistemare e addirittura ridipingere le panchine. Si chiama cittadinanza attiva, partecipazione alla vita di tutti e tutte, ciò che spesso dimentichiamo, lasciando i nostri ambienti alla noncuranza e all’abbandono. Cosa che non ha fatto Baber, passaporto pakistano, in Italia senza documenti, che a ha impegnato il suo tempo a tenere in ordine la zona verde di via Conca, a due passi dalla Darsena e dai Navigli.
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MIGRANTE CHE PULISCE IL PARCO DEI NAVIGLI
Il quartiere si era subito accorto della presenza discreta, utile ed efficiente di quel ragazzo che, senza chiedere nulla in cambio, aiutava a tenere pulita la zona da foglie e rifiuti, agibile il parco e funzionali le panchine: grazie ai social, come spesso accade nelle esperienze più riuscite di “social street”, in un tam-tam immediato sono riusciti ad organizzare una colletta per far sì che ricevesse il necessario per vivere. Ma non solo, gli hanno donato abiti, secchi e sacchi per l’immondizia e tutto l’occorrente per la pulizia quotidiana, impedendogli di finire in strada ad elemosinare o in fila alla mensa per poveri della vicina Piazza Tricolore.
Ma lo slancio di solidarietà metropolitana, spontanea e auto-organizzata, è andato ben oltre le più rosee aspettative: merito di Francesca Ferrari, ex pubblicitaria ora educatrice di cani, che grazie al suo lavoro si era trovata più volte a incontrare Baber nei pressi del parco, stringendo amicizia con quel ragazzo un po’ timido, che parla un inglese basic e preferisce esprimersi coi fatti. Presto Francesca inizia a raccontare la storia di Baber nel gruppo Facebook del quartiere, incontrando la massima disponibilità e la coesione di tutte e tutti per fare qualcosa di concreto per aiutarlo: la vicenda arriva alle orecchie del capogruppo PD del municipio Lorenzo Pacini, e alla giornalista di Repubblica Zita Dazzi, che ne fa oggetto di un articolo destinato a diventare virale.
Intorno a Baber si crea così molta attenzione, e la richiesta di permesso di soggiorno, seppellita nelle carte e nelle lungaggini burocratiche viene finalmente sbloccata grazie al suo impegno per la comunità. In un solo mese lo status di Baber cambia: da quello, descritto con una parola orribile, di clandestino irregolare a migrante con regolare permesso di soggiorno temporaneo.
Il quartiere tutto si stringe nella condivisione della felicità di Baber, che, come prima cosa, ha cercato Francesca in area cani del parco, sorridente, per raccontarle che grazie all’intervento degli abitanti e delle abitanti del municipio I di Milano la sua vicenda burocratica si era sbrogliata e conclusa positivamente, tirando fuori dallo zainetto l’articolo di Repubblica e il suo permesso di soggiorno nuovo di zecca.
Oggi Baber non rinuncia a pulire il parco, e la social street Marco d’Oggiono lo ringrazia per aver insegnato loro l’umiltà e la buona volontà, ricambiando come possibile.
Una storia a lieto fine, che meriterebbe di essere portata come esempio. Soprattutto in un paese in cui i Baber seppelliti dalle carte e dalla burocrazia sono tantissimi, e spesso non hanno la solidarietà e l’aiuto di tutte e tutti.
(Immagini tratte da Repubblica.it /Photocredits Repubblica.it)
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