In principio erano le nutrici,dal latino nutrire. Donne che avevano appena avuto un bebè e che accettavano, solitamente dietro compenso, di allattare neonati e neonate altrui approfittando dell’abbondanza della produzione del loro latte. Appannaggio delle classi agiate e benestanti, era abitudine nelle famiglie più ricche affidare il neonato ad un’altra puerpera, scelta spesso tra il personale di servizio, tra i propri lavoranti o contadini oppure tra i loro familiari, affinché provvedesse all’allattamento dei figli. La funzione della balia era vitale, e tante erano anche le implicazioni affettive, comprensibilmente.
MILK SHARING
I racconti popolari e le tradizioni orali dei nostri borghi raccontano però anche un’altra storia, una storia di solidarietà e condivisione contadina, paesana, operaia e ben più umile, in cui tutte le neo-mamme si stringevano intorno a una puerpera che non poteva allattare per donare a lei e al piccolo il latte di cui aveva bisogno. Una forma arcaica del fenomeno del milk sharing, che ha chiaramente assunto contorni moderni, pubblici o addirittura tecnologici.
Oggi Le moderne balie hanno cambiato veste, e la condivisione del latte materno è diventata sempre di più una pratica pubblica più che una questione privata. Senza entrare nell’annosa e controversa questione riguardo l’allattamento al seno, indiscutibilmente molti ospedali, presidi sanitari e associazioni hanno deciso di puntare sulle cosiddette banche del latte riconoscendo al latte materno importanti qualità e caratteristiche che possono aiutare bambini nati prematuri o figli di mamme senza latte. Nel nostro paese i numeri del milk sharing sono importanti: sono censite 32 banche pubbliche in altrettanti ospedali che arrivano a stento a soddisfare le necessità dei circa 6mila bambini prematuri che nascono ogni anno.
Sia la donazione che la somministrazione da noi avvengono senza scambio di denaro, e addirittura l’ospedale pediatrico romano Bambin Gesù ha deciso di conferire un riconoscimento speciale e simbolico alle proprie mamme donatrici.
PER APPROFONDIRE: Allattare fa bene, alla mamma e al neonato. Protegge da malattie infettive e obesità. E non solo
CONDIVISIONE LATTE MATERNO
E tante altre sono le iniziative di sostegno al milk-sharing, addirittura incentivato anche da proposte di legge o delibere comunali o regionali, nonché dall’incessante lavoro di tutte le associazioni noprofit, dei volontari e delle volontarie che si impegnano per la promozione della condivisione del latte materno, che possa essere agevole, confortevole e sempre più facile e comoda per le neomamme, sia per quelle che lo ricevono sia per quelle che lo donano. Sicura, soprattutto, per tutelare la salute dei neonati proteggendoli dalle malattie che si trasmettono attraverso la poppata. Così’ come il latte materno si configura come il miglior alimento per rinforzare il sistema immunitario e schermare i bebè nei primi mesi di vita, così può diventare il veicolo più potente di trasmissione di ogni battere, processo infettivo, sostanza dannosa o virus in circolo nel latte della madre donatrice.
Come accade a Milano, dove un’iniziativa sperimentale dal nome “Human Milk Link”, è pensata per le mamme che vogliono donare il latte e che possono farlo chiamando un numero verde. Le donne donatrici devono sottoporsi prima a degli esami del sangue per scongiurare la presenza di Hiv ed epatite B o C. Solo dopo è possibile donare.
PERICOLI MILK SHARING
La dimensione pubblica e quasi istituzionale del fenomeno, in Italia ha sicuramente evitato il proliferare del sottobosco oscuro e pericoloso del web. Tra le maglie di internet, infatti, le neomamme acquistano “l’oro bianco” senza controllo e senza alcuna restrizione. Esponendo i propri bambini a rischi di contrarre malattie anche molto gravi o pericoli di ogni sorta pur di beneficiare degli indubbi vantaggi dell’allattamento al seno. Le incoscienti mammine non sono poche, tanto è vero che i volumi di affari sono consistenti, raggiungendo cifre inimmaginabili: un litro di latte materno si può pagare anche 100 euro al litro. Fenomeno prettamente anglosassone che gira intorno a siti specializzati e forum appositi di compravendita del latte materno, nemmeno due studi pubblicati sulle riviste Bmj e Pediatrics riescono a dissuadere anche le più determinate fra le donne che vogliono nutrire i propri figli con latte umano a tutti i costi: secondo questi studi, un campione su dieci fra quelli smerciati e consegnati per posta in borse di ghiaccio contengono tracce di latte bovino, che può causare allergia, o latte formulato chimicamente. In alcune bottigliette il latte di mucca arriva al 50 per cento del contenuto totale. Ma ancora, il 72 per cento delle bottigliette contiene batteri, in 3 casi su 100 perfino salmonella.
L’acquisto su Internet è dunque decisamente sconsigliato: è una roulette russa che può mettere in pericolo la vita del piccolo. Il consiglio è quello di rivolgersi sempre agli ospedali o ai centri accreditati e sicuri.
STORIE DI MAMME E MATERNITÀ:
- I Lavabili del Tigullio, tre mamme che promuovono la cultura del riuso (foto)
- Cargo bike, le biciclette per le mamme che si vogliono muovere in città con i bambini
- “Amici dell’allattamento”, negozi e app per aiutare le mamme di Ravenna
- “Little Ones”, il libro fotografico che aiuta le mamme e i bambini in difficoltà (Foto)
- Cacciata dall’università perché si è permessa di allattare il bambino. Fare la mamma è diventato osceno?
Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
- Iscriviti alla nostra Newsletter cliccando qui;
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite;
- Seguici su Facebook, Instagram e Pinterest.