MOHAMED GUIDA TURISTICA A MILANO
Mohamed Hamadi è un anziano signore siriano che, dopo diverse attività, da due anni accompagna i turisti a visitare i più importanti monumenti di Milano, come la Chiesa di San Maurizio.
Classe 1948, capelli bianchi e posa distinta, è fuggito dalla sua città natale, Homs, quando era poco più che ventenne, dopo essere stato incarcerato e torturato da parte del regime di Hafez al-Assad. La sua colpa? Chiedeva libertà e democrazia.
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Mohamed parla quattro lingue e vive ormai da trent’anni in Italia. Qui ha sposato una milanese doc e due anni fa è entrato a far parte del Touring Club Italia. Questi 2.000 volontari, di cui 800 per l’unica città di Milano, offrono ospitalità in molti siti che rimarrebbero altrimenti chiusi al pubblico. “Per me è anche l’occasione per essere sempre di più dentro la cultura di questo Paese, che tanto mi ha dato e nel quale ho vissuto più che in Siria”, racconta.
GUIDA TURISTICA SIRIANA A MILANO
Con un nome come il suo, scritto sul cartellino appeso alla giacca, è facile che il turista rimanga un pò perplesso. È inconfondibile: Mohamed, in arabo, è il nome del profeta Maometto. “Quelli che restano più colpiti sono i turisti che arrivano dai Paesi arabi: tutto si possono aspettare, tranne che vedere un musulmano con il nome del profeta spiegare i dipinti in una chiesa“, spiega Hamadi.
Ma per lui, si tratta di “cultura” e non di religione. “Il Corano, la Bibbia, la Torah…fanno parte della stessa catena“, dice. Ci ricorda che Adamo ed Eva, Noè, Mosè o Abrahamo sono inclusi nei tre libri sacri, anche se non è sempre allo stesso modo.
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L’affresco che più ama è quello dedicato all’Arca di Noé, realizzato da Aurelio Luini nel 1556, sul fondo dell’unica navata della Chiesa di San Maurizio. “Di Noé e della sua Arca ne parla anche il Corano, ma la gente non lo sa”. Mohamed vede nei suoi scambi con i visitatori un modo per “aprire la mente delle persone“.
Il suo impegno civile in Italia è cominciato già qualche anno fa. È stato consigliere comunale a Sesto San Giovanni e ha fatto volontariato, nel 2013, accogliendo i profughi siriani in arrivo alla Stazione Centrale di Milano. Ma i musei e le chiese, ci confida, sono il posto perfetto per lui. Ora può coltivare la sua passione per l’arte e dimostrare che il dialogo religioso è possibile.
(L’immagine di copertina è tratta dal sito de “Il redattore sociale”)
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