Il monopattino inquina più dell’auto

Non sostituisce l’auto, ma la bici e la più salutare camminata. Inquina e danneggia il clima. Nuove regole a Roma: meno mezzi e velocità limitata

monopattino

Il monopattino non è sostenibile. Peggio: può essere divertente quanto vi pare, ma è il simbolo di una sostenibilità truccata. Sotto tutti i punti di vista. E lo stanno iniziando a capire anche tanti sindaci e amministratori comunali che in Italia, come a Parigi, hanno deciso di vietare o comunque di limitare al massimo l’uso dei monopattini. Per quanto la moda e gli affari dettino legge, e hanno fatto diventare il monopattino l’ultimo mezzo della nuova mobilità green, la verità è tutt’altra, come dimostrano i numeri e alcune ricerche scientifiche che nessuno potrà mai smentire. Il primo motivo che smonta la funzione salvifica del monopattino riguarda il suo uso. Gli utenti lo affittano per l’ultimo miglio: in Italia il noleggio medio ha una durata di 12 minuti e una percorrenza di 2,3 chilometri (ma nelle grandi città si scende a 1,4 chilometri medi). Ciò significa che il monopattino non sostituisce l’automobile, come ci vorrebbe fare credere la martellante campagna di marketing delle società che si spartiscono la torta dei noleggi, ma piuttosto la bici, il mezzo pubblico. E, peggio ancora, la classica e salutare camminata. Il vero simbolo della mobilità sostenibile.

Non riduce il traffico e l’inquinamento

Il monopattino, dunque, non riduce il traffico, ma semmai crea qualche problema di circolazione. Uno studio realizzato a Tel Aviv, dove il sindaco Ron Huldai ha puntato molto sui monopattini, ha dimostrato proprio questo: chi lo usa, avrebbe scelto la bici, un autobus, oppure di andare a piedi. Non l’auto. Quanto all’inquinamento, il monopattino è una bomba ecologica. Una ricerca dell’Università della Carolina del Nord ha dimostrato che un monopattino produce, nel suo ciclo vitale, 202 grammi di C02. Molti più di una bici elettrica (40 grammi), di una bici tradizionale (8 grammi) e di un motorino elettrico (119 grammi). E molto più persino di un autobus a diesel con un numero elevato di passeggeri (82 grammi). Un altro studio in materia, questa volta realizzato a Parigi, ha calcolato che in un solo anno i monopattini condivisi hanno aggiunto 13 mila tonnellate di gas serra all’impronta ecologica della capitale francese. Altro che ridurre, il monopattino aumenta e genera inquinamento. E secondo uno studio condotto da Daniel Reck e Kay Axausen del Politecnico di Zurigo, un monopattino in sharing genera, per ogni chilometro percorso, 51 grammi di CO2 in più rispetto al mezzo che va a sostituire. “La conclusione è che i monopattini attualmente stanno danneggiando il clima” afferma perentorio Reck. E come dargli torto? Nel fattore inquinante del monopattino bisogna aggiungere anche il cattivo uso che ne fanno gli utenti nelle città e l’assoluta mancanza di controlli da parte delle società che gestiscono il servizio. Domina ancora l’anarchia. Così ci ritroviamo con i monopattini abbandonati sui marciapiedi e nei giardini, o gettati in mezzo alla strada a rendere ancora più caotico il quadro del disordine urbano. Molto peggio di ciò che avviene con le biciclette e il car sharing.

Quanto è pericoloso?

Il monopattino è un mezzo che non ha nulla a che vedere con la “mobilità gentile”. Di fatto è pericoloso. Lo dicono le statistiche. Soltanto nel 2021, secondo i dati dell’Istat, gli incidenti sono passati da 564 a 2.101 e i feriti da 518 a 1.980. Quadruplicati. I morti sono stati dieci, uno dei quali era un pedone (127 sono stati i pedoni investiti). Il Far West domina nell’uso (in)urbano del monopattino. E nonostante leggi nazionali e regolamenti comunali contraddittori ed a macchia di leopardo, i monopattini scorrazzano dappertutto a velocità spesso fuori controllo. In strada, sui marciapiedi, lungo le piste ciclabili. E ovunque possono fare danni, anche perché sono mezzi molto silenziosi. L’unico cambiamento reale, per tentare di ridurre i danni dei monopattini, in termini di rischi per tutti, è stato quello di introdurre norme per disciplinare la loro omologazione. I nuovi mezzi devono essere dotati di indicatori di direzione, luci di posizione, catarifrangenti, segnalatori acustici che emettano suoni udibili fino a 30 metri, freni che agiscano su entrambe le ruote. Basteranno queste regole a rendere più sicuri i monopattini? Difficile, molto difficile. Per il momento non passa giorno senza leggere di qualche grave incidente relativo a guidatori in monopattino. Gli incidenti da monopattino sono in fortissimo aumento. E nel 30 per cento dei casi avvengono quando si sale sul monopattino per la prima volta. Polsi, mani, spalla, ginocchio: sono queste le parti del corpo più colpite. Per evitare incidenti da monopattino servono alcune precauzioni nella guida.

È caro

Con la sua ammiccante presentazione di mezzo di spostamento facile ed economico, il monopattino si presenta come un buon affare per gli utenti-consumatori. Non è vero. Una corsa in monopattino costa, in media, dai 3 ai 6 euro. E la tariffa base va dai 25 ai 50 centesimi al minuto. Se tenete presente il percorso medio, poco più di 2 chilometri (1,4 chilometri in città come Milano) la conclusione è ancora una volta dettata dalla legge dei numeri: il monopattino non costa molto meno di un taxi. Dove sta la convenienza?

Chi ci guadagna?

Gli unici che davvero guadagnano con i monopattini insostenibili sono le grandi società che gestiscono il servizio. Tutte con valori stratosferici, raggiunti nell’arco di pochi anni. E senza particolari investimenti. I noleggi nel 2021 sono stati 18 milioni, con tre città che guidano la classifica: Milano, Roma e Torino. A Milano siamo arrivati a oltre 7 mila noleggi al giorno, spartiti tra sei società del settore: Bird, Dot, Voi, Wind, Helbiz Italia, Lime. Sono loro che comandano e hanno deciso di promuovere il monopattino a simbolo truccato della nuova mobilità.

Le restrizioni a Roma

Finalmente alcune restrizioni iniziano ad arrivare anche a Roma, una città dove le sette società che gestiscono questo servizio di sharing hanno creato il caos. Nelle strade e sui marciapiedi. Le nuove regole prevedono che le società  in attività saranno soltanto tre, i mezzi non più di 9.000 rispetto ai 14.500 attuali, dei quali 3.000 nel Centro storico. E ancora: obbligo della targa metallica con Qr Code, limite di velocità a 20 chilometri all’ora che diventano 6 chilometri all’ora nelle zone pedonali, e obbligo della maggiore età per ottenere l’affitto del mezzo. Infine, le aree di sosta saranno indicate, specie in prossimità di fermate della metro e degli autobus. Con multe salate per chi non rispetta le nuove regole.

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